Brighter than the summer sun: Marlene Kuntz, Motorpsycho e Kula Shaker accendono l’estate del BeColor

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Camigliatello Silano - Esordio col botto per il secondo esperimento targato BeColor, evento nato dalla virtuosa partnership tra due dei più importanti festival calabresi: il Be Alternative e il Color Fest, di nuovo insieme, dopo lo strepitoso live dei Franz Ferdinand a Maida nel 2023, per regalare alla Calabria un’altra estate di grande musica dal respiro internazionale. Due realtà affini per direzione artistica e unità di intenti, che quest’anno hanno deciso di alzare ulteriormente l’asticella e raddoppiare con due appuntamenti assolutamente unici, dislocati tra Camigliatello Silano, sul Lago Cecita, ormai storica location del Be Alternative, e Maida, headquarter del Color. Uno in particolare: il Day I in compagnia di Marlene KuntzMotorpsycho e Kula Shaker, protagonisti di un cartellone monstre tra noise, psichedelia e chi più ne ha più ne metta. In apertura, il set intimo di Her Skin, cantautrice emiliana che ha avuto il difficile compito di introdurre, con estrema grazia, una giornata dai volumi decisamente elevati, provocando un cortocircuito non indifferente apprezzato comunque dal pubblico. La classica quiete prima della tempesta. 

Marlene Kuntz

Complimenti per la festa, come recitava uno dei grandi instant classic di “Catartica”, debut dei Marlene Kuntz uscito nell’annus mirabilis 1994, da annoverare tra le pietre miliari del rock alternativo made in Italy. Una festa tutt’altro che mesta, necessaria per celebrare degnamente i trent’anni dalla release di uno dei dischi fondamentali della storia della musica tricolore, dall’esordio al fulmicotone di una band capace di fondere con incredibile rabbia e irruenza, ma anche con gran classe, le istanze noise di matrice Sonic Youth e il cantautorato italiano, attraverso un linguaggio espressivo ora alto, altissimo, ora crudo e diretto, figlio della penna del leader Cristiano Godano.

Rabbia rimasta inalterata nel corso del tempo, come testimoniato dal febbrile set dei Marlene al BeColor, dove la band di Cuneo ha riproposto buona parte di quel must assoluto, seppur orfana di Luca Bergia, batterista e fondatore scomparso un anno fa, a cui i suoi compagni di lungo corso hanno dedicato l’intero tour. Si va da “Trasudamerica”, posta in apertura, a “Lieve”, passando per “1° 2° 3°”, “M.K.”, “Mala Mela” e, ovviamente, gli anthem “Sonica” e “Festa Mesta”, appunto: tutti brani fedeli all’imprinting experimental noise mutuato dalla gioventù sonica, soprattutto negli incastri dissonanti tra le chitarre di Riccardo Tesio e Godano, ma sempre aperti alla melodia. È il caso, in particolare, del capolavoro nel capolavoro: “Nuotando Nell’Aria”, perfetta sintesi della formula Marlene e di un songwriting unico nel suo genere. Probabilmente, i cinque minuti più rappresentativi della loro carriera, non a caso, cantati all’unisono dai presenti. Oltre a un buon 70% di “Catartica”, ripescati anche “Il Vile” (“L’Agguato” e “Ape Regina”) e “Ho Ucciso Paranoia” (“Infinità”). 

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Motorpsycho

Fautori di un'incessante, quanto ardita, fusione tra generi, che li ha portati a sviluppare una bulimia creativa tradotta in full lenght ed ep a profusione, i norvegesi Motorpsycho rappresentano senz’ombra di dubbio uno dei casi discografici più singolari degli ultimi trent’anni. Al centro di tutto vi è certamente un amore viscerale per la psichedelia, declinata in modo piuttosto robusto attraverso la lezione dei grandi dell’hard rock anni ’70, punto di partenza di una formula inafferrabile capace di toccare, in egual misura, mondi apparentemente distanti di estrazione alternative, folk, low-fi e persino pop. Qualcosa in grado di eludere qualsivoglia etichetta e divenire una creatura a sé stante, alimentata da un eclettismo e una voglia di stupire rari. Un’attitudine confermata soprattutto dai loro torrenziali live, in particolare quello al BeColor, occasione ideale per lanciarsi nei soliti trip lisergici affidati all’ispirazione dei due leader di sempre: Bent Saether (voce e basso) e Hans Magnus "Snah" Ryan (chitarra e voce), accompagnati dal batterista Ingvald Vassbø.

