Lamezia e il record di scioglimenti, presidente Camera penale Andricciola: “Legge da cambiare ma mai abbassare la guardia”

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Lamezia Terme – Tra i grandi temi che già occupano il dibattito elettorale vi è quello della legalità e del contrasto alle infiltrazioni della criminalità all’interno delle istituzioni. Tanto più nella città di Lamezia Terme che tra le grandi città della Calabria detiene il record di ben tre scioglimenti del Consiglio comunale (nel 1991, 2002, 2017). A spiegare i dettagli della norma, i punti critici e i possibili correttivi è l’avvocato Renzo Andricciola, presidente della Camera Penale di Lamezia.

I presupposti che la Legge richiede per lo scioglimento

“La fonte normativa è il Tuel (testo unico enti locali) ne gli artt. 143 e ss. In via di estrema sintesi – spiega il legale - la legge postula come condizione per lo scioglimento, la sussistenza di elementi “concreti, univoci e rilevanti”, di collegamenti dell’apparato rappresentativo ed amministrativo con la criminalità organizzata ovvero forme di “condizionamento mafioso” dell’attività amministrativa tali da comprometterne il buon andamento”.

Perché il Consiglio comunale di Lamezia Terme è stato sciolto per ben tre volte

“Mantenendo l’approccio sintetico che si impone, ma non approssimativo, è noto che Lamezia Terme, nell’ultimo trentennio, sia stata permeata dalla criminalità organizzata in ogni suo settore, compreso quello della P.A. Si comprende - aggiunge Andricciola - come ogni scioglimento sia stato innescato da condizioni peculiari e contingenti, confermate dai relativi e dovuti vagli giurisdizionali, che non consentono di esprimere un giudizio univoco.   Quello storicamente più emblematico risale certamente al 1991 per via della pluralità di elementi presuntivi a carico: ben 7 consiglieri avevano stretti legami con esponenti della criminalità organizzata e 4 componenti della giunta contavano precedenti penali e carichi pendenti. Tra le altre cose, la legge elettorale dell’epoca, con le 4 preferenze “favoriva” le cordate che poi avrebbero portato ad influenzare l’attività amministrativa”.

“Con riguardo a quelli più recenti che hanno investito le Giunte Scaramuzzino e Mascaro – prosegue il presidente della Camera penale - invece, la questione non fu quella di condizionamento mafioso dell’attività amministrativa, quanto, piuttosto,  il ricorso alla formula dei “rapporti diretti/indiretti” di consiglieri comunali/candidati con ambienti malavitosi, in linea con la misura preventiva e non sanzionatoria della Legge che addiviene allo scioglimento con funzione di prevenzione che non incontra il mio favore. La lettura degli ultimi 2 decreti suggerisce una impronta marcatamente politica”.

I limiti della legislazione vigente in materia di scioglimenti dei consigli comunali

“È una legislazione emergenziale, adottata ad hoc per fronteggiare l’infiltrazione mafiosa nelle pubbliche amministrazioni, massimamente diffusa negli anni 90 che è divenuta, poi sistemica - afferma l’avvocato lametino - senza ricevere i necessari aggiustamenti che si rendono indispensabili con la evoluzione dei tempi e, soprattutto, con le metamorfosi delle associazioni criminali. Come tutte le normative in materia di prevenzione, anche questa è al limite della legittimità, seppur ha superato il vaglio della Corte Costituzionale. Non è concepibile subire lo scioglimento perché un tal consigliere/candidato è lontano parente, o abbia avuto rapporti lavorativi con un soggetto di cui magari ne sconosceva persino lo “status mafioso”. A titolo esemplificativo, e questa è un’altra lacuna normativa, anche i mafiosi o chi ha precedenti penali hanno diritto al voto e possono essere candidati, tranne che non ci siano provvedimenti impeditivi, la contraddizione è nella struttura della norma”.

I possibili correttivi per bilanciare legalità e democrazia

“Il vulnus che deriva da questi parametri applicativi - prosegue - è quello secondo il quale, tutti gli schieramenti politici sono a rischio, e tutte le amministrazioni sono passibili di scioglimento. Sarebbero pertanto auspicabili non più differibili interventi a contenimento della discrezionalità burocratica e valorizzanti l’effettività degli elementi probatori per non dover abdicare la massima espressione della volontà popolare alla logica del mero sospetto. Il contrasto legislativo è palese, a Lamezia è stato sciolto il consiglio comunale per tre volte, e poi non vi è mai stato un seguito giudiziario. Il decreto di scioglimento deve avere natura straordinaria ed in quanto tale deve essere adottato tenuto conto dei valori costituzionali che ispirano il tessuto democratico dello Stato. Lo scioglimento provoca non opinabili periodi di paralisi negli enti locali ed anziché rivelarsi momento utile per il ripristino ed il rinnovo della legalità, si traduce in strumento penalizzante per il cittadino”.

Come prevenire ogni pericolo di infiltrazione mafiosa nelle liste

Non potendosi abbassare la guardia di fronte ad un pericolo sempre attuale, i partiti e i candidati alla carica di Sindaco devono vigilare sulla scelta degli aspiranti consiglieri anche a costo di rinunciare a importanti bacini di voti. Sembra che sul punto - spiega Andricciola - ci sia la massima attenzione dei concorrenti allo scranno più alto della città. L’amministrazione comunale deve essere il primo baluardo di legalità. Certo, lo Stato nell’ultimo decennio ha dato risposte importanti in tema di lotta alla criminalità in città, questo da una parte ci rende più tranquilli abbassando il rischio infiltrazione, dall’altra impone sempre e comunque massimo rigore nella selezione dei rappresentanti”.

I necessari anticorpi che la politica deve avere

“Si dovrebbe evitare da parte di tutti in campagna elettorale di agitare lo spettro di scioglimenti in assenza di pericoli concreti univoci e rilevanti nelle liste; chi si abbandona a questi contegni – secondo il presidente della Camera penale di Lamezia - non fa un bene alla città, attirando ingiustamente riflettori negativi che la città non merita. Spostare il confronto politico sull’unicità dell’argomento in discussione non fa altro che favorire apparati politici amministrativi vicini e superiori, i quali hanno sempre goduto delle disgrazie della nostra amata città. Ci sono città in Calabria con alto tasso di densità mafiosa che, però, non hanno mai subito uno scioglimento. E tanto non per il lassismo o la benevolenza da parte degli organi preposti al controllo; quanto, piuttosto, perché al di là della inesistenza di condizionamenti, le campagne elettorali non hanno strumentalizzato legislazione e fenomeni che di fatto, con i dovuti distinguo, sono rimasti sempre al di fuori delle amministrazioni”.

G.V.

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