Operazione Brooklyn, le accuse della Dda: dal ruolo degli imprenditori Sgromo al materiale scadente per il Morandi

screen-operazione_9fe3d.jpg

Catanzaro – C'è anche la frode nelle pubbliche forniture per ciò che concerne i lavori di consolidamento del Ponte Morandi tra i reati contestati a imprenditori e pubblici funzionari finiti nelle maglie dell'operazione “Brooklyn” coordinata dalla Dda di Catanzaro. “In particolare – scrive il gip Paola Ciriaco nell'ordinanza di 59 pagine che ha portato all'emissione delle misure cautelari – si fa riferimento ad alcune commesse tra cui quella della manutenzione straordinaria del Ponte Morandi. E’ emerso come la Tank si sia trovata in una situazione economica tale da non poter acquistare il materiale solitamente utilizzato – malta denominata Basf – rifornendosi al contrario di una malta più scadente. Le conversazioni tra Sgromo e Curcio (direttore tecnico della Tank, ndr), evidenziano che egli è costretto a prendere un prodotto che egli stesso definisce 'porcheria' ”. Ma è lo stesso fornitore abituale del prodotto a metterlo in guardia: “vedi che fai una figura di merda perché quel prodotto non funziona”.

“Eugenio Sgromo – prosegue il gip -, pur avvisato sul punto, essendo egli effettivo amministratore della Tank, autorizza l'acquisto della malta in questione, in mancanza di disponibilità finanziaria tale da poter acquistare la malta solitamente utilizzata, pur a conoscenza della scarsa qualità del prodotto di minor costo e dell'inopportunità di mischiare i prodotti”. “Curcio, – si legge ancora nell'ordinanza – avvisa Baudi, direttore dei lavori Anas, del fatto che utilizzerà una malta diversa”. A quel punto lo stesso si sarebbe attivato per approvvigionarsi del materiale considerato scadente “chiedendo la consegna di 30.000 kg e promuovendo una consegna urgente di materiale”. “Il materiale in questione – rileva il gip – verrà impiegato sia sul ponte Bisantis di Catanzaro che sui muri della SS 280”. La scarsa resa del prodotto nonché la sua inidoneità rispetto ai lavori da eseguire emerge anche da una conversazione tra il Curcio e un fornitore ( “Purtroppo è una questione finanziaria gli ho spiegato io. Fanno cagare” )”. “Egli – scrive ancora Paola Ciriaco – manifesta la necessità di non fermare i lavori sul cantiere essendo già in notevole ritardo. Il referente operativo del cantiere fa notare: “Perché noi al Morandi con questo materiale l’abbiamo fatto e casca tutto…posso fare spicconare un poco di più ma non… no, no così non va bene se mettete un altro tipo di materiale”.

L'aggravante mafiosa contestata ai fratelli Sgromo

Viene contestata l’aggravante mafiosa, di cui all’articolo 416 bis del Codice penale, sotto il profilo dell'agevolazione, ai fratelli Eugenio e Sebastiano Sgromo, di Curinga, imprenditori del settore delle costruzioni arrestati questa mattina su disposizione della Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri nell’ambito dell’operazione “Brooklyn”. La vicinanza dei fratelli Sgromo alle cosche di 'ndrangheta del comprensorio lametino emergerebbe - secondo gli inquirenti - anche dai gravi elementi indiziari emersi in altri procedimenti penali. Nell'ordinanza vergata dal gip del tribunale di Catanzaro vengono citate le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Gennaro Pulice intraneo alla consorteria lametina Iannazzo – Cannizzaro – Daponte il quale “riferisce come i fratelli Sgromo siano imprenditori di riferimento della cosca Iannazzo, provvedendo a subappaltare i lavori ad imprese della cosca, quali i lavori fatti nell'aeroporto di Lamezia, Subappaltati a Pietro Iannazzo o a ditte a lui riconducibili”. Ma non solo.

Il collaboratore elencava numerosi altri lavori nella zona del Lametino subappaltati a ditte riconducibili ai Iannazzo. Il collaboratore – si legge nell'ordinanza – affermava inoltre che gli Sgromo erano “persone da noi considerate intranee alla cosca e non persone da sottoporre ai danneggiamenti” e che “grazie alla vicinanza con la famiglia Iannazzo hanno avuto modo di espandersi diventando un'importante realtà imprenditoriale della zona”.  Vengono poi richiamati anche gli esiti dell'inchiesta “Imponimento”, istruita dalla Dda di Catanzaro su 'ndrangheta e imprenditoria nei territori del Lametino e del Vibonese. Nell'ambito del procedimento, infatti, si contesta una tentata estorsione in danni di imprenditori vibonesi al fine di avvantaggiare alcune ditte di costruzioni vicine alla famiglia Anello, tra le quali proprio la ditta Sgromo Costruzioni. Sulla vicenda vengono richiamate le dichiarazioni del collaboratore Francesco Michienzi, che annota come il presunto boss di Filadelfia “Rocco Anello si faceva promotore di un incontro con Francescantonio Stillitani esigendo l’affidamento dell’appalto per i lavori relativi alla realizzazione del Garden Resort a favore di imprese vicine all’organizzazione criminale.

