Operazione ‘Malapianta’, Gratteri: "Le cosche sconfitte grazie al coraggio degli imprenditori" - VIDEO

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Catanzaro – “Un'indagine difficile ma dall'alto livello probatorio partita grazie a diversi imprenditori turistici che hanno trovato il coraggio di denunciare le continue vessazioni subite. Un risultato che ci carica e ci inorgoglisce perché, sempre di più, la gente sa di poter trovare nella Procura un interlocutore credibile”. Così il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa dell'operazione "Malapianta" scattata alle prime luci dell'alba quando la guardia di finanza ha eseguito un provvedimento di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga, estorsione, usura, porto illegale di armi e intestazione fittizia di beni. Sono solo alcune delle accuse contestate dal procuratore Gratteri e dall’aggiunto Vincenzo Luberto agli arrestati ritenuti appartenenti alle cosche di ‘ndrangheta di Crotone. Secondo gli investigatori, è stata smantellata una "potentissima locale di 'ndrangheta". 64 indagati, 35 fermi di indiziati di delitto, 6 arresti in flagranza per detenzione di stupefacenti, 743.465 contatti telefonici e 13.266 progressivi di ambientali captati. Sono questi i numeri dell'operazione. Per eseguire i provvedimenti sono stati impiegati oltre 250 militari delle Fiamme gialle di Crotone, degli altri reparti della Calabria e dello Scico.

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Tra gli arrestati anche Alfonso Mannolo, 80 anni, considerato dagli inquirenti “il capo indiscusso dell’omonimo sodalizio mafioso” legato anche alla famiglia dei Grandi Aracri. In manette anche i suoi figli, Dante e Remo Mannolo di 51 e 47 anni. La cosca faceva capo alle famiglie Mannolo, Trapasso e Zofreo e vantava ramificazioni operative anche in Puglia, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e proiezioni estere, da anni esercitava la propria influenza criminale sulle strutture turistiche della zona attraverso l'imposizione del pizzo, le assunzioni di lavoratori e anche costringendo gli operatori a fare riferimento a fornitori di beni e servizi a loro vicini. Gli enormi proventi illeciti della cosca, che agiva in rapporti di dipendenza funzionale dalla famiglia Grande Aracri, egemone nella provincia, erano poi riciclati in investimenti nei settori della ristorazione, dell'edilizia e delle stazioni di rifornimento carburante. "Avevano un controllo assoluto sul territorio e chiedevano la tangente a tutti gli operatori turistici di quell'area, ha affermato Gratteri - sottoponendoli anche ad usura; rilevavano tutte le attività commerciali al punto che oggi abbiamo sequestrato diversi distributori di benzina, alberghi, ristoranti e bar; vendevano cocaina in cinque regioni d'Italia e all'estero". Il procuratore ha ricostruito la storia criminale delle locali di Cutro che  - ha affermato - già negli anni '70 avevano un rapporto diretto con la mafia siciliana al punto da realizzare, sempre in quegli anni, proprio San Leonardo di Cutro, una raffineria per la produzione di eroina”. Il comandante regionale della Guardia di Finanza, Fabio Contini ha ringraziato i militari impegnati nell'operazione “per l'enorme mole di lavoro e la grande professionalità che ha caratterizzato la loro azione di contrasto alla consorteria criminale del crotonese”.

“Un paesino come Cutro – ha detto il procuratore aggiunto Luberto - negli ultimi anni ha determinato ordinanze di custodia cautelare per decine di persone appartenenti alle cosche Grande Aracri e Trapasso e  oggi, con questa operazione che colpisce la famiglia Mannolo che affligge tutto il territorio che va da Catanzaro a Cutro e che è stata definita “provincia” di 'ndrangheta in virtù del rapporto paritetico che intrattenevano con Grande Aracri, abbiamo chiuso il cerchio”. Il colonnello Andrea Pecorari dello Scico di Roma ha testimoniato l'apprezzamento di tutto il servizio centrale della Gdf “nei confronti della Calabria e in particolare nella Procura di Catanzaro”. “Gli investigatori calabresi – ha affermato - possono avvalersi di noi: non verranno mai lasciati soli”. Di mutamento della geografia criminale calabrese grazie all'individuazione di una nuova cosca ha parlato il Comandante provinciale della Gdf di Crotone Emilio Fiora: la 'ndrangheta toglie lavoro, di fatto hanno azzerato la libera concorrenza nel settore turistico. L'indagine odierna - ha aggiunto Fiora - ha messo in mostra le specificità della Guardia di finanza e si è avvalsa di pedinamenti sia in Italia che all'estero”. La cosca di San Leonardo di Cutro, secondo gli investigatori, aveva acquisito una fortissima capacità di controllo e monitoraggio del territorio per censire "presenze sospette" di veicoli o soggetti appartenenti alle forze dell'ordine. I componenti della consorteria criminale erano anche in grado di ottenere informazioni sulle operazioni di polizia imminenti attraverso una oscura rete di fonti e connivenze. Oltre a ciò è stato accertato come i medesimi effettuavano regolarmente attività di anti bonifica per il rilevamento di microspie o per eludere le attività di intercettazione. Proprio dalle attività di intercettazione è emerso come i componenti della consorteria temessero i magistrati inquirenti di Catanzaro e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, la cui scelta veniva da loro definita "vergognosa". Tra i dialoghi intercettati tra il capocosca Alfonso Mammolo e i suoi sodali sarebbe emerso l'accostamento tra Giovanni Falcone e il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri.

B.M.

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