Ad Accaria confronto a più voci sulla legalità: “Coltivarla partendo dalle piccole cose di ogni giorno”

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Serrastretta – Coltivare la legalità partendo dalle piccole realtà e con i più piccoli come chiave per il cambiamento locale e globale. Così potrebbe essere riassunto l’incontro che si è tenuto ad Accaria - frazione di Serrastretta che conta poco più di 300 anime - dove i giovani studenti di seconda e terza media hanno avuto modo di rapportarsi con chi la legalità la racconta, la testimonia e ne ha fatto l’unico scopo della propria vita.

Un incontro che si inscrive nel primo “Accaria Festival”, nato dal progetto “A Serrastretta” realizzato dall'Amministrazione Comunale, insieme alla Cooperativa Sociale Futura, partner progettuale dell'Ente, nell'ambito dell'iniziativa “La riqualificazione dell'ex asilo di Accaria” e che ha l’intento di portare avanti una serie di eventi che puntano a valorizzare la comunità, creando momenti di riflessione, confronto e condivisione, riaccendendo il senso di orgoglio e di appartenenza alla propria Terra. Il Festival è partito mercoledì 2 ottobre, nella giornata odierna ha avuto il suo focus principale proprio nel concetto di legalità e terminerà nella giornata di domani 5 ottobre.

L’appuntamento si è tenuto nell’ex scuola elementare di Accaria ed è stato moderato dalla giornalista Eugenia Ferragina, che prima di passare la parola ai relatori ha dato spazio ai piccoli alunni chiedendo di spiegare cosa fosse per loro la legalità. Interessante il dato che è emerso dalle riflessioni dei piccoli, una legalità che parte dal basso dalle cose semplici di ogni giorno dal rispetto delle regole del vivere civile, al rispetto del prossimo fino al rispetto per gli animali. Riflessioni che hanno colpito anche i relatori i quali si sono proprio soffermati sul concetto di legalità legata alla vita di tutti i giorni senza scendere troppo nel dettaglio delle grandi operazioni di ‘ndrangheta o nei maxi blitz delle forze dell’ordine.

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Il primo a prendere la parola è stato Camillo Falvo, procuratore di Vibo: “Si può parlare di legalità in tanti modi ed è difficile parlarne ai ragazzi ma farlo nel modo come lo stiamo facendo oggi, con gioiosità, è più semplice. Non siamo qui a parlare di grandi operazioni. Mi sono piaciuti i primi due interventi dei giovani perché hanno centrato quello che è l'argomento: la legalità è innanzitutto il rispetto delle regole della convivenza civile. Per loro è rispettare i compagni, aiutarli, evitare ogni forma di bullismo, cercare di impegnarsi innanzitutto nello studio, perché noi di questo abbiamo bisogno: di investire nelle scuole. Questa attività - ha proseguito ancora Falvo - per noi a volte è più importante di quella che svolgiamo negli uffici perché investiamo sui giovani".

"Viviamo in un territorio che - ha sottolineato - purtroppo ha difficoltà ad emanciparsi dal giogo della criminalità organizzata e dobbiamo investire nella cultura, nel sociale per cambiare quella che è una mentalità che purtroppo ci ha portato ad arrivare a queste condizioni e dobbiamo farlo nelle scuole. Il messaggio che noi dobbiamo portare ai ragazzi è che non bisogna cercare scorciatoie iniziando dalle cose più banali ad esempio non copiare il compito in classe, oppure evitare di cercare la raccomandazione, perché poi alla fine le scorciatorie non servono a niente, alla fine poi la vita quotidiana, la competizione ti mette di fronte sempre le sfide, perché se non sei preparato, se non hai voglia di impegnarti, i nodi poi vengono al pettine”.

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A seguire Marisa Manzini, sostituto procuratore generale di Catanzaro: “E' bellissimo vedere tutti questi giovani perché io credo che non ci sia cosa più bella che poter parlare con chi un giorno diventerà la classe dirigente di questo paese. Tra dieci anni - che non sono tantissimi - voi sarete già proiettati per diventare davvero quelli che reggeranno questa società. E quindi è da qui che voi iniziate a prepararvi".

"Sia io che il dottore Falvo - ha spiegato Manzini ai ragazzi - siamo magistrati inquirenti. Tenete in mente questo, che noi siamo inquirenti e come tali abbiamo un compito: io sono in corte d'appello, il procuratore è in primo grado, quindi c'è un po' di differenza ma svolgiamo le attività di indagine per arrivare ad individuare i responsabili dei reati e poi se ritiene che effettivamente quella persona ha commesso un reato quindi ha violato la legge il magistrato porta a giudizio quella persona davanti a un tribunale che deve decidere se è responsabile di condanna oppure se invece in seguito anche alle prove a carico, è una persona che non ha commesso reato e deve essere assolto".

