Lamezia Terme - Una narrazione inedita e originale, che dalla storia di una terra si sposta verso le sue storie, mille volti incontrati e ascoltati senza schermo e senza pregiudizio, e con altrettanta sincerità raccontati: è così che Diego Bianchi, giornalista e storico conduttore di “Propaganda Live”, parla della Calabria, in un’intervista senza filtro condotta dalla giornalista de “Le Iene” Roberta Rei.
A partire dal terribile e recentissimo fatto di cronaca del bracciante indiano, abbandonato dal suo capo di fronte casa con un arto mozzato da un macchinario, senza aver ricevuto soccorsi, e successivamente deceduto in ospedale, Bianchi pone l’interrogativo provocatorio dell’utilità reale del giornalismo, che “racconta e continua a raccontare fatti che poi vengono dimenticati” – il tema dell’intervista è appunto la memoria – “e quei fatti ovviamente si ripetono”: come gli sbarchi di migranti, come le morti sul lavoro. Il dialogo si snoda inevitabilmente sulle responsabilità della politica e sulle sue ipocrisie, ma, a proposito di ipocrisie, è spontaneo per Bianchi il riferimento alle discrete percentuali elettorali ottenute dalla Lega in Calabria. “Della serie che parliamo di memoria, ma qua pare che non si ricorda niente nessuno”, sorride il giornalista, senza risparmiare lazzi all’onorevole Furgiuele “nessun nesso, ma ho saputo che è di qui”. Nel consueto stile brillante e irriverente che, come riportato, avrebbe conquistato perfino l’onorevole Larussa, suo insospettabile fan, il quale “Vorrebbe esistesse un programma come Propaganda, però di destra”. Nel frattempo l’intervista si trasforma in un viaggio, che ripercorre i molti viaggi effettuati in Calabria da Bianchi negli ultimi anni – “Si può dire che la maggior parte delle puntate le ho ideate qui”. Viaggi a caccia di storie “minori” – “quelle di cui nessuno parla, che nessuno racconta” – da Vibo Valentia a Simbario, da Spadola a San Luca, dove “la gente parlava solo a telecamere spente”; dai cadaveri spiaggiati di Cutro a quelli sommersi di Roccella Jonica, fino alla Riace di Mimmo Lucano, colpito per affondare un’idea, per “cancellare una narrazione diversa e perciò scomoda dell’immigrazione”. Un’immigrazione che Bianchi ama raccontare in tutto il mondo, perfino ai confini fra Stati Uniti e Messico, dove “il Governatore del Texas ha piazzato delle boe costellate di lame sul guado del fiume attraversato dai migranti, sotto gli occhi dei trafficanti locali”. Una narrazione che aiuta la memoria, e che secondo Rei, “è necessaria, ma non va utilizzata per fare folklore sul tema della criminalità come spesso accade in Italia”. Come evitarlo? “Aiuta farlo con il sorriso” spiega Bianchi, che difatti con il sorriso lascia la platea entusiasta della piazza, dandole appuntamento al prossimo viaggio.
Giulia De Sensi
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