In particolare, il boss Anello pretendeva che dette opere fossero affidate all’impresa di Francesco Pietro Galati (detto “Teng Teng”) per ciò che riguardava i lavori il movimento terra, di Giuseppe Michienzi, padre di Francesco (detto “Il bianco”) per la fornitura di materiale inerte, della ditta Evalto per i lavori di movimento terra ed, infine, dell’impresa Sgromo per la fornitura di calcestruzzo”. Pur se non consumatasi, in virtù del successivo arresto di Rocco Anello, secondo il gip la vicenda in questione evidenzia senza dubbio “la vicinanza al clan delle aziende riferibili ai fratelli Sgromo”. Lo stesso, Francesco Michienzi, riferisce degli Sgromo come di “imprenditori con il ruolo di intermediari tra i piccoli imprenditori e la cosca Anello, (‘…se vedi che qualcuno fa dei lavori devi andare prima da Sgromo…’)”. Anche un altro collaboratore, Salvatore Danieli, già componente della cosca Bruno di Vallefiorita, ricostruisce le figure dei fratelli Sgromo “come imprenditori 'amici', nel senso che “non subiscono in alcun modo atti intimidatori, evidenziando un rapporto di scambio con la cosca di Vallefiorita, attraverso, ad esempio l’affidamento di forniture di cemento, dando poi alla cosca una percentuale sui lavori”. Il gip conclude che non vi sono dubbi circa il fatto che “le imprese dei fratelli Sgromo, ed in questo caso la Tank srl di cui essi sono effettivi amministratori, vengano utilizzate anche al fine di agevolare le cosche della zona, provvedendo essi a subappaltare parte dei lavori legittimamente aggiudicati grazie alla fittizia intestazione ad altri soggetti”.

Il finanziere infedele

Un militare infedele che avrebbe garantito informazioni riservate, ma capace anche di condizionare alcune informative giudiziarie. Questo il ruolo che gli atti dell’operazione “Brooklyn”, portata a termine oggi dalla Guardia di finanza di Catanzaro, assegnano a Michele Marinaro, finanziere prima in servizio alla Dia di Catanzaro e poi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri-servizio informazione, nell'ambito dell'inchiesta che ha fatto emergere la gestione irregolare di alcuni appalti pubblici e i condizionamenti della ‘ndrangheta. Il militare era già stato coinvolto nell’operazione “Rinascita Scott” ed oggi è finito sotto accusa per rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, corruzione giudiziaria, aggravate dall’avere agevolato un’organizzazione criminale.

Marinaro, scrive il Gip, si sarebbe messo “a disposizione di Sgromo Eugenio” ottenendo “in cambio di utilità sia di contenuto economico che di altro contenuto”, compreso il suo passaggio alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri servizi di informazione che sarebbe avvenuto “per il tramite dell’interessamento dell’on. Ferdinando Aiello”, all’epoca deputato del Partito Democratico. Il tutto sarebbe maturato per ricambiare un importante favore che i fratelli Sgromo avrebbero ricevuto dallo stesso Marinaro. Il sottufficiale avrebbe, infatti, proposto al magistrato titolare di un’indagine di riqualificare il delitto contestato ai due imprenditori da associazione per delinquere di stampo mafioso a favoreggiamento aggravato dalle modalità mafiose, mentre, con una ulteriore delega di indagine, l'ispettore avrebbe evidenziato allo stesso magistrato l’insussistenza anche del favoreggiamento. Riguardo al ruolo del parlamentare, il Gip rileva anche che quando questi non fu rieletto, il finanziere, che sperava nel suo sostegno per essere trasferito da Reggio Calabria a Catanzaro, temeva di non riuscire nel suo intento.

Anas custode giudiziario opere

"In relazione alle indagini sui lavori di manutenzione del ponte Morandi e della galleria Sansinato sulla Statale 280 'dei due Mari' a Catanzaro, Anas è stata nominata dalla Magistratura Custode giudiziario delle opere al fine di garantire il corretto mantenimento delle stesse per le ulteriori verifiche da parte dell'Autorità giudiziaria e assicurare la continuità nell'uso delle opere aperte al traffico". E' quanto riporta un comunicato di Anas.

Bruno Mirante

© RIPRODUZIONE RISERVATA