Operazione dei carabinieri contro caporalato in Calabria e Basilicata, arresti e sequestri di aziende agricole - NOMI E VIDEO

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Castrovillari (Cosenza) - Sono 15 (sei in carcere e nove ai domiciliari) le persone arrestate tra Calabria e Basilicata nell'ambito dell'operazione contro il caporalato e lo sfruttamento del lavoro condotta dai carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano Rossano e del Comando Tutela per il lavoro, con il supporto dei militari dei Comandi provinciali di Crotone e Matera e il coordinamento della Procura di Castrovillari. Disposto il sequestro preventivo dei beni e delle quote aziendali di 10 imprese operanti nel settore agricolo (quattro persone giuridiche e sei imprese individuali): quattro in provincia di Cosenza, cinque in provincia di Crotone e una in provincia di Matera. Sigilli anche a cinque veicoli che sarebbero stati utilizzati dai caporali per il trasporto dei lavoratori in nero. Il valore totale dei beni sequestrati è stato stimato in circa 15 milioni di euro. 

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L'inchiesta prende le mosse da un'indagine dei carabinieri di Mirto Crosia (Cosenza), condotta in sinergia con i colleghi del Comando Tutela del lavoro di Cosenza, e ha permesso di portare alla luce il fenomeno dell'impiego di lavoratori in condizioni illecite da parte di aziende dislocate in Calabria (tra le province dei Cosenza e Crotone) e in Basilicata (Matera). Gli investigatori hanno preso in esame la condotta degli indagati nell'arco del periodo 208-2021 anche attraverso le denunce delle vittime, accertando il reiterato ricorso a minacce, anche di morte e ad atti di violenza. Il tutto per costringere i lavoratori di varie nazionalità (gambiana, nigeriana, romena), ad accettare retribuzioni dai 15 ai 30 euro al giorno a fronte di oltre 12 ore di lavoro nei campi prospettando loro che in caso diverso sarebbero stati licenziati. Inoltre le indagini, secondo quanto emerso, hanno con sentito di provare le responsabilità penali degli arrestati in ordine alle ripetute violazioni della normativa a tutela dei lavoratori in materia di igiene e sicurezza sui posti di lavoro, orario di lavoro e riposi (che duravano tra i 10 e i 30 minuti). Addirittura, in un caso sarebbe stata negata assistenza ad un lavoratore che si era stirato una gamba dopo aver caricato oltre 630 cassette di pomodoro. Inoltre sarebbe stato documentato come i caporali esigevano la restituzione di parte dello stipendio o come istruivano i lavoratori nel caso di un eventuale controllo di polizia.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata a Pino Pugliese, 36 anni, nato in Germania; Aurina Corinaldo Olteanu, 43 anni, nata in Romania; Pasquale Pometti, 51, nato a Longobucco (Cs); Luigi Romano, 65, nato a Corigliano Rossano; Slavcho Ivanov Metodiev, 41, nato in Bulgaria; Alfonso Francesco Scarcella, 62, nato a Corigliano Rossano (Cs). Agli arresti domiciliari: Pasqualino Giuseppe Piscitelli, 37 anni, nato a Crotone; Giovanni Nardiello, 72, nato a Ruoti; Saverio Grillo, 41, nato a Cosenza; Salvatore Cipparone, 61, nato a Spezzano della Sila; Pasquale Vulcano, 50, nato a Corigliano Rossano; Antonio Dottore, 65, nato a Cirò Marina; Giuseppe Laratta, 55, nato a Crotone; Gennaro Buffone, 45, nato a Corigliano Rossano; Gaetano De Tursi, 78, nato a Strongoli.

