Catanzaro – Non si ferma la strage delle donne. Sono 99 quelle uccise solo in Italia tra il 1 gennaio e il 18 novembre di quest'anno. I femminicidi sono avvenuti soprattutto nelle regioni del centro, mentre diminuiscono al nord e soprattutto al sud. E la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne che ricorre oggi serve a ricordare loro e le tantissime altre donne uccise nel corso degli anni come promemoria e per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della nonviolenza e del rispetto delle donne. La scelta della data non è casuale. Proprio in questo giorno, infatti, nel 1960, nella Repubblica Dominicana, furono uccise tre attiviste politiche, le sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa), successivamente chiamate anche Las Mariposas, per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Quel giorno le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
Diverse le reazioni del mondo politico, di associazioni e sindacati calabresi.
Presidente Mancuso: “Istituzioni valutino costantemente efficacia politiche e servizi messi in atto”
“Sia nel Paese che in Calabria i numeri della violenza sulle donne sono allarmanti e non più tollerabili. Contro la violenza sulle donne c’è molto da fare. Nel mondo circa il 35% delle donne ha subito violenza sessuale almeno una volta nella vita. Dati e 'numeri della vergogna' che vedono anche la Calabria contare le sue vittime. Senza tenere conto di quel cosiddetto 'numero oscuro' rappresentato dalla miriade di episodi di soprusi e violenze che non vengono denunciati dalle vittime. Nel ribadire la disponibilità del Consiglio regionale della Calabria a mettere a disposizione, in questa battaglia di civiltà, le proprie prerogative legislative, auspico che ogni impegno su questo fronte possa trasformarsi in azioni tangibili”. L’ha detto il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso. Ha aggiunto: “Le celebrazioni e la solidarietà sono importanti, ma, specie su questo fenomeno, occorrono reazioni efficaci. La Calabria è determinata a fare la sua parte fino in fondo, ma dobbiamo esigere un impegno deciso da parte di chi ha il potere di fare cambiamenti significativi. Dalle scuole alle istituzioni e alle autorità preposte a occuparsi delle violenze alle donne, ci si aspetta un impegno straordinario sul piano della prevenzione. Occorre senz’altro individuare i responsabili dei reati e assicurarli alla giustizia, ma bisogna intervenire prima che le violenze si verifichino e, soprattutto, intervenire, specie quando le donne denunciano, prima che le tragedie si consumino”. Per Mancuso: “Il Consiglio regionale che mi pregio di rappresentare, sta facendo la propria parte. Sul piano della conoscenza e della sensibilizzazione, attraverso gli Stati Generali sulla violenza di genere organizzati dal Consiglio di concerto con l’Osservatorio regionale diretto dall’avv. Giuseppina Pino, la cui seconda edizione si è svolta il 21 novembre e si è chiusa con l’approvazione di due protocolli d’intesa siglati da tutte le autorità interessate dal fenomeno. Due protocolli di intesa interistituzionali: uno per il coordinamento delle azioni a contrasto della violenza domestica e l’altro per l’acquisizione di una vera raccolta dati sulla violenza alle donne che può avvenire solo con un lavoro sinergico di tutti i soggetti coinvolti, per mettere in moto interventi concreti si ha bisogno di una mappatura certa e completa dei dati. L’approccio da noi scelto è quello della concretezza operativa e propositiva. In tal senso, abbiamo già attivato la Cabina di regia prevista dal Protocollo di intesa per la prevenzione ed il contrasto della violenza di genere siglato l’8 marzo scorso tra questa Presidenza, l’Osservatorio e l’Aterp. E grazie al quale è stata pianificata l’assegnazione di 15 alloggi (tre per provincia) di edilizia pubblica destinati a donne vittime di violenza e ai loro figli, prevedendo la loro collocazione e il recupero di una quotidianità lontana dagli abusi. Un protocollo, quest’ultimo, unico nel suo genere in Italia, tanto da essere oggetto di attenzione anche da parte del Senato della Repubblica. L’obiettivo è mettere a sistema un percorso virtuoso, per scongiurare tragedie familiari e dare continuità all'azione a tutela delle donne”.
Infine: “c’è bisogno che le Istituzioni valutino costantemente l'efficacia delle politiche e dei servizi messi in atto, perché solo attraverso una valutazione continua possiamo migliorare le nostre risposte”.
Gianturco: “Basta violenza”
“Oggi, 25 novembre, ricordiamo l’importanza di combattere ogni forma di violenza contro le donne, un impegno che non può fermarsi a una sola giornata, ma deve essere costante e collettivo. Dobbiamo unirci per dire con forza: _Basta violenza sulle donne_”. A dichiararlo è il consigliere comunale Mimmo Gianturco, Vice Presidente della Commissione Consiliare Permanente Politiche Sociali della Città di Lamezia Terme. “La violenza è una piaga che mina la dignità e la libertà, e come comunità dobbiamo essere uniti nel costruire una società fondata sul rispetto e sulla parità. Nessuna donna deve sentirsi sola o abbandonata. È nostro dovere combattere ogni forma di abuso, fisico e psicologico, e promuovere una cultura che garantisca a ogni donna la dignità, la libertà e la sicurezza che merita. A tutte loro - conclude Gianturco - la nostra solidarietà e il nostro impegno concreto”.
Vaiti (Cgil Calabria): “Serve una rivoluzione culturale”
“Numeri su numeri, finestre quotidiane di cronaca, ma anche racconti, sfoghi, lividi. La violenza sulle donne è attorno a noi, è subdola e ha più teste. Dall’ambiente familiare ai luoghi di lavoro, fino alla scuola, agli spazi di socialità, la violenza fisica, economica e psicologica degli uomini sulle donne è parte della società, ne ha permeato la cultura. Una cultura patriarcale invasiva contro la quale poco possono leggi e pene e che è da combattere a partire dalle giovani generazioni.
Un lavoro che deve vedere coinvolte tutte le istituzioni in un lavoro a più mani che aiuti non solo gli uomini a non rendersi protagonisti delle violenze ma anche le donne vittime a riconoscersi come chiedendo sostegno e denunciando. Ma se le donne stanno cercando di cambiare le cose, di dare il giusto nome ai fenomeni e denunciare narrazioni sbagliate, non possono portare da sole il peso di questa battaglia. Contrastare la violenza di genere e chiedere alle istituzioni di intervenire non può essere una lotta esclusiva delle donne. Servono misure ben oltre l’inasprimento delle pene e l’introduzione di strumenti come i braccialetti elettronici. Serve una vera e propria rivoluzione culturale, un profondo mutamento che coinvolga tutti. Le istituzioni, i sindacati e le varie associazioni devono essere anelli della stessa catena in questa lotta agendo anche nella fase successiva alla denuncia contribuendo al reinserimento delle vittime dal punto di vista sociale e lavorativo. Strategico poi il ruolo della prevenzione. Da giocare a partire dalle giovani generazioni sia con il sesso femminile che con quello maschile. La violenza va riconosciuta come tale e va evitata, individuata, messa all’angolo. Crescere future donne e futuri uomini consapevoli è parte integrante e viva di una società migliore”. Così Caterina Vaiti, Segretaria Confederale Cgil Calabria.
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