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Il Bruzio: conteso e diviso tra Bizantini e Longobardi
Scritto da Lametino7 Pubblicato in Francesco Vescio© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nella seconda metà del VI secolo in Italia si verificarono due eventi fondamentali che determinarono non solo differenti e travagliati assetti politico- istituzionali, ma la divisione del Paese che perdurerà fino al 1918, anno della fine della Prima Guerra Mondiale; tali eventi furono: la conclusione della Guerra Gotica, vinta dai Bizantini e l’invasione longobarda di vaste parti della Penisola , in molti casi, senza alcuna continuità territoriale; nel presente scritto si delineerà sinteticamente il quadro generale degli eventi più rilevanti ed, in particolare, l’occupazione longobarda di una parte del Bruzio ( fine del VI secolo ed inizio del VII ) .
Nel testo che segue si trova una sintesi molto significativa degli avvenimenti del momento storico a cui si sta facendo riferimento:
“ Il regno ostrogoto , malgrado l’indomita energia con cui fu difeso dal re Totila, era tuttavia destinato a perire di fronte alla potenza dell’impero: l’epilogo si ebbe nel 552, in due cruente battaglie con le quali fu definitivamente cancellato. Nel 554 il dominio imperiale venne ufficialmente restaurato con la Prammatica Sanzione di Giustiniano, ma le operazioni militari proseguirono ancora per alcuni anni fino all’eliminazione delle ultime sacche di resistenza e all’estensione della riconquista al confine alpino. L’Italia unita sotto i Bizantini ebbe una durata molto breve e, nel 568, le frontiere vennero travolte dall’invasione dei Longobardi che, senza quasi incontrare resistenza, si impossessarono di gran parte del nord, costituendovi un regno con capitale Pavia, e dilagando poi negli anni seguenti al centro e al sud, dove sorsero i due grandi ducati di Spoleto e Benevento. A corto di soldati, esausto a causa della lunga guerra e probabilmente in preda a una crisi del comando centrale, l’impero reagì in maniera scarsamente coordinata senza riuscire ad allontanare i nuovi invasori, che si radicarono nelle terre occupate. I Bizantini non rinunciarono tuttavia alla difesa di quanto era rimasto nelle loro mani e, così, nella seconda metà del sesto secolo, la penisola finì per frantumarsi in zone di influenza bizantina e longobarda, rompendo definitivamente l’unità dell’epoca romana. Brutali e non disposti a venire a compromessi con l’elemento indigeno, i Longobardi attuarono una spietata politica di conquista e, di conseguenza, le condizioni di vita delle popolazioni peggiorarono ulteriormente a causa delle guerre pressoché continue e dei saccheggi a queste legate. Impotente di fronte agli invasori e più volte sconfitto sul campo, il governo bizantino ricorse all’istituzione dell’esarca, con sede a Ravenna, un nuovo magistrato con poteri speciali, e nello stesso tempo alla militarizzazione amministrativa per fare fronte alle preminenti esigenze della difesa, trasformando così di fatto l’Italia imperiale in un’unica terra di frontiera” ( Giorgio Ravegnani, I Bizantini in Italia, Il Mulino, Bologna, 2004, pp. 7-8 ) .
Il Bruzio nel contesto storico sopra delineato venne ad assumere un ruolo di notevole importanza per l’esito del conflitto anche a causa della sua posizione geografica nel Mediterraneo; infatti era indispensabile per i collegamenti rapidi e sicuri tra Costantinopoli e la Sicilia, regione dell’Impero Bizantino in quel tempo molto importante sia per le risorse di cui disponeva sia per la sua vicinanza e ai territori nordafricani, conquistati dopo aver sconfitto i Vandali nei primi decenni del VI secolo. Le conoscenze su quel periodo storico particolare della regione sono limitate a causa dei pochi documenti di cui si dispone e per i motivi esposti nel brano successivo: “I cinque secoli che separano la riconquista giustinianea del Bruzio e l’occupazione normanna sono da considerare per la Regione tra i più oscuri della sua storia. Mezzo millennio di anarchia, di guerre intervallate da periodi di tregua e pace, ove il motivo dominante è l’assenza dell’autorità centrale e lo sfrenarsi delle forze centrifughe che condussero ad uno spiccato particolarismo.
In questo lungo, oscuro periodo, le fonti, sì rade e incerte per il resto d’Italia, mancano del tutto per la Regione e la stessa cronologia diventa incerta ( … ) La ricerca degli storici s’è dovuta necessariamente limitare ai radi editti reali e ai documenti provenienti in massima parte dal patrimonio ecclesiastico, che in questo lungo periodo sono gli unici spiragli di luce che consentono di spingere lo sguardo nella vita economica ” ( Giuseppe Brasacchio, Storia Economica della Calabria – Dal III secolo dopo Cristo alla Dominazione Angioina- 1492, Edizioni Effe Emme, Chiaravalle Centrale, 1977, p. 75 ). L’invasione longobarda nell’Italia meridionale peninsulare e quella parziale del Bruzio sarebbe avvenuta tra la fine del VI secolo e l’inizio del VII, per come si può evincere dal testo che segue: “Anche il Mezzogiorno viene ben presto investito dall’ondata degli invasori che, sotto il comando prima di Zottone ( dal 570 ) e poi di Arechi ( dal 591 ) , fondano un amplissimo ducato con capitale Benevento (…)
Il confine tra la terra Brittiorum [ Termine latino: dei Brittii o dei Brettii com’erano indicati gli antichi abitanti dell’attuale Calabria; tale definizione era una traslitterazione di origine ellenica, mentre i Romani li chiamavano Bruttii, da cui deriva Bruzio in italiano N.d.R.] , sostanzialmente circoscrivibile al territorio posto a sud del fiume Crati, e la fascia meridionale della Longobardia minor [ Si tratta, in questo caso, del ducato longobardo di Benevento, che era distinto dal regno longobardo vero e proprio con capitale Pavia, che era detto Longobardia Maior, N.d.R. ] finì per stabilizzarsi, anche se ovviamente non mancarono nel corso dei secoli cambiamenti di varia entità. Per citare qualche elemento concreto, si può ritenere che nella seconda metà del VII secolo la Val di Crati e la città di Cosenza costituissero il settore più meridionale del ducato di Benevento ” Pasquale Corsi, La Calabria Bizantina: Vicende Istituzionali e Politico-militare, in “Storia della Calabria Medievale – I quadri Generali”, Gangemi Editore, Roma- Reggio Cal., 2001, pp.24 – 27). Da quanto innanzi esposto si può facilmente constatare, al di là delle scarse fonti disponibili, quanto fosse complesso e mutevole il quadro politico, istituzionale, militare della Regione nel periodo storico preso in esame.