Catanzaro - Un’indagine articolata che avrebbe permesso di accertare le "dinamiche operative della cosca, su base familiare, e il suo completo controllo di tutte le attività del territorio oltre a contatti molto stretti con esponenti istituzionali del Comune come il sindaco, finito in carcere, e l’assessore finito invece ai domiciliari" (rispettivamente Francesco Seminario e Anselmo De Giacomo, ndr). Lo ha detto il procuratore facente funzioni della Distrettuale antimafia di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, nel corso della conferenza stampa indetta questa mattina per illustrare i dettagli dell’operazione “Nemesis” che, all’alba di oggi, ha portato all’arresto di 10 persone su ordine del gip del Tribunale di Catanzaro, per 8 delle quali è stata adottata la custodia cautelare in carcere e due quella degli arresti domiciliari. Le accuse, per tutti e a vario titolo, sono di associazione a delinquere di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, furto aggravato dal metodo e dalla finalità mafiosa, nei territori di Casabona, Scandale e Strongoli.
"Stretto rapporto tra clan e politica"
Il procuratore Capomolla ha messo in evidenza il "rapporto stretto con i rappresentanti istituzionali" nonostante proprio il Comune di Casabona fosse reduce da uno scioglimento decretato dopo l'operazione “Stige” coinvolgendo "il sindaco eletto proprio dopo il commissariamento" e, ha spiegato ancora il procuratore facente funzioni "con il sostegno elettorale della ‘ndrina ottenendo in cambio di favori, tra cui anche assunzioni e l’omissione di controlli da parte degli organi comunali". "Seminario - scrive Capomolla in una nota - prima delle elezioni amministrative del 2021, avrebbe reperito un cospicuo bacino di voti tramite la cosca Tallarico e i suoi affiliati che gli hanno consentito di raggiungere l'obiettivo dell'elezione. In più Seminario si sarebbe avvalso dell'ausilio di altri appartenenti all'Amministrazione comunale", tra cui l'assessore De Giacomo, "per favorire gli interessi degli esponenti della cosca, con riguardo, in particolare, alle attività imprenditoriali nel settore dell'edilizia riconducibili allo stesso gruppo criminale, ai vantaggi nell'indebito godimento di beni pubblici, ad aree destinate a piano per insediamenti industriali, ad assunzioni ed allo svolgimento di attività lavorative".
La nuova ‘ndrina riconosciuta dal Crimine di Cirò
Quella coordinata dalla Dda di Catanzaro è "un'indagine partita nel 2021 mirata a riscontrare l’esistenza giudiziaria di una nuova ‘ndrina riconosciuta dal “Crimine di Cirò". Ha detto Raffaele Giovinazzo, comandante provinciale dei Carabinieri di Crotone, durante l'incontro con la stampa. "Abbiamo riscontrato un generale appiattimento degli amministratori ai voleri della cosca, in particolare nella determinazione di favorire gli appartamenti alla cosca con la consapevolezza di rafforzare la struttura economica e militare della cosca" - ha aggiunto. Secondo il comandate dei carabinieri di Crotone è stata una indagine che "ha richiesto paziente lavoro di ricostruzione delle dinamiche criminali, Casabona ha una unica strada e quindi mandare una pattuglia dava subito nell’occhio ma abbiamo comunque registrato un accordo, il patto scellerato stipulato dal sindaco per ottenere i voti per essere eletto attraverso il ritiro dell’avversario, vincendo poi con il 62% delle preferenze". Giovinazzo ha riferito inoltre di "incontri successivi alle elezioni e di vari benefit per la cosca" soffermandosi in particolare sul caso di una "società di calcestruzzo e cemento della cosca che si insedia in un’area produttiva nonostante la scadenza di una convenzione stabilità dai commissari. E poi lo sfruttamento di risorse idriche di un’azienda in mano alla cosca che lavorava con acqua potabile senza pagarla e senza i e controlli di tecnici di Congesi e Sorical che, addirittura, avrebbero consigliato come effettuare l’allaccio abusivo".
B. M.
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