Lamezia, presentazione progetto ‘Ciambre, effimere dimore’ il 21 febbraio

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Lamezia Terme - Continuano gli eventi collaterali della mostra dedicata al poeta Franco Costabile, Ut Pictura Poesis, organizzata dall’Associazione culturale Natale Proto, con la curatela di Mario Panarello e la direzione artistica di Tommaso Colloca, presso il Palazzo Greco Stella di Lamezia Terme. Dopo la serata sul rapporto tra Costabile e il fotografo Mario Giacomelli, a cura di Mario Talarico ed Elisabetta Longo, del MABOS, il 21 febbraio alle 17:30, sarà illustrato il progetto Ciambre, effimere dimore, di Giovanni Orlando Muraca, artista multidisciplinare che è presente con un suo video (https://www.youtube.com/watch?v=yfHzHBvyjhQ&t=63s&pp=ygUIY2lhbWJyZSA%3D) nella mostra collettiva. Durante la serata, a supporto teorico, verrà presentato l’ultimo libro di Antonia di Lauro, Abitare l’effimero, Scenografie e allestimenti del paesaggio contemporaneo”, pubblicato dall’Editrice La Mandragora di Imola, che ne discuterà con l’architetto Giuseppe Moraca, cultore di tematiche legate alle politiche urbane e territoriali e con i saluti iniziali dell’architetto Eugenio D’Audino dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Catanzaro.

“Ciambre, Effimere dimore” è un lavoro poetico sull'abitare i luoghi e sulle sue trasformazioni nel tempo: un’indagine sulla memoria collettiva per coglierne l’anima nascosta. Il progetto Ciambre è un lavoro che nasce da una sequenza fotografica ritrovata per caso e diventa un “found footage” che significa letteralmente "girato ritrovato". “Questo espediente creativo ha attraversato tutto il '900 ed è stato utilizzato da vari artisti, a cominciare dalle sperimentazioni cinematografiche di Dziga Vertov, fino a chi ne ha fatto un tratto distintivo della sua poetica rivoluzionaria, Guy Debord – spiegano gli organizzatori - Nel nostro caso la sequenza fotografica “ritrovata” è stata scattata da Vittorio Luzzo il 15 agosto del 1962, sulle coste del Tirreno calabrese. Le foto di Luzzo nascono dall’esigenza di fermare una “visione” avuta da bambino: un’infinità di muli, cavalli ed asini che lentamente, in fila indiana, riportano al paese un’intera comunità. Fino agli anni '60 - come ci ricorda tra l’altro Franco Costabile in un verso della sua più famosa poesia - migliaia di contadini si "accampavano" il giorno di ferragosto sulle spiagge del lametino, in una sorta di comunità temporanea … le carrette alla marina. Dopo la festa, interminabili processioni di carrette riportavano in paese uomini, donne e bambini che, rinfrancati dal riposo, si preparavano per la stagione della vendemmia. Luzzo non appena ha la possibilità di rubare al tempo un istante, compie il miracolo di fermare per sempre un pezzo di storia che diventa universale: uomini, animali e natura diventano, per magia, tutt’uno: respiri, odori, gesti, parole, corpi abbandonati al riposo”. “Il mio lavoro – spiega Giovanni Orlando Muraca - è stato quello di addentrarmi in questa “comunità provvisoria” col fare del rabdomante, entrare alla scoperta di un micromondo che a distanza di sessant’anni assume caratteri fortemente simbolici, viste le tante comunità che, per motivi diversi, nel mondo, sperimentano, loro malgrado, l’abitare effimero”.

“Su questo aspetto si inserisce il lavoro di Antonia Di Lauro, architetto e insegnante d’arte, già docente a contratto di Architettura del Paesaggio al Politecnico di Milano, che attualmente lavora all’Università della Basilicata. Il libro ‘Abitare l’effimero’ è infatti un’indagine sul rapporto tra società e paesaggio profondamente mutato dall’utilizzo diffuso delle tecnologie di informazione e comunicazione che riformulano il progetto dei luoghi e i principi dell’abitare, facendo emergere l’effimero come aspetto caratterizzante della relazione che intratteniamo con i luoghi e le persone. Ciò si manifesta nel paesaggio, espressione e riflesso del nostro modo di abitare. Qui, l’architettura si “smaterializza” utilizzando componenti “leggere” e delineando una “città in allestimento”, in continua trasformazione: tracce tangibili che accompagnano valori e comportamenti incentrati sul nuovo paradigma della Rete che guida la “società dell’informazione”. Guardando al paesaggio, emerge come i principi della durata e della permanenza che hanno storicamente dominato l’organizzazione delle città si dissolvono, mentre una vita sempre più dinamica si riorganizza tra realtà fisica e flussi virtuali”. In tale scenario, afferma Antonia Di Lauro “l’effimero diviene linguaggio etico ed estetico tipico del nostro tempo, come l’arte, con sguardo sensibile, ci racconta. Sono proprio le pratiche artistiche del secolo scorso, che mentre invadono lo spazio pubblico per mescolarsi alla vita, si “smaterializzano” per farsi idea, processo e azione e incarnano i sentori del cambiamento attorno al quale si riorganizza il contemporaneo, intrecciando

questioni estetiche, politiche e sociali”. “Happening, performance e istallazioni site specific diventano lo strumento di indagine per comprendere il nostro mondo attuale, portando alla luce due questioni centrali connesse all’effimero. Da una parte, il concetto si lega all’idea di un con-temporaneo inteso come eterno presente, in cui siamo incapaci di allacciare rapporti duraturi con le persone, le cose, il passato e il futuro. Viviamo relazioni fittizie e fragili, nella continua ricerca dell’evento e della novità, spesso espressa anche da un’arte condizionata da logiche consumistiche. Dall’altra, l’effimero è occasione per riformulare principi e ideologie che hanno guidato la modernità ed hanno portato alla crisi odierna, svelando gli aspetti immateriali della vita che sopravvivono oltre la durata delle cose, nel ricordo, nell’incontro autentico con l’altro, nella relazione che perennemente evolve e si trasforma come la vita, contro ogni idea di perfezione eterna e immutabile bellezza – concludono - L’evento è realizzato col sostegno di Ecologia Oggi, “Nova Casa” Agenzia Immobiliare, Level Palestra, Ordine degli Architetti della Provincia di Catanzaro”.

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