Lamezia Terme - A pochi giorni dal blitz dei carabinieri nel campo rom di Scordovillo che ha portato all’esecuzione di 39 misure cautelari per reati in materia ambientale e delitti contro il patrimonio, dalle prime ore di questa mattina gli agenti del Commissariato di Polizia di Lamezia Terme, della squadra mobile di Catanzaro e del reparto prevenzione crimini, hanno eseguito 12 misure cautelari.
Un’attività d’indagine, partita nel febbraio dello scorso anno proprio dopo l'omicidio del fruttivendolo Francesco Berlingieri avvenuto il 19 gennaio 2017, che ha portato a scoprire una vera e propria organizzazione criminale, con ruoli e vertici ben precisi, dedita ai furti e alla ricettazione. La banda reclutava anche persone che riteneva “abili” da impiegare anche per uno o due episodi.
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Una serie di reati contro il patrimonio che sono venuti alla luce grazie “alla giusta microspia che la Polizia di Stato è riuscita a collocare in una Golf Volkswagen” dichiara il Procuratore della Repubblica Salvatore Curcio in conferenza stampa nel Commissariato lametino. Il mezzo, inoltre, è risultato intestato ad un familiare di Berlingieri, il fruttivendolo vittima dell’omicidio. Su questa Golf, in uso agli indagati che utilizzavano sistematicamente per perpetrare numerosi reati contro il patrimonio, essi percorrevano in lungo e largo la regione in cerca di obiettivi da colpire, la Polizia è riuscita così a captare delle conversazioni che hanno poi portato alle misure odierne. “Golf Tours” hanno infatti denominato l’operazione. A svolgere le attività d’indagine, il sostituto procuratore della Repubblica, Marta Agostini.
“L’attenzione della Procura su ogni forma di criminalità organizzata è elevata ed è a 360 gradi” sottolinea il Procuratore Curcio che, aggiunge “non ci occupiamo solo di Scordovillo ma di tutte le manifestazioni criminali che si verificano nel territorio. Ci saranno anche altri procedimenti contro i colletti bianchi”, prosegue nel manifestare la massima attenzione della Procura e delle forze dell’ordine sulla città di Lamezia.
Furti commessi su tutto il territorio calabrese
Marco Chiacchiera, da poco a capo della squadra mobile di Catanzaro, parla di “un’attività di indagine che parte da qualche tempo e che ha permesso di scoprire una vera e propria banda di soggetti dediti ai furti. Furti programmati anche al fine di accontentare il ricettatore - aggiunge - che già sa qual è l’oggetto che riceverà”. Gli indagati avevano una conoscenza approfondita di tutto il territorio calabrese. I furti, infatti, non erano commessi solo nel lametino ma venivano perpetrati un po’ in tutta la Calabria. L’operazione, evidenzia ancora Chiacchiera, ha consentito anche di recuperare il maltolto e in alcuni casi di restituirlo ai legittimi proprietari.
"Falegnameria come base della banda"
Ad essere colpiti, emerge ancora in conferenza stampa, anche esercizi commerciali, bar, imprese che venivano depredate del rame. “Bottino - dice il capo della mobile - che viene considerato prezioso”. Oggetto di furto, anche mezzi agricoli, che talvolta venivano utilizzati per effettuare i trasporti della merce rubata. “Bottino ingente - conclude Chiacchiera - che comprendeva anche oggetti di grande valore come mezzi di trasporto di importanti dimensioni”.
Nel corso dell’operazione è stata sequestrata anche una falegnameria nella zona di San Pietro Apostolo definita “strumentale a tutte le attività”. Era, quindi, una sorta di base per la banda.
Questa mattina, la Polizia, ha eseguito 12 misure cautelari (5 in carcere, 2 ai domiciliari, insieme ad altre 5 misure), nei comuni di Lamezia, Catanzaro e un arresto è avvenuto a Marina di Gioiosa Ionica. Uno di loro si è sottratto alle ricerche, “lo stiamo rintracciando” dice infine il capo della Squadra mobile.
Ramona Villella
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