UilPA Polizia Pentenziaria: “Anche in Calabria pochi medici per tanti detenuti in carcere”

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Catanzaro – “Si assiste in questi ultimi giorni ad un frenetico tam tam sui mass media di fughe da parte dei detenuti da diversi Istituti Penitenziari Italiani. Sicuramente un fenomeno che deve destare scalpore e preoccupazione, in particolar modo da parte di coloro i quali hanno – non hanno più le redini della gestione - responsabilità amministrative e politiche”. Così esordisce Concetta Giorgianni Segretario Provinciale della Uil che continua “ma a destare ulteriore inquietudine è anche la circostanza che dai penitenziari si stia allontanando il personale Medico, probabilmente per tutta una serie di motivi che non sono imputabili a quest’ultimo. Oramai la situazione delle carceri è diventata critica per le note ragioni del sovraffollamento, escalation di aggressioni agli operatori penitenziari, carenza del personale di Polizia Penitenziaria, presenza eccessiva di detenuti con disagio psichico che vengono abbandonati nelle sezioni ordinarie, presenza saltuaria dello psichiatra. Tutti elementi che non garantiscono la serenità e la sicurezza in ambito lavorativo.

Giunge notizia che nel carcere più grande della Calabria, i pochi Medici presenti, non riescono più a garantire la loro presenza fino alle 20 – dove ordinariamente subentra il servizio di Guardia Medica - ma da qualche giorno il loro servizio termina il venerdì per riprendere alle 8 del lunedì. Tale servizio (dis) - si prolungherà fino ad inizio del mese di settembre. Ciò comporta tutta una serie di ulteriori responsabilità per coloro i quali invece devono istituzionalmente garantire la loro presenza nelle carceri. Il rischio serio è che anche il Personale di Polizia Penitenziaria – a cui non è riconosciuto il diritto allo sciopero -  possa allontanarsi dagli Istituti per eccessivo stress. Forse il Ministro della Giustizia e tutti coloro i quali rivestono posizioni apicali dovrebbero interrogarsi su quanto sta accadendo negli Istituti di Pena anziché ribadire di fantomatiche soluzioni che non si comprendono e  non si vedono. C’è sicuramente una data precisa da cui inizia questa lenta discesa: anno 2008. Periodo in cui la sanità Penitenziaria che era gestita dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è passata poi in mano al Servizio Sanitario Nazionale. Da quel momento si è assistito ad un lento e continuo declino”.

Aggiunge ulteriormente la Giorgianni “forse è arrivato il momento di intervenire seriamente con politiche di assunzione  serie, sia per il personale di Polizia Penitenziaria e sia del Personale Medico che hanno in comune anche il fatto di essere sottopagati con contratti oramai che non salvaguardano nemmeno l’aumento del costo della vita. Strutture alternative al carcere per i tossico dipendenti e per i detenuti con disagio psichico. Non può certo essere la soluzione quella di chiamare “alle armi” i medici cubani, hawaiani o eschimesi”. Conclude infine “in situazioni del genere può capitare – ed è capitato proprio ieri- che si verificano eventi critici che si scongiurano “ morte del detenuto”. Bisogna intervenire immediatamente, soprattutto con il trasferimento dei detenuti psichiatrici nelle strutture in cui  medici e psichiatri sono presenti. Cosa deve accadere ancora? Se non si interviene ora quando?”.

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