Lamezia Terme - L'hanno chiamata "Boomerang" l'operazione con cui la polizia di Lamezia, assieme alla Squadra Mobile di Catanzaro ed i Reparti Prevenzione Crimine di Vibo Valentia e di Potenza hanno eseguito nei confronti di 10 giovani lametini. Due di loro sono ritenuti responsabili di tentata estorsione e danneggiamento mediante incendio nei confronti del titolare di un’attività di autorimessa e commercio di legname e tutti sospettati, a vario titolo, di avere organizzato una rete di spaccio di di canapa indiana e cocaina a diversi giovani che frequentavano i locali del centro storico di Lamezia ed in particolare in piazza Mercato Vecchio. Le persone indagate sono 36 di cui 5 con custodia cautelare in carcere e 5 con obbligo di dimora.
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Dalle indagini emergeva che era stato costituto un gruppo criminale, all’interno del quale erano stati individuati alcuni ragazzi, tra cui dei minorenni, incaricati della raccolta del denaro e dello spaccio al minuto, mentre i capi dell’organizzazione si occupavano della risoluzione dei dissidi interni e della “bonifica” delle autovetture in uso agli indagati, per rimuovere eventuali microspie. L’impianto investigativo ricostruito da personale della Sezione Investigativa del Commissariato di Lamezia Terme è stato pienamente accolto dalla Procura della Repubblica e dal Gip presso il Tribunale che ha emesso i provvedimenti restrittivi eseguiti in data odierna. Ulteriori notizie sugli arresti eseguiti sono stati forniti nel corso di una conferenza stampa presso il Commissariato alla presenza del Procuratore della Repubblica Domenico Prestinenzi e del dirigente del commissarito di polizia Antonio Borelli.
I NOMI
Custodia cautelare in carcere:
Cerra Francesco, nato a Lamezia Terme, 26 anni, pregiudicato
Saladino Giuseppe, nato a Lamezia Terme, 31 anni, pregiudicato;
Fiorino Emanuel, nato a Lamezia Terme, 26 anni, pregiudicato;
Greco Cristian, nato a Lamezia Terme, 27 anni, pluripregiudicato, in atto già detenuto;
Roberto Giovanni, 36 anni, residente a Lamezia Terme, pregiudicato;
Obbligo di dimora:
Caputo Davide, nato a Lamezia Terme, 24 anni;
Cortese Bruno, nato a Lamezia Terme, 20 anni;
Gagliardi Morrison Alessio, nato a Lamezia Terme, 22 anni;
Pirciu Doru Ionut, nato a Calafat (Romania), 27 anni, pregiudicato;
Raso Francesco, nato a Lamezia Terme, 23 anni, pregiudicato
In particolare, Saladino e Cerra si sono resi responsabili di tentata estorsione e danneggiamento, mediante incendio, nei confronti del titolare di un'autorimessa e commercio di legname. Nei mesi precedenti l’incendio sono stati ritrovati in tre circostanze biglietti manoscritti dal contenuto minatorio a cui il titolare dell'attività non aveva dato peso. L'uomo era stato avvicinato da due ragazzi del luogo, Cerra e Saladino, che gli dicevano “di mettersi a posto”, dopodiché ha subito l’incendio della sua attività e delle auto parcheggiate. Tutti e dieci sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo, di spaccio in concorso di sostanza stupefacente: canapa indiana. I ragazzi detenevano, vendevano o offrivano sostanze stupefacenti a diversi assuntori che frequentavano i locali del centro storico di Lamezia Terme ed in particolare Piazza Mercato Vecchio, rivelatasi area di catalizzazione delle attività illecite.
Le indagini di carattere tecnico, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno preso le mosse da un danneggiamento mediante incendio di una autorimessa nella zona del cimitero di contrada Macchione ed è emerso come Cerra e Saladino, sospettati dell’incendio e delle precedenti richieste estorsive, fossero dediti insieme ad altri al traffico illecito di sostanze stupefacenti in un più ampio contesto criminoso che prevedeva divisione dei ruoli e ripartizione dei compiti con collegamenti con elementi della criminalità organizzata del cosentino. In particolare emergeva che all’interno del gruppo erano stati individuati alcuni ragazzi, tra cui dei minorenni, incaricati della raccolta del denaro e dello spaccio al minuto, mentre i capi dell’organizzazione si occupavano della risoluzione dei dissidi interni della "bonifica" delle autovetture in uso agli indagati, per rimuovere eventuali microspie. L’impianto investigativo ricostruito da personale della Sezione Investigativa del Commissariato di P.S. di Lamezia Terme è stato pienamente accolto dalla Procura della Repubblica e dal Gip presso il Tribunale che ha emesso i provvedimenti restrittivi eseguiti in data odierna. Gli arrestati sono stati condotti alla Casa Circondariale di Catanzaro. Per i cinque arrestati è stato disposto, dal Gip Sonni, anche il capo di "associazione mafiosa" ed il relativo incartamento sarà ora trasferito alla Dda di Catanzaro che è competente in materia. Nel corso delle perquisizioni sono state rinvenute due piante di canapa indiana e una modica quantità di hashish.