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Fai Cisl: "Fare rete contro questa piaga"

"Sono agghiaccianti i dettagli che stanno emergendo dall'indagine che la Procura di Castrovillari (Cosenza) sta conducendo da questa mattina, su intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, minacce ed estorsione". Lo afferma in una nota il segretario generale Fai Cisl Calabria Michele Sapia commentando le operazioni contro i nuovi episodi di caporalato che in Calabria sono in corso nelle province di Cosenza e Crotone. "Una vera e propria piaga sociale - prosegue - verso cui vanno intraprese azioni di contrasto e prevenzione attraverso la capacità di fare rete e sfruttando con più efficacia gli strumenti normativi a disposizione. Un plauso all'attività della Procura e alle forze dell'ordine, che però non possono essere lasciate sole nel contrasto di questo fenomeno. Nel settore agricolo, che dovrebbe essere una reale leva di sviluppo e occupazione per la nostra regione, non è ammissibile che si continuino a registrare episodi che negano la stessa dignità della persona, è il momento di affrontare insieme questo drammatico problema. A livello regionale, negli ultimi mesi, è stato istituito l'Osservatorio agricolo e, soprattutto, insediato il Tavolo di Lavoro Regionale di contrasto al Caporalato. Occorre però pervenire al più presto ad un Protocollo regionale di contrasto al caporalato, favorendo circuiti legali di reperimento della manodopera, attraverso un percorso di confronto tra istituzioni, enti preposti, associazioni sindacali e datoriali. L'obiettivo è condividere attività di prevenzione contro sfruttamento e ghettizzazione, iniziative d'informazione, condivisione di dati, raccogliere proposte per il settore agricolo e favorire nuovi modelli di integrazione, soprattutto in riferimento al trasporto e alloggio dei braccianti. Positiva, per il sostegno al comparto agroalimentare calabrese la decisione della Giunta regionale, in conseguenza della guerra in Ucraina, di affidare all'Arsac quelle attività per il reperimento di terreni seminativi o con vocazione seminativa e promuovere l'autosufficienza della produzione calabrese".

CGIL Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo: "Intervenire sulle capacità di ascolto"

"Accanto a queste considerazioni - aggiunge Sapia - occorre avviare, anche tramite il coinvolgimento delle professionalità e competenze dell'Arsac, purtroppo in costante riduzione per pensionamento, sia una ricognizione sull'intero territorio calabrese dei terreni agricoli abbandonati o non coltivati tramite l'istituzione di un inventario 'Banca della Terra', sia rafforzare il concetto di fare rete contro il fenomeno del dumping contrattuale in agricoltura e incentivare l'adesione delle aziende agricole calabresi alle Rete del lavoro agricolo di qualità". “Quindici euro per dodici ore di lavoro, di quello faticoso e durissimo nei campi. E' questo il prezzo dello sfruttamento nel 2022, una realtà inquietante che si staglia davanti agli enormi passi in avanti della tecnologia anche a sostegno delle pratiche agricole e soprattutto alla normativa improntata nella direzione della tutela e della sicurezza dei lavoratori. Ancora una volta a richiamare l'attualità di fatti drammatici come quelli emersi tra le province di Cosenza, Matera e Crotone è l'operato delle forze dell'ordine e della magistratura che hanno portato all'arresto di 15 persone accusate di sfruttamento del lavoro, minacce ed estorsioni. Ma quello che colpisce e deve fare riflettere è che le indagini sono scaturire dalle denunce dei lavoratori”. E' quanto afferma il segretario generale della CGIL Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, Enzo Scalese.

“Il coraggio dei lavoratori sfruttati e minacciati richiama tutti alle proprie responsabilità: le istituzioni, le forze politiche e i sindacati – afferma ancora Scalese -. Alla risposta giudiziaria messa in campo in seguito alle denunce, deve corrispondere un impegno finalizzato alla prevenzione alimentato dalla capacità di ascolto e di intervento. Un monitoraggio civico che deve influire sulla  cultura del rispetto: ne va della dignità delle persone che lavorano che non possono considerate solo come unità di produzione. Ciascuno per la propria parte, insomma, deve intervenire sulla capacità di ascolto per captare il disagio e la paura, affiancando con coraggio chi denuncia. Anche questo è un dovere civico e un contrasto allo sfruttamento”.

