Lamezia: Operazione Remake, le dichiarazioni di Saladino e il commento della Dda

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Lamezia Terme, 13 gennaio – Riportiamo qui di seguito le dichiarazioni rese agli organi inquirenti da uno dei fermati, Davide Saladino, prima dell’operazione Remake. In calce, anche alcune considerazioni scritte dagli organi inquirenti nell’ordinanza di fermo che sostanzialmente giudicano in maniera opposta quanto confidato loro da Saladino.

La versione di Saldino su come venne avvicinato da Nicola Gualtieri

Adr: “Come ho già riferito alla Polizia di Stato, nel mese di maggio 2009 assunsi alle dipendenze della mia ditta Nicola Gualtieri, ora defunto poiché assassinato a seguito di un agguato in Lamezia Terme. A quell’epoca il citato Gualtieri mi fu presentato da tale […] titolare di una barberia ubicata nei pressi di […]. Il […] mi aveva già, in diverse occasioni, parlato di un ragazzo che cercava lavoro ma si guardò bene dal dirmi di chi realmente si trattasse. Un giorno, che non ricordo con esattezza, allorquando mi recai a farmi i capelli da […] questi riprese il discorso ed io per non lasciarlo scontento dissi che avrebbe potuto contattare questo giovane di cui mi parlava. Il [….]  non esitò e dinanzi a me telefonò al ragazzo che dopo breve giunse presso la barberia. Quando vidi l’individuo in questione subito lo riconobbi per Gualtieri Nicola, il quale è un noto pregiudicato di Lamezia Terme e che tra noi imprenditori è risaputo avere la fama di persona pericolosa e appartenente alla famiglia mafiosa dei Cerra-Torcasio-Giualtieri. Nella citata occasione il Gualtieri mi disse che avendo problemi con la giustizia neccessitava di risultare assunto presso una ditta locale in tal modo avrebbe potuto essere agevolato sia da un punto di vista della riabilitazione agli occhi della magistratura ed anche poteva muoversi con più facilità nella città…Omissis…Ed aggiungo non solo lui ma anche il di lui cugino Francesco il quale, quando era ancora in libertà, ovvero prima del marzo 2010, oltre a pretendere, insieme al Nicola, i lavori di costruzione presso una sua abitazione sita in questa località Spineto, e ove mi riservo di accompagnarvi per indicarvi la costruzione, non mi pagò neanche un centesimo e in alcune occasioni mi prese in malo modo anzi con atteggiamento mafioso mi minacciò fino a picchiarmi per avergli chiesto il pagamento delle fatture relative a detti lavori che io avevo eseguito a regola d’arte. Quando ebbi a ricevere le minacce e fui anche picchiato ci trovammo al ristorante [….] e presente vi era anche il suddetto Nicola, era l’estate dellanno 2009. Il Francesco  in quell’occasione mi disse testualmente: “A me non devi chiedere niente e non mi devi rispondere. Non lo sai chi sono io?”. Questi faceva chiaron riferimento alla sua appartenenza alla famiglia mafiosa dei Gualtieri-Cerra-Torcasio. Io rimasi intimorito e ho fortemente temuto per la mia incolumità fisica…Omissis….In poche parole quando assunsi Nicola questi, come spiegherò a breve oltre a farmi svolgere obbligandomi, la mansione di suon autista, iniziò a gestire con una sorta di prepotenza anche gli affari della mia ditta, nel senso che quando mi proponeva un uovo lavoro usava il plurale del tipo: “Ora prendiamo un nuovo lavoro” e tale espressione mi intimoriva proprio perché non era normale che lui ricercasse per mio conto lavori in giro né tanto meno, visto che lo avevo assunto da poco tempo senza conoscerlo, non mi ero mai sognato di dargli tale incombenza cosa che lui si arrogò quale diritto da solo e con prepotenza mafiosa. Questo infatti accadde anche con il cugino Francesco di cui stavo discorrendo poc’anzi. Fu proprio Nicola a portarmi quel lavoro senza che mi desse possibilità di rifiutare anche perché quando io volevo allontanarlo, nel senso licenziarlo proprio per tali fatti, lui testualmente mi disse: “ Se mi licenzi non ti fare vedere più da me sulla faccia della terra”, quella era una chiara minaccia che in bocca ad un Gualtieri per me ha voluto significare che mi avrebbe ucciso. Intimorito da tale situazione dovetti recarmi per forza presso il citato Gualtieri Francesco e prendere quel lavoro edile di cui ho detto sopra…Omissis…”.

Saladino ed il suo rapporto con il defunto Nicola Gualtieri

Saladino: "Ricordo che il Gualtieri era solito convocarmi giornalmente affinché io lo potessi condurre, con la mia autovettura, in giro per la città, in maniera tale da poter soddisfare le sue esigenze personali, ciò accadeva anche di domenica, poiché lo stesso era sprovvisto della relativa patente di guida, costringendomi in parole povere a fargli da autista, non potendomi quindi esimere da ciò, poiché temevo la sua personalità essendo lo stesso appartenente ad una nota famiglia della criminalità organizzata lametina come ho spiegato sino ad ora. Mi limitavo ad obbedire. In diverse occasioni fui costretto ad accompagnare lo stesso Nicola presso l’abitazione di Torcasio Pasquale sita in questo quartiere Capizzaglie. Funzionava così, giunti all’interno del cortile dei Torcasio io venivo fatto restare in auto mentre Nicola scendeva entrava nell’abitazione rustica che risulta sequestrata ed ivi presente e lì lo stesso Nicola si intratteneva a parlare con Pasquale, questo perché, come mi diceva Nicola, loro temevano di essere intercettati. Infatti quando eravamo in auto lui non parlava per niente ed anche quando dovevamo andare da qualche parte nel senso che lo dovevano accompagnare, come accadeva per recarci presso l’abitazione del citato Pasquale Torcasio, il Nicola mi indicava a gesti la direzione che io dovevo prendere. A volte il Nicola voleva sapere dove io tenevo la vettura custodita durante le ore serali e notturne, questo perché lui temeva che qualcuno delle forze di polizia potesse entrare al suo interno e posizionarvi una microspia…Omissis…In altre occasioni Nicola poco prima di essere ucciso e appena uscivamo dal cantiere con gli abiti da lavoro, mi diceva di accompagnarlo ancor prima che a casa, presso il negozio di […] ovvero in via […]. Ogni volta il Nicola usciva da quel negozio con diversi pacchi, una volta con scarpe altre con borse femminili ed altro. Questi prelevava accessori costosissimi ed io gli pagavo una retta mensile di sole 500 euro o 800 euro nonostante questi non svolgesse presso di me nessuna attività lavorativa. Insomma mi estorceva l’assunzione e si era quasi accaparrato la titolarità della mia ditta. Ciò unitamente al cugino” .

Il commento degli organi inquirenti alle dichiarazioni di Saladino

Secondo gli organi inquirenti, invece, nelle sue dichiarazioni Saladino non avrebbe “mai fatto riferimento ai prelievi abusivi di materiale effettuati presso la ditta dei Chirico, con la “copertura” estorsiva di Gualtieri Nicola (il Coccodrillo)”. Secondo Dda e carabinieri “che la posizione di Saladino Davie vada correttamente inquadrata in quella dell’imprenditore che, di fatto, si è messo a completa disposizione di Gualtieri Nicola (fornendogli anche la copertura lavorativa utilizzata dal Gualtieri a fini di giustizia) ed ha messo sostanzialmente la propria impresa edile nelle mani di Nicola Gualtieri (il Coccodrillo) e della sua cosca, in maniera consapevole, favorendo con tale sua condotta la cosca medesima se non addirittura partecipandovi in prima persona, fornendo alla cosca in maniera agevole lo strumento più idoneo alla realizzazione delle unità immobiliari di taluni esponenti della famiglia, che viceversa avrebbero potuto incontrare ostacoli o problemi in ordine alla realizzazione dei fabbricati. E’ innegabile che in tale situazione di sostanziale partecipazione consapevolmente positiva al contesto associativo dei Gualtieri-Torcasio, egli ha anche posto in essere le condotte estorