Mare sporco in Calabria, botta e risposta fra consigliere Alecci e Arpacal

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Catanzaro - “Quest’estate tutti abbiamo assistito allo scempio del mare sporco, soprattutto sulla costa tirrenica, che ha fatto infuriare turisti, residenti e operatori turistici. In piena alta stagione, per molti giorni è risultato impossibile fare il bagno e godere del nostro meraviglioso mare” è quanto si legge in una nota del Consigliere Ernesto Alecci.

“La Regione e Arpacal – precisa - hanno sempre sostenuto che quella sporcizia che galleggiava fosse costituita da alghe che proliferavano sia a causa delle alte temperature che del copioso apporto di sostanze nutrienti dai corsi d’acqua, frutto di attività umana legata all’agricoltura, agli allevamenti e all’industria. E a questo proposito sottolineavano la necessità di controlli più serrati sulle attività produttive che scaricano illegalmente i loro reflui nei corsi d’acqua, richiamando anche gli imprenditori a un maggior senso di responsabilità. Ma ritengo inutile e dannoso cercare capri espiatori o fare appello alla responsabilità dei cittadini, quando in questo caso è del tutto evidente che la colpa sia dei vertici regionali, a cominciare dal Presidente Occhiuto e dal Commissario di Arpacal Iannone”.

“Tutto ciò, infatti – sottolinea Alecci - poteva essere prevenuto e gestito per tempo. Già due anni fa avevo portato all’attenzione del Presidente e dei cittadini il fatto che Arpacal stava inutilmente sprecando l’occasione di effettuare il monitoraggio di tutti i corpi idrici della regione con finanziamenti europei già stanziati. Ho anche prodotto per tempo varie interrogazioni al riguardo, ricevendo solo alla prima una risposta vaga e approssimativa. Si trattava di un progetto che, se attuato, avrebbe consentito di individuare le situazioni di criticità su cui intervenire, realizzando quei controlli di cui oggi (paradossalmente!) si reclama l’urgenza. Questo importante progetto doveva concludersi un anno fa e, in seguito all’elaborazione dei dati ottenuti, avrebbe permesso di intervenire nelle aree maggiormente interessate dal fenomeno. Non dico che in un anno si sarebbe eliminato completamente il problema, ma certamente si sarebbe potuto fare qualcosa per evitare la situazione vergognosa che tutti noi stiamo subendo e individuare gli eventuali responsabili di azioni illecite”. 

“Invece Arpacal – aggiunge Alecci - quel progetto non l’ha mai attuato e i soldi, ovviamente, sono stati restituiti all’Europa, così come avevo purtroppo previsto con largo anticipo. Sarebbe già un triste epilogo, ma c’è anche di più! Sempre Arpacal ha rassicurato la cittadinanza sul fatto che le alghe rilevate non fossero tossiche e che non ci fosse alcun problema per la salute pubblica, anche se, a quanto risulta, molte persone hanno accusato vari problemi dopo aver fatto il bagno, da gastroenteriti a dermatiti. Di conseguenza si è proceduto a fare campionamenti a spron battuto su e giù per la costa tirrenica, utilizzando un grandissimo dispiego di forze, compreso personale non esattamente preposto o formato per quel tipo di prelievi. E poi il colpo di scena finale: Arpacal, la scorsa settimana, a stagione balneare praticamente conclusa, in collaborazione con un istituto del Nord Italia, ha organizzato un corso per i propri tecnici per imparare a fare la determinazione delle alghe, utilizzando anche i campioni prelevati durante l’estate”. 

“Ma se il corso per la formazione dei tecnici è stato fatto pochi giorni fa, chi ha fatto le analisi nei mesi scorsi e chi ha stabilito che non fossero pericolose? Basta la cronaca di quanto avvenuto per dimostrare tutta l’incapacità e l’incompetenza con cui è stata condotta l’intera faccenda. Poteva essere fatto tutto per tempo, con finanziamenti europei e con personale già adeguatamente formato. Ma non è stato fatto, e a “pagare”, in tutti i sensi, sono sempre i calabresi”.

