'Ndrangheta, Operazione "Geolja": 12 arresti tra Gioia Tauro e Milano - NOMI e VIDEO

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Reggio Calabria - Associazione a delinquere di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e illecita concorrenza con minaccia o violenza con l’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso: sono state disposte misure cautelari per 12 persone ritenute responsabili di questi reati a vario titolo e in concorso tra loro. A dare esecuzione all'ordinanza di applicazione delle misure cautelari, questa mattina alle prime luci dell’alba, a Gioia Tauro e Milano, sono stati i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla procura della Repubblica – Direzione distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione denominata 'Geolja'. L'ordinanza è stata emessa dal tribunale del capoluogo, sezione Gip. 

I dettagli saranno resi noti durante una conferenza stampa (da remoto), che si terrà alle 11 a cura del Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, con il procuratore della Repubblica aggiunto, Calogero Gaetano Paci, il Comandante provinciale, colonnello Marco Guerrini e gli ufficiali che hanno diretto le indagini.

NOMI

Ventuno in totale il numero degli indagati, di cui dodici soggetti destinatari dei provvedimenti restrittivi, tutti originari della Provincia di Reggio Calabria:

Salvatore Copelli, 53 anni, già detenuto presso la Casa Circondariale di Cosenza (custodia cautelare in carcere);

Francesco Copelli, 63 anni (custodia cautelare in carcere);

Domenico Copelli, 33 anni (custodia cautelare in carcere);

Antonio Gerace, 58 anni (custodia cautelare in carcere);

Domenico ragno, 64 anni (custodia cautelare in carcere);

Girolamo Piromalli, 41 anni (custodia cautelare in carcere);

Domenico La Rosa, 31 anni (custodia cautelare in carcere);

Vincenzo La Rosa, 29 anni (custodia cautelare in carcere);

Antonino Plateroti, 25 anni (custodia cautelare in carcere);

Rocco Molè, 26 anni, già ristretto presso la casa circondariale di Bari (custodia cautelare in carcere);

Rocco Giovinazzo, 75 anni (arresti domiciliari);

Giuseppe Pesce, 73 anni (arresti domiciliari).

VIDEO

Inquirenti: "Spaccato inquietante"

“Quanto emerge dall’inchiesta è uno spaccato inquietante”. Così il Procuratore distrettuale di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ha definito l’ennesima operazione condotta dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, guidati dal colonnello  Marco Guerrini, su dodici persone ritenute affiliate alle cosche Piromalli-Molè, tra loro legate anche da vincoli di parentela. Il gip Valerio Trovato, su richiesta degli Aggiunti Gaetano Paci e Giulia Pantano, ha condiviso il lavoro investigativo, ordinando così il loro arresto con l’accusa di associazione di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, concorrenza illecita con l’aggravante del metodo mafioso. Gli arrestati, Salvatore, Francesco e Domenico Copelli; Antonio Gerace, Domenico Ragno, Domenico e Vincenzo La Rosa;  Antonino Plateroti, Rocco Molè, Rocco Giovinazzo e Giuseppe Pesce, sono elementi di primo piano della ndrangheta di Gioia Tauro e di Rosarno, attenzionati da tempo dalle forze dell’ordine.

"Lo spunto investigativo – affermano gli inquirenti – è stato offerto dall’incendio doloso di un panificio a Gioia Tauro nell’agosto del 2018, quando ignoti, dopo avere manomesso l’impianto di video sorveglianza di un bar ubicato nei pressi della panetteria danneggiata, erano riusciti ad entrare dei locali della struttura commerciale presa di mira appiccando il fuoco, con gravissimi danni”. Da quell’episodio, i carabinieri dello speciale gruppo di stanza a Gioia Tauro, coordinati dal col. Guerrini, hanno ricostruito il sistema di ‘tosatura’ posto in essere dagli odierni indagati nei confronti di numerosi esercizi commerciali di Gioia Tauro, fino a condizionarne persino le scelte imprenditoriali, come le forniture della materia prima. “In virtù della forza intimidatrice scaturita dall’appartenenza alla ndrangheta – affermano gli inquirenti – gli operatori presi di mira erano costretti a versare ciclicamente somme di denaro, beni e quanto loro richiesto a titolo estorsivo,  tanto da indurre alcuni dei taglieggiati a chiudere l’attività per trasferirsi al nord Italia per potere continuare a vivere, perché continuamente spiati nella loro attività". Gli indagati, per dissimulare la loro ‘protezione’, imponevano agli operatori commerciali, in occasione delle festività, persino l’acquisto di biglietti per una presunta lotteria, richiesta a cui nessuno osava ribellarsi.

“In una occasione – affermano gli inquirenti – un commerciante ha dovuto ‘imbottire’ un panino con cinquecento euro, consegnandolo ad uno degli emissari della cosca Piromalli”. “Un contesto – affermano i magistrati – in cui era di fatto azzerata la libera concorrenza economica e tutto il territorio risulta suddiviso come sfera di influenza criminale tra le singole ‘famiglie’ mafiose, uno scenario peraltro confermato dalle numerose dichiarazioni di collaboratori di giustizia”. Gli investigatori, hanno inoltre scoperto che alcuni esercizi commerciali erano gestiti da prestanome dei capicosca per aggirare i controlli antimafia e per ottenere ai fini burocratici le autorizzazioni necessarie all’avvio delle attività.

“Oltre all’arricchimento economico – dicono gli inquirenti – gli indagati volevano imprimere il loro carisma criminale e rendere chiaro tutto il territorio della Piana di Gioia Tauro che è stata ritrovata la ‘pax’ mafiosa compromessa dagli attriti esplosi tra i Piromalli e i cugini Molè, segnati da alcuni omicidi”. Nel corso dell’operazione, è stato disposto il sequestro preventivo del capitale sociale e del patrimonio aziendale di sei aziende di Gioia Tauro, in particolare un panificio, un lido, una concessionaria, un distributore di carburanti, un autolavaggio ed un’impresa di rivendita di pietre da costruzione, fittiziamente intestati a soggetti di Gioia Tauro, mentre in realtà erano gestiti da membri delle consorterie mafiose, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale e di agevolare la commissione di reati di riciclaggio.

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