Catanzaro - Soldi pronti per essere investiti nell'emergenza sanitaria e nel potenziamento delle strutture ospedaliere ma spesi male, solo in parte e in alcuni casi rimasti nel cassetto. Un quadro di completa inefficienza emerge dal Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti e che fotografa una condizione di forte ritardi in tutta Italia, Calabria compresa. Il piano anti Covid - in sostanza - è applicato in modo del tutto incompleto in tutta Italia, e la Calabria non è esente.
In un anno di Covid le Regioni nella quasi totalità hanno attivato solo 922 nuovi posti letto di terapia intensiva. Soltanto un quarto rispetto ai 3.591 previsti dal governo Conte, che con il decreto legge del 19 maggio 2020 aveva stanziato per il potenziamento dell’assistenza ospedaliera in totale oltre 1,4 miliardi, di cui 711 milioni sono stati richiesti dalle Regioni proprio per incrementare i posti letto disponibili in terapia intensiva. Nonostante, dunque, oltre un anno di emergenza sanitaria, di contagi e di morti il potenziamento della rete ospedaliera continua a essere un miraggio. Questo racconta il Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti. “A fine aprile l’attuazione dei lavori di potenziamento risulta compiuta solo al 25,7 per cento - si legge nel rapporto - con differenze particolarmente pronunciate tra Regioni”. In Valle d’Aosta, Molise e Basilicata il monitoraggio condotto dal ministero della Salute non segnala alcun progresso, mentre solamente la Provincia di Bolzano a fine aprile ha attivato tutti i 40 posti letto previsti. Tra le Regioni migliori ci sono poi Emilia-Romagna e Abruzzo (sopra al 75%), tra le peggiori risultano Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Lombardia, che hanno attivato meno del 10% delle terapie intensive previste.
La Calabria invece su 134 posti letto di Terapia intensiva programmati, ne sono stati attivati 16, cioè l’11,9%, mentre per la terapia semintensiva: soltanto 11 posti attivati sui 136 previsti (pari all’8,1%). Il rapporto della Corte dei Conti, basato sui dati del ministero della Salute, mostra come nel complesso manchino all’appello 2.669 posti letto di terapia intensiva previsti dal piano. Posti che avrebbero avuto un impatto di contenimento e in special modo durante la seconda ondata dovevano evitare il collasso dei reparti già sperimentato nella primavera 2020.
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