“Il consigliere regionale Ernesto Alecci descrive uno scenario apocalittico in cui tutto il mare della Calabria sarebbe stato, in questa stagione estiva, uniformemente sporco su tutte le coste. Questa, ed altre affermazioni che sono riportate nel suo comunicato stampa, non corrispondono assolutamente al vero. Anzitutto, sulla base dei controlli effettuati nella stagione estiva appena trascorsa le criticità si sono ridotte a limitatissimi tratti di costa, quasi tutti già noti, per periodi molto limitati, e su cui massima è stata l’attenzione dell’Agenzia, intervenuta puntualmente ad ogni segnalazione.  Arpacal quest’anno ha, inoltre, eseguito le analisi direttamente sui siti, grazie ad un laboratorio mobile acquistato con fondi europei in tempi brevissimi” è questo quanto afferma Arpacal.

“È falso – precisano - affermare che Arpacal abbia sostenuto che tutti i punti dove veniva segnalato mare sporco erano legati a fioritura algale. Sfugge al consigliere Alecci che in alcuni casi specifici ma sporadici casi, avendo le analisi messo in evidenza che si trattava di contaminazione microbiologica, quindi pericolosa per la salute, Arpacal ha comunicato ai sindaci la necessità di vietare la balneazione in alcuni tratti di costa. Così come è noto a tutti, e certamente anche al consigliere Alecci, che grazie all’intervento di Autorità giudiziaria ed alle analisi di Arpacal, è stato possibile evitare che i reflui prodotti da alcuni depuratori mal funzionanti finissero in mare, salvando così la stagione balneare di noti Comuni facenti parte della costa ionica”. 

“L’evidenza del cosiddetto mare verde, cui probabilmente il consigliere regionale si riferisce – aggiungono - ha riguardato quest’anno tre soli punti della costa tirrenica, in cui l’evidenza della presenza esponenziale di fitoplacton è stata puntualmente provata, con rigorosi metodi scientifici, dai nostri biologi esperti (che eseguono queste analisi, in alcuni casi, da oltre 20 anni). Biologi che sono esperti anche perché si sottopongono, come nel caso denunciato invece come negativo dal consigliere, a continui corsi di aggiornamento. La materia è complessa ed in continua evoluzione, ed Arpacal vuole che il suo personale sia preparato anche sulle nuove specie e sull’uso di nuove tecnologie. Se il Consigliere Alecci ci fornirà la motivazione del perché siano sprecati i soldi spesi in aggiornamento, potremmo considerare l’eventualità di bloccare la formazione e l’aggiornamento di tutto il personale dell’agenzia”. 

“Alecci ritorna, infine, ancora una volta, sul cosiddetto spreco di fondi europei legato all’annullamento di un progetto europeo. Giova ricordare che l’attuale dirigenza, come il consigliere Alecci sa bene, non è stata assolutamente coinvolta con l’annullamento del progetto. È corretto, piuttosto, informare i calabresi ed il consigliere che il progetto annullato durante la precedente gestione commissariale riguardava una valutazione molto limitata delle acque e i fondi che il consigliere denuncia come perduti, sono stati, invece, riprogrammati dalla Regione Calabria, e interamente spesi.  Il monitoraggio delle sostanze potenzialmente inquinanti viene continuamente effettuato, in tutte le acque, non solo di mare, ed a prescindere dal finanziamento di qualsivoglia progetto, da Arpacal dodici mesi all’anno, e quindi non limitatamente alla stagione estiva, in accordo con Regione e Ministero, proprio per consentire l’applicazione di adeguate misure di prevenzione”.

“La materia ambientale – concludono - è materia complessa e richiede anni di preparazione e conoscenze scientifiche approfondite che non vengono richieste ad un Consigliere regionale, che tuttavia dovrebbe fare più attenzione, probabilmente, ai consulenti cui si rivolge, verificandone l’effettiva preparazione evitando, in questo modo, di fare affermazioni che poco o nulla corrispondono alla realtà dei fatti”.

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