Procuratore Prestinenzi: arrestati grazie anche a collaborazione cittadinanza e assuntori
“Dopo l’attività della Dda, che ha posto fine all’egemonia delle cosche attive sul territorio di Lamezia sono sorti gruppuscoli che controllano diverse zone della città e che agiscono separatamente l’uno dall’atro e con immediata sostituzione dello spacciatore che viene tratto in arresto, o sottoposto a misura cautelare. Vi è un ricambio continuo, soprattutto della manovalanza e c’è difficoltà nel riuscire ad agire perché non abbiamo più la cosca egemone di riferimento non abbiamo il capo verso cui indirizzare le indagini in maniera certa. Devo dire che c’è stata una collaborazione da parte della cittadinanza che ha segnalato piazza Mercato Vecchio come una zona in cui lo spaccio avveniva quasi quotidianamente. Abbiamo avuto anche la collaborazione di assuntori di sostanze stupefacenti che, al contrario del solito, hanno ritenuto di collaborare e fornire i nominativi degli spacciatori”.
Dirigente Ps Borelli: questo gruppo aveva sua pericolosità
“Innanzitutto vorrei ringraziare la Procura, il sostituto procuratore e Maffia che ha curato questa indagine, la squadra investigativa coordinata dal sostituto commissario Serratore, e la squadra mobile che ha collaborato a questa indagine, soprattutto nella fase esecutiva. Vorrei dire che nell’indagine sono anche coinvolti due minori che fungevano, in qualche modo, da procacciatori d’affari, nel senso che curavano le prenotazioni, la raccolta dei soldi e poi lo spaccio al minuto. Per queste due posizioni è stata trasmessa la documentazione al tribunale dei minori. La zona interessata allo spaccio di sostanze stupefacenti è quella di piazza Mercato Vecchio che è stata oggetto di numerosissime segnalazioni e, da questo punto di vista, devo ringraziare la cittadinanza perché spesso ci ha segnalato delle situazioni di spaccio, soprattutto nei locali che si trovano nei pressi di piazza Mercato vecchio e che d’estate si spostano tra Falerna e Gizzeria nei locali della zona. Possiamo dire che questi soggetti comandavano questa zona di spaccio. Il capo era Greco Cristian. Ricordiamo che quest’ultimo era stato arrestato per spaccio ed estorsione proprio un mese fa, ma ci sono anche altri personaggi, Pirciu e Roberto Giovanni che troviamo sempre nell’indagine “Disinnesco” e sempre per fatti di droga. Tutte le indagini che sono state sviluppate dal commissariato, “Village”, “Strike”, “Disinnesco”, “Tenaglia”, “Arianna”, “Drug Family” c’entra sempre la droga. L’affare più grosso è sempre la droga. La situazione al momento è più fluida. Una volta c’era la cosca dei Giampà, che ora non esiste, mentre dei Torcasio a Capizzaglie poco resta.
Questa è manovalanza che è disposta a gestire tali attività ma in questi vari gruppi esistono dei dissidi. Fiorino Emmanuel, ad esempio, è stato parecchi anni a Cosenza, ma è andato via per motivi legati alla criminalità cosentina ed il suo reinserimento nel piccolo spaccio di droga qui a Lamezia ha creato dei dissidi che sono stati gestiti dal loro capo che era Cristian Greco. Il gruppo tratto in arresto oggi aveva iniziato ad avere una sua fisionomia e pericolosità. Considerate che, ad esempio, Roberto Giovanni è l’uomo che si mette a disposizione per questo gruppo per rilevare, tramite un aggeggio che lui ha, delle microspie all’interno delle loro autovetture. Per quanto riguarda l’estorsione all’autorimessa sappiamo che una particolare auto in uso a uno dei due (Cerra e Saladino, ndr) è stata vista andare verso l’autorimessa prima dell’incendio e anche successivamente. Da lì, l’input investigativo”.
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