Lamezia: Mangimi Sila, Gualtieri (Fai Cisl) lancia allarme per possibile chiusura attività

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Lamezia Terme, 21 marzo - Qualche anno fa un gruppo di ex dipendenti della Mangimi Sila univa le forze per far riaprire la fabbrica dove lavoravano prodotti per la zootecnia. Uno spirito d’iniziativa e d’impresa degli ex dipendenti simile a quanto avvenuto in altre realtà e regioni italiane, ma una novità per Lamezia e la regione Calabria. Purtroppo, la volontà non basta e ora anche l’attività avviata dalla nuova Mangimi Sila rischia di chiudere, complice la crisi. A dare l’allarme è il rappresentante della Fai Cisl Daniele Gualtieri.

“L’azienda, attualmente sotto curatela fallimentare – spiega Daniele Gualtieri - vive uno stato di difficile crisi, ma  paradossalmente  la stessa ha disposto e continuerebbe a disporre di ordini e commesse, ma non più evaderle a causa della mancanza di liquidità economica necessaria ad acquistare e importare le materie prime. Sarebbe davvero un disastro se, a causa della difficoltà di accesso al credito, si arrivasse alla chiusura di un’azienda che offre un reddito prezioso a decine di famiglie e distribuisce prodotti essenziali per le tante aziende del sistema agricolo e zootecnico calabrese. I lavoratori, che già in passato hanno aiutato l’azienda ad uscire da un momento di crisi mettendo soldi di tasca propria, attualmente sono posti in cassa integrazione in deroga. Occorre trovare la soluzione per salvare questa azienda storica del nostro territorio, superando la problematica dell’accesso al credito da parte delle banche, incentivando  nuovi soggetti ad acquistare l’azienda. Tra l’altro, ad oggi, dispone di un potenziale di produzione solo parzialmente sfruttato, tale da poter essere triplicato nel corso del breve periodo, purché sussistano condizioni, strumenti tali da supportare  questa azienda attraverso soluzioni che a nostro avviso dovrebbero costituire oggetto di concertazione tra le parti economico-sociali e le istituzioni della nostra regione. Per questo come Fai Cisl chiediamo pubblicamente l’impegno della politica, delle istituzioni, della Confindustria e delle Organizzazioni professionali agricole, perché fare sparire un marchio calabrese presente da oltre un secolo nel mercato, con grandi potenzialità, una ottima immagine, e l’alto livello qualitativo che ne ha sempre caratterizzato l’operato, sarebbe una sconfitta per l’intera regione. Diventa invece indispensabile procedere con un piano di rilancio e di ristrutturazione aziendale, capace di dare risposte all’intera filiera agroalimentare e agroindustriale (salvaguardia del territorio, produzione di materie prime per la composizione del mangime, allevamento di animali con prodotti tipicamente locali e quindi produzione di carni altamente genuine)  e allo sviluppo, alla crescita e all’occupazione di questa terra".

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