Domenica prossima noi cittadini avremo la possibilità, od anche forse il dovere, di esprimere la nostra opinione in occasione del referendum sulle trivelle. Rispettando le posizioni sia a favore o contro il quesito del referendum e le relative argomentazioni ciò che “stride” a mio avviso è l’invito alla astensione. Perché invitare ad astenersi quando c’è la libertà di potersi esprimersi liberamente di fronte ad un quesito e contribuire a determinare quella volontà di popolo, a cui noi cittadini siamo chiamati? Ciò che stride ancora di più è la duplice, a mio avviso contraddittoria posizione, assunta da molti politici: mentre sostengono con forza l’astensione al “referendum sulle trivelle” del prossimo 17 aprile, con altrettanta forza sostengono, attribuendogli un valore politico determinante, la partecipazione al referendum confermativo della riforma costituzionale del prossimo ottobre.
Questa contraddizione ricorda le parole pronunciate dal Cardinal Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco, in un suo discorso nel 2010, diventato poi un libro dal titolo “Noi come cittadini, noi come popolo”, diretto a tutti ed in particolare ai governanti, in cui parlava di “deficit della politica”: “Abbiamo quindi un deficit di politica, intesa nel senso ampio del termine, come “la forma specifica che abbiamo per relazionarci in società. L’aspetto politico ci comprende tutti ed è responsabilità di tutti, anche se non siamo direttamente impegnati in attività politiche”…….. E’ ora di riconoscere e di ammettere con coraggio che, in quanto dirigenti, spesso non siamo stati all’altezza della sfida che abbiamo dovuto affrontare”…la diagnosi del divorzio tra governanti e popolo tra élite e popolo figura nella maggior parte dei lavori di analisi sulla nostra evoluzione storica …………….” Ritroviamo L’importanza del riconoscersi cittadini, della partecipazione responsabile all’attività politica, un cammino per diventare e sentirsi popolo, per costruire e condividere un orizzonte comune , una cultura politica basata sull’incontro e non lo scontro.
Sono questi i valori fondanti di una democrazia, ed in nome di questi valori non trova alcuna giustificazione politica l’invito alla astensione. Nel rispetto di questo tracciato nel solco dei fondamentali di una democrazia liberale considero un grande contributo la posizione assunta dal Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, indicando la strada del dialogo, dell’approfondimento e del discernimento alla luce della Enciclica Laudato Si di Papa Francesco. Ricordiamo le parole del segretario generale, monsignor Nunzio Galantino: "La cosa più importante è coinvolgere gli abitanti, chi di quel mare vive. Gli slogan non funzionano, bisogna creare spazi di incontro e confronto”. A seguire molti i Vescovi, tra questi il Vescovo di Lamezia Terme, Mons. Luigi Cantafora, che si sono pronunciati non solo per promuovere la partecipazione alla consultazione referendaria ma anche per il “SI” richiamando la linea indicata da Papa Francesco nell’Enciclica Laudato Si. Una assunzione di responsabilità non solo verso la sostenibilità ambientale, ma per una “Ecologia integrale” Veniamo ora al quesito del referendum del 17 aprile p.v., ecco il testo: “Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ‘Norme in materia ambientale’, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)’, limitatamente alle seguenti parole: ‘per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale’?”
Il referendum sulle trivelle del 17 aprile 2016 è stato promosso per abrogare la norma introdotta con la legge di stabilità 2016 in cui è prevista l’estensione delle concessioni per le attività estrattive entro le 12 miglia nautiche dalla costa fino ad esaurimento del giacimento e non fino a 40/45 anni come con la normativa previgente. Al di la delle molteplici e fondate ragioni ambientali, alla necessità di diversificare l’approvvigionamento energetico a favore delle energie rinnovabili , ben espresse in alcuni punti della Laudato Sì: «La tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti, specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio», «sviluppando fonti di energia rinnovabile»…«Alcuni Paesi hanno fatto progressi nella conservazione efficace di determinati luoghi e zone, sulla terra e negli oceani, dove si proibisce ogni intervento umano che possa modificarne la fisionomia o alterarne la costituzione originale» che rappresentano una buona motivazione a votare “SI” al referendum del 17 Aprile p.v. credo che non debba essere sottovalutato un aspetto altrettanto significativo, con il “SI” viene abolita l’estensione automatica, per legge, senza una preventiva ed adeguata valutazione di impatto ambientale della attività estrattiva “per la durata di vita utile del giacimento”. A riguardo vale la pena leggere quanto scritto da Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile: “Qualunque altra attività industriale di un qualche rilievo è sottoposta - come è obbligatorio in tutta l'Europa per precise Direttive - ad un'autorizzazione ambientale integrata (AIA) che è soggetta a un riesame periodico (trascorsi 10 anni dal rilascio o dall'ultimo riesame). A me pare contrario ad indirizzi europei consolidati prevedere per legge estensioni automatiche di concessioni scadute senza un termine temporale definito e senza preventive, efficaci e regolate, valutazioni d'impatto ambientale, di attività rilevanti come quelle dell'estrazione di gas e di petrolio, in zone ecologicamente delicate come quelle costiere o nei pressi di riserve marine.” http://www.fondazionesvilupposostenibile.org/dtl-1972 %22Votero_si_per_una_scelta_razionale_e_di_merito%22?cid=470215
Andare a votare non significa soltanto partecipazione al voto, ma essere buoni cittadini, ognuno esercitando la propria libertà.
Nelida Ancora
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