Lamezia Terme - Dal giorno del suo ritorno, a distanza di quasi otto anni, la Vigor Lamezia non ha più perso, inanellando, piuttosto, una striscia composta da un pari e ben nove, di cui otto consecutive, vittorie. “Non so se prima ci fossero dei problemi, ed eventualmente quali fossero, ma – afferma Domenico, per tutti Nico, Spanò - da quando ci sono io vedo un gruppo che lavora bene, composto da giocatori importanti, alcuni dei quali con trascorsi in categorie superiori”.
L’esterno d’attacco classe ’93 aveva iniziato l’attuale stagione in un’altra delle squadre in estate maggiormente candidate alla vittoria finale. Domenica 19 novembre ha giocato l’intera gara disputata dal Cittanova, contro i biancoverdi, al D’Ippolito e vinta da questi ultimi grazie al decisivo gol di Catania. Poco più di dieci giorni dopo, a Lamezia Spanò ci è tornato, ma stavolta per restarci. “Era da otto anni che desideravo tornare in questa piazza dove avevo lasciato un ottimo ricordo e tanti amici. Di conseguenza, non appena, a fine novembre, si è aperta la possibilità di poter rivestire la maglia biancoverde, non ho esitato un attimo ad accettare. Colgo quindi l’occasione per ringraziare la società per la grande opportunità datami. Da persona molto affezionata a tali colori, mi auguro di riuscire, assieme ai miei compagni, a togliermi tante soddisfazioni”.
A ottobre del 2015, Spanò arrivò assieme ad altri calciatori, in gran parte poco più che ventenni, per provare a compiere l’impresa disperata di salvare la Vigor Lamezia dalla retrocessione in Eccellenza. Miracolo soltanto sfiorato da quel gruppo fantastico guidato da mister Antonio Gatto, senza dimenticare l’allora giovanissimo diesse Domenico Roma. Una squadra che, nonostante i grossi problemi societari e le lacune a livello tecnico e di esperienza, lottò con il sangue agli occhi su ogni campo, dimostrando uno straordinario attaccamento alla causa. “Vero. Noi più grandi arrivammo dopo sette-otto giornate con la squadra ancora a zero punti, visto che fino ad allora era scesa in campo con la juniores a seguito dell’esclusione estiva dalla serie C per la vicenda Dirty Soccer. Chiamandoci Vigor, avevamo però l’obbligo di provare a recuperare il terreno perduto, sebbene solo dei pazzi potevano cimentarsi in una simile impresa. Si formò un grandissimo gruppo e, come cominciarono ad arrivare i primi risultati, la gente si strinse attorno a noi. Venne a crearsi una sintonia particolare tra società, squadra e tifosi, una sorta di blocco unico, di grande famiglia. Ricordo, in particolar modo, la gara interna con la Gelbison d’inizio girone di ritorno: un vero e proprio scontro diretto per la salvezza. Dopo una grossa rimonta, infatti, ci presentammo a quel match con soli cinque punti di ritardo dalla compagine campana. Sullo 0-0, al 90’ ci fu assegnata una punizione sulla trequarti destra. Andai a batterla io dato che mancava Giannusa, uno degli elementi più esperti del gruppo. Metto la palla in mezzo e colpo di testa vincente di Itri. Lo stadio esplose di gioia e tornammo in piena corsa per quantomeno evitare la retrocessione diretta. E ci saremmo sicuramente riusciti senza quei tre punti di penalizzazione che ci portavamo appresso da inizio stagione. Nonostante la retrocessione, fu comunque un’annata strepitosa. Personalmente siglai quattro reti e un assist”.
Nell’attuale, invece, l’attaccante di Gioia Tauro ha già gonfiato sette volte la rete avversaria: tre con la maglia del Cittanova e quattro con quella lametina. Domenica scorsa, grazie a quella ch’è stata la sua seconda doppietta stagionale, ha avuto il merito di mettere in discesa un match esterno tutt’altro che semplice alla vigilia. “Anche se dal risultato finale potrebbe non sembrare così, è stata una gara tosta, come lo sono tutte quelle che, nel girone di ritorno, giochi contro squadre impegnate nella lotta per salvarsi. I miei gol, entrambi di testa, sono stati piuttosto simili. In quello valso l’1-0 ho attaccato il primo palo. Nell’altro mi sono smarcato sul secondo. Contento, ad ogni modo, della prestazione sfornata dalla squadra e del mio personale contributo”.
