Lamezia Terme - Nuova udienza del processo nato dopo la tragedia di San Pietro Lametino, che la sera del 4 ottobre 2018 provocò la morte di Stefania Signore e i suoi due bambini, Christian di 7 anni e Nicolò di soli 2 anni. Dope le udienze dei mesi scorsi, dedicate alle acquisizioni delle testimonianze dei primi investigatori e forze di soccorso intervenuti sul luogo della tragedia, oggi in aula è stata la volta dell'allora capo della Protezione civile e geologo, Carlo Tansi, che ha spiegato davanti a giudici e avvocati il suo lavoro subito dopo l'accaduto, soffermandosi - tra le varie cose - sul fatto che fosse stata stimata allerta arancione dal giorno prima - il tutto contenuto in una relazione acquisita agli atti - e che sono state effettuate varie indagini nei terreni circostanti alla tragedia, verificando la presenza di un metanodotto che - secondo il geologo ed ex capo della Protezione civile calabrese - avrebbe provocato un avvallamento che avrebbe causato un aumento dei flussi anomali di acqua, che potrebbe essere stata decisivi nel drammatico andamento degli eventi.
Sono cinque le persone a processo, dopo il rinvio a giudizio stabilito dal gip del tribunale di Lamezia a seguito delle indagini effettuate dalla procura cittadina guidata da Salvatore Curcio. Si tratta di Antonio Condello, 51 anni di Curinga (difeso dagli avvocati Maria Zaffina, Renzo Andricciola e Giuseppe Mastroianni); Floriano Siniscalco, 51 anni di Girifalco (difeso dall'avvocato Maurizio Siniscalco e Vincenzo Ioppoli); Francesco Paone, 61 anni di Lamezia (difeso dall'avvocato Francesco Iacopino); Giovanni Antonio Lento, 61 anni di Lamezia (difeso dall'avvocato Lucio Canzoniere) e Cesarino Pascuzzo, 63 anni di Lamezia Terme (difeso dall'avvocato Francesco Domenico Murone). Sono un imprenditore agricolo, un dirigente e tre dipendenti della Provincia di Catanzaro. Tutti i familiari delle vittime già nella fase preliminare del giudizio si sono costituite parti civile.
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