"Allora, è una professione importante, una bellissima professione. Io posso dire che la faccio davvero con entusiasmo dal primo momento in cui ho scelto di fare il magistrato. Però ad un certo punto, e penso che questo valga anche per il dottore Falvo, ci siamo chiesti: noi entriamo in gioco come magistrati quando è stato commesso un reato, ma quando è stato commesso un reato è già troppo tardi".

"E allora cerchiamo di fare qualcosa che possa prevenire. Ed ecco che ci siamo trovati in tante occasioni, insieme, nelle scuole, a parlare con voi. Perché se voi capite che cosa è bene fare, che cosa significa vivere nella legalità, cioè vivere in un mondo in cui si rispettano le regole, poi non vi troverete mai davanti ad un magistrato che dovrà giudicare se siete responsabili di un reato oppure no. E quindi la prevenzione secondo noi è molto importante e la prevenzione si fa così, si fa parlando, soprattutto con i ragazzi e dicendo loro di non entrare quel gioco terribile della violazione delle leggi perché altrimenti la vostra vita potrebbe diventare una vita molto difficile. Io direi che oggi quello che ci deve servire è comprendere che per stare bene, che per gioire tutti insieme bisogna rispettarci ed è l'inizio della regola. La legalità parte da questo, il rispetto. Il rispetto della persona, il rispetto delle regole, il rispetto della natura, il rispetto”.

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Altra testimonianza quella di Antonio Cannone, giornalista e scrittore che ha fatto riferimento al suo lavoro di cronista e ai suoi lavori letterari, in particolate al libro “aMalavita”. “Un romanzo di formazione - ha detto – che narra le vicende di un ragazzo come voi cresciuto in un contesto disagiato dove era facile cadere nella rete della delinquenza”. Cannone si è soffermato poi sull’uso dei social e delle fiction Tv che creano falsi miti. “Spesso si tratta di personaggi che si cercano di emulare. Nel mio libro ho dovuto raccontare di amici e compagni di scuola finiti all'interno delle ordinanze del dottor Gratteri, della dottoressa Manzini, del dottor Falvo, amici miei che hanno scelto un'altra strada. Erano bulli e si vedeva da piccoli che erano bulli, sono andati dietro ai quelli più grandi iniziando con fare piccoli furtarelli, iniziando con danneggiare il negozietto, iniziando con dare fastidio eccetera per poi scalare purtroppo una realtà decisamente contro le regole”. Cannone, ha invitato i giovani "a formarsi una propria coscienza critica, senza farsi condizionare dalla mafia e soprattutto studiare. Oggi – ha chiosato il giornalista – viviamo in una realtà corrotta dove per trovare lavoro bisogna chiedere favori, o andare via perché gran parte dell’economia locale è contaminata. La speranza siete voi, futura classe dirigente”.

Presente all’iniziativa, don Giacomo Panizza, fondatore della comunità Progetto Sud, che ha raccontato la sua esperienza giunto a Lamezia dalla lontana Brescia. Del lavoro svolto a sostegno dei disabili, degli ultimi, dei tossicodipendenti. “A Brescia – ha raccontato - quelli che erano nella vostra età, andavano a scuola, andavano a giocare, quello che oggi chiamano lo sport per le disabilità non c’era in Calabria. Si può dire Italia unita? Si può dire comunque uno Stato? Ecco, non c'erano le cose uguali dappertutto”. Panizza ha messo in risalto il ruolo della scuola, degli insegnanti. Ricordando anche alcuni episodi spiacevoli e le minacce subite per il suo lavoro a Lamezia.

Anche da Sergio Gaglianese fondatore-presidente dell’associazione La Tazzina della Legalità, è arrivato un contribuito importante alla discussione con i giovani di Accaria. In particolare, Gaglianese ha portato il suo esempio di imprenditore vessato dalla mafia. “Tre auto bruciate e un’attività messa a rischio”. Quindi ha spiegato il motivo della nascita del libro “la Tazzina della Lagalità”, idea nata dopo le intimidazioni subite da imprenditori. Tuttavia, ha ammonito, “bisogna evitare il rischio che il giorno dopo di attentati e intimidazioni si disperde tutto. E’ facile parlare di legalità e poi il giorno dopo comportarsi diversamente”. Antonio Muraca, sindaco di Serrastretta ha sottolineato “l’importanza del progetto e il valore di un’iniziativa svoltasi all’interno della scuola”.

Antonia Butera

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