Un power trio implacabile, sulla scia dei Blue Cheer, protagonista di un set pronto a sfociare in jam infuocate dopo un avvio decisamente più pacato sulle note della splendida “Mad Sun” e delle inflessioni college di “Starmelt/Lovelight” e “Sinful-Windborne”. Con “The Quick Fix” si arriva probabilmente al punto di non ritorno, il preludio alla sezione psych del live dei Motorpsycho, impegnati in lunghe variazioni sul tema persino nella rivisitazione di “Spin Spin Spin”, cover di Terry Callier riletta alla maniera dei Byrds post “5th Dimension”, o nella sognante “Patterns”. Nulla, però, se paragonato a ciò che accadrà durante “Mountain”, proto-metal prossimo ai rituali spaziali degli Hawkwind; l’hendrixiana “Into The Sun” e un’altra cover d’eccezione: “Rock Bottom” degli U.F.O., banco di prova piuttosto impegnativo soprattutto per Snah, alle prese con il celebre tour de force chitarristico di Michael Schenker (difficile non uscirne sconfitti, ma si apprezza il tentativo). Sono questi gli highlights di un set dal forte impatto in cui hanno trovato spazio anche altri classici quali “Hyena” e “Hey Jane”. 

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Kula Shaker

A proposito di psichedelia, archiviato il live tellurico dei Motorpsycho, che di scorie ne hanno lasciate non poche, il compito di chiudere la lunga giornata del BeColor è toccato ai Kula Shaker, tra i gruppi di punta della seconda ondata del brit-pop grazie all’exploit del loro debut: “K”, del 1996, album d’esordio più venduto nella prima settimana di uscita dai tempi di “Definitely Maybe” degli Oasis. Perché, in effetti, se si parla di psych-rock, soprattutto di stampo sixties, pochi sono riusciti a inserirsi nel revival psichedelico in modo tanto originale quanto la formazione guidata da Crispian Mills, particolarmente ossessionato anche dalla musica indiana e, ovviamente, dai numi tutelari del pop inglese (Beatles e Kinks su tutti). Un background già piuttosto evidente sul disco che li fece immediatamente balzare agli onori delle cronache, portandoli a vendere milioni di copie in madrepatria, a esibirsi nei festival di tutto il mondo e guadagnare quattro nomination ai Brit Awards del ’97. Ma durerà poco. Tra pause, scioglimenti e misunderstanding politically uncorrect, la parabola dei Kula Shaker volgerà al termine nel giro di pochi anni, con qualche fiammata random nel corso degli ultimi due decenni.

Almeno fino al 2022, segnato dal ritorno del prezioso hammond del tastierista Jay Darlington, tra i principali segreti dietro l’album della rinascita: “Natural Magick”, uscito pochi mesi fa e presentato, in grande spolvero, a Camigliatello. Poco da fare: anche in questo caso, il palco sembra essere la dimensione ideale non solo della band inglese, ma anche di canzoni certamente legate al sound e ai riferimenti di un tempo, eppure ancora terribilmente vitali e fresche, tanto da cristallizzare Mills e soci in una bolla spaziotemporale in grado di cancellare trent’anni di montagne russe. Che i Kula Shaker fossero in ottima forma lo si era capito sin dall’opener, la celebre “Hey Dude”, ma saranno proprio i brani dell’ultima fatica in studio a confermarne lo stato di grazia: “Gaslightning”, con i suoi riff contagiosi à la Dave Davies, “F-Bombs”, la “finta” love song “Idontwannapaymytaxes” e lo scatenato funky della titletrack.

Il lato psichedelico e spirituale della loro produzione viene poi fuori nell’omaggio a Grateful Dead e Jerry Garcia (altro punto di riferimento sin dagli esordi) di “Grateful When You're Dead/Jerry Was There”, arricchito dalla cover della strumentale “The Other One”, per una lunga sezione centrale più vicina alla Summer Of Love in quel di San Francisco che alla Londra degli anni ’90. Oltre all’immancabile cover di “Hush” di Joe South, posta in chiusura, spazio, infine, anche a una manciata di brani del bistrattato “Peasants, Pigs & Astronauts”: “Golden Avatar” e la beatlesiana “Shower Your Love”, a corollario di un set carico di adrenalina con cui chiudere al meglio una giornata assolutamente memorabile. Color Fest e Be Alternative torneranno, in versione Be Color, il 16 agosto per l’attesa prima volta in Calabria degli Editors, in scena all’Agriturismo Costantino di Maida. Perché ogni fine ha un (nuovo) inizio.

Francesco Sacco

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