Lamezia, fiumi di droga a Capizzaglie e Ciampa di cavallo. Gratteri: “Anche minorenni usati per lo spaccio” - Video

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Catanzaro – “Era da tempo che non facevamo visita a Lamezia Terme. Per noi è sempre una città importante da attenzionare e da tutelare sul piano giudiziario. Questa notte è stato possibile arrestare circa 50 indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Un'indagine cha ha origine fin dal 2016. La Guardia di finanza di Catanzaro e Lamezia ha seguito con cura questa indagine utilizzando le intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali ma anche ottenendo importanti riscontri sul territorio. Lo stupefacente arrivava da San Luca e da Rosarno (ma anche da Roma, ndr). L'operazione ha interessato discendenti di famiglie storiche del crimine lametino. Ricorderete quando era in atto la guerra di 'ndrangheta a Lamezia come le cosche del territorio abbiano utilizzato dei killer provenienti dal reggino e in particolare dalla fascia ionica, storie criminali importanti che proseguono nel traffico di droga che continua a essere molto redditizio”. È quanto ha affermato il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa che si è svolta nella sede della Procura a Catanzaro per illustrare i dettagli dell'operazione coordinata dalla Dda che dalle prime luci dell'alba ha portato all'arresto di 49 persone.

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Nello specifico, 40 indagati sono destinatari della misura cautelare in carcere, 6 indagati della misura degli arresti domiciliari e 3 sono sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nel complesso gli indagati sono 55. Gli esiti degli approfondimenti investigativi hanno consentito agli investigatori di delineare la gravità indiziaria sull’operatività di una associazione, armata, dedita al traffico di sostanza stupefacente (cocaina, eroina, hashish e marijuana), avente sede nel cuore del quartiere Capizzaglie di Lamezia Terme, con basi logistiche, per il deposito, la custodia, la manipolazione e l’occultamento, a Lamezia Terme, e fonti di approvvigionamento tanto lametine quanto della provincia di Reggio Calabria (Rosarno e San Luca) nonché collocate fuori dal territorio calabrese, in particolare a Roma. La gravità indiziaria acquista a livello cautelare ha riguardato la struttura gerarchica del sodalizio, con a capo uno degli indagati già condannato per la sua partecipazione all’associazione di tipo ‘ndranghetistico operante a Lamezia Terme e riconducibile alla cosca Giampà, nonché la disponibilità di numerose armi da fuoco, anche da guerra e ad alto potenziale come un bazooka.

Capizzaglie e “Ciampa di cavallo” fulcro dell'attività d'indagine

“Ci sono delle aree a Lamezia Terme particolarmente problematiche – ha osservato il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla a margine della conferenza stampa. L'organizzazione oggetto della misura cautelare odierna – ha affermato – aveva la propria base operativa nel quartiere Capizzaglie ma aveva alle proprie dipendenze tutta una rete di soggetti che sono stati accertati essere operativi, sempre a livello indiziario, nell'ambito dell'organizzazione che hanno la loro sede nel quartiere tradizionale dei rom Ciampa di cavallo. Noi ci troviamo a dover operare in un contesto in cui c'è una interazione tra soggetti che fanno riferimento a organizzazioni criminali “tradizionali” del territorio di Lamezia, il vertice dell'organizzazione è già stato condannato in passato per 416 bis, e soggetti che operano sul territorio in modo diffuso e fanno riferimento agli insediamenti tradizionali dei quartieri rom di Lamezia”. Anche il procuratore Gratteri si è detto particolarmente soddisfatto dell'operazione perché riguarda un territorio difficile di Lamezia: “Ricorderete - ha affermato -  quando bisognava evacuare l'ospedale di Lamezia per i fumi tossici che procuravano le plastiche bruciate proprio da quell'area che ha visto l'intervento della Guardia di finanza”.

Minorenni coinvolti in attività di spaccio: Capomolla: “Fondamentale coordinamento con Procura della Repubblica dei minorenni”

“La particolarità di questa organizzazione – ha spiegato Capomolla - è quella che, nell'ambito dell'attività di spaccio, è stato accertato il coinvolgimento di soggetti minorenni. Per questa ragione, nel corso dell'attività d'indagine c'è stata una strettissima attività di coordinamento, oltre che con la Procura di Lamezia Terme, anche con la Procura della Repubblica di minorenni. Questa esigenza di coordinamento quando si fanno indagini legate alle attività tradizionali della criminalità organizzata è assolutamente essenziale anche per interventi che vanno al di là del mero piano giudiziario”.

Il comandante provinciale della Guardia di finanza Grimaldi: “Intercettazioni fondamentali”

Il comandante provinciale della Guardia di finanza Domenico Grimaldi si è soffermato sulle attività di indagine. “Le intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali - ha affermato - sono state fondamentali insieme ai riscontri sul territorio. I nostri finanzieri hanno avuto la capacità di infiltrarsi con appostamenti e pedinamenti che hanno consentito alla Dda di costruire un impianto accusatorio per una associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga e anche armata quindi molto pericolosa”.

I numeri dell'operazione: intercettate 215.164 conversazioni

I dettagli dell'operazione, in termini numerici, sono stati illustrati dal capitano della Guardia di finanza di Lamezia Valentino Luce. “Sono state intercettate 215.164 conversazioni sia telefoniche che telematiche. Abbiamo sequestrato oltre 10 chili di sostanza stupefacente di vario tipo ma abbiamo avuto modo di accertare che l'organizzazione abbia movimentato circa 465 chili di droga. Abbiamo smantellato una organizzazione che si basava su regole gerarchiche e suddivisioni di ruoli e che aveva alle proprie dipendenze una fitta rete di spacciatori. Inoltre, sono state sequestrate oltre 650 munizioni e armi di vario genere compreso un bazooka. L'organizzazione - ha concluso Luce - possedeva una cassa comune, la cosiddetta bacinella che veniva utilizzata per fornire assistenza agli arrestati”.

Bruno Mirante

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