Una compagine, quella di mister Fanello, che sembra aver trovato la giusta quadratura, come testimoniano le ormai otto vittorie consecutive dalle quali si è reduci. “Filotto frutto del lavoro settimanale che ti permette di migliorare. Far parte di un gruppo composto da gente seria, di uomini prima che calciatori, ti consente di risollevarti dai momenti di difficoltà. Ed è quello che è successo da quando sono arrivato. Allora eravamo quarti in condominio con il Rende. Dobbiamo solo continuare a lavorare come stiamo facendo, recependo le indicazioni del mister. Poi chi gioca di volta in volta, non è importante. Siamo infatti coscienti di avere una rosa importante e, quindi, tra di noi c’è il massimo rispetto l’un dell’altro. Ora dobbiamo cercare di continuare a vincere ogni domenica, consci, comunque, che non sarà facile. D’altronde, quando ti chiami Vigor Lamezia devi scendere sempre in campo per vincere. Anche perché le squadre avversarie ci tengono a ben figurare contro di noi. A fine campionato poi tireremo le somme”.
La stracittadina di ritorno costituirà probabilmente una sorta di spartiacque nella lotta per la vittoria finale. “Prima del derby – osserva saggiamente Spanò - ci aspettano due gare complicate ed insidiose, al cospetto di altrettante compagini assetate di punti salvezza. Mente, quindi, adesso rivolta solo a Scalea e Gioiosa Jonica. Certo, poi il derby sarà una gara bellissima da giocare, con tanta gente al campo e quindi con i tifosi che ci daranno la spinta giusta per disputare una grande partita”.
Figlio d’arte, il padre Mario, centrocampista, è stato capitano della Gioiese che vinse, come fatto la scorsa stagione da Nico, il campionato di Eccellenza, il quasi trentunenne attaccante esterno in passato è stato ad un passo dall’appendere, con larghissimo anticipo, le fatidiche scarpette al chiodo. “Ho iniziato a giocare nella mia città. A sedici anni sono andato ad Arezzo giocando negli Allievi Nazionali. Poi Pro Patria e Nocerina Primavera, prima di iniziare, con la Vibonese, una lunga sfilza di campionati di serie D. Attorno a ventiquattro - venticinque anni mi ero un po' stancato di giocare, avendo visto delle cose particolari, comunque tipiche non solo del mondo del calcio. Dopo un paio di anni di fermo, ho ripreso a giocare in D, salvo poi rifermarmi. A quel punto ho ritrovato gli stimoli ripartendo dalla Gioiese, squadra della mia città. E così è stato, avendo dapprima vinto la finale play-off di Promozione, quindi, lo scorso anno, il torneo di Eccellenza e la Coppa Italia regionale, segnando, complessivamente, tredici gol. Similitudini tra la Gioiese della passata stagione e questa Vigor? Due squadre forti. Quella Gioiese era composta da gente del posto che si conosceva da tanto tempo. Questo ha rappresentato un po' la nostra forza, anche se in rosa c’erano comunque elementi in possesso di tanta qualità. Entrambe godono di un folto tifo al seguito, fattore importante per chi vi gioca, assicurandoti una spinta in più. Ci sono, insomma, tutti i presupposti per provare a ripetere quanto fatto l’anno scorso con l’allora mia squadra”.
Di fede juventina, Nico Spanò dice di non ispirarsi a nessun calciatore in particolare. “Anche se, avendo vestito la maglia bianconera, mi piace tanto il modo di giocare di Dybala. Hobby al di fuori del calcio? Quando ho bisogno di caricarmi o, al contrario, di rilassarmi, ascolto della musica. Da buon sportivo, comunque, quando mi è possibile cerco di praticare qualche altro sport, tipo tennis o padel. Mi piace, inoltre, dilettarmi a cucinare”.
Ferdinando Gaetano
© RIPRODUZIONE RISERVATA