Pd: "Scenario indagini procura Castrovillari preoccupa"

Il gruppo del Pd in Consiglio regionale lancia l’allarme dopo l’inchiesta aperta dalla Procura di Castrovillari che ha portato a diversi arresti e al sequestro di diverse aziende operanti tra Calabria e Basilicata, per reati connessi allo sfruttamento del lavoro. "Lo scenario che emerge dall’inchiesta - scrivono i consiglieri regionali del Pd Nicola Irto, Ernesto Alecci, Domenico Bevacqua, Franco Iacucci e Raffaele Mammoliti – desta profonda preoccupazione. Dalle indagini dei Carabinieri emergono l’assenza di visite mediche per i lavoratori impiegati nel lavoro dei campi, turni massacranti e i soliti “caporali” che pretendono la restituzione dello stipendio, già misero, corrisposti ai lavoratori". "Si tratta di una situazione assai grave – proseguono i consiglieri regionali dem –  che deve essere monitorata con grande attenzione, perché la crisi economica innescata dalla pandemia da Covid 19 potrebbe portare ad un aumento dello sfruttamento e del lavoro nero, già assai presente nel tessuto economico calabrese e del Meridione". "Il Pd è sempre stato sensibile a questi temi –affermano ancora i consiglieri regionali -  tanto che nel 2016 il Consiglio regionale approvò, proprio su proposta del gruppo dem di allora, una legge sulla sicurezza del lavoro e per l’emersione del lavoro nero. Serve, però, non abbassare la guardia e confrontarsi con sindacati e rappresentanti di categoria per arrivare a elaborare ulteriori strumenti normativi e di vigilanza che possano garantire i diritti dei lavoratori. Il Consiglio regionale - si legge infine - deve, da subito, procedere a calendarizzare la discussione sul fenomeno in maniera tale di arrivare, in tempi brevi, a fornire risposte concrete in un momento assai difficile per la Calabria dove lo stato di bisogno in cui versano ampie fasce della popolazione può rafforzare il potere della criminalità e l’ulteriore creazione di sacche di sfruttamento e di lavoro nero".

Flai- Cgil e Cgil: “Impegno profuso da Magistratura e Forze dell’Ordine è encomiabile”

“La vasta operazione condotta oggi dall’Arma è sintomatica della penetrazione insidiosa del caporalato e dello sfruttamento nei nostri campi. È su base pressoché quotidiana giungono notizie di interventi simili, ma questo non inibisce né serva da monito ai caporali e agli sfruttatori. È di una settimana fa la pubblicazione del Quaderno dell’Osservatorio Placido Rizzotto sulla “geografia del caporalato” nel nostro Paese quindi anche in Calabria. Le aree interessate dall’operazione odierna combaciano con quanto rappresentato. Da tempo, denunciamo la negazione dei diritti del lavoro che si è sedimentata a danno di tante donne e tanti uomini impegnati in agricoltura. Abbiamo conquistato la legge 199 del 2016, un prezioso presidio normativo di contrasto al caporalato e allo sfruttamento. Le indagini e gli interventi di Polizia Giudiziaria di contrasto agli abusi, che si sostanziano anche in sequestri preventivi conseguenti di beni e utilità come avvenuto oggi, sono frutto dell’applicazione di quell’impianto normativo da parte degli Uffici Giudiziari e delle Forze dell’Ordine. Nello stesso ecosistema normativo, è incardinata una parte preventiva allo sfruttamento e al caporalato la cui architrave è la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. Purtroppo, quelle disposizioni preventivo stentano ad essere attuate nel Paese e nel nostro territorio. Per la CGIL Calabria e la FLAI- CGIL Regionale, il caporalato e lo sfruttamento danneggiano non solo le vittime, ma anche quelle realtà produttive che rispettano il lavoro, attraverso l’applicazione del Contratto.  Noi non ci arrenderemo finché ci saranno donne e uomini depredati della propria dignità nel lavoro. Continueremo a presidiare le coordinate geografiche degli abusi sul nostro territorio con il sindacato di strada e la vertenzialità, a tutela del lavoro. L’impegno profuso dalla Magistratura e dalle Forze dell’Ordine è encomiabile e qualifica la nostra battaglia che mira a sradicare lo sfruttamento e il caporalato dai nostri assetti produttivi”. Così in una nota Bruno Costa Flai- Cgil Calabria e Angelo Sposato Cgil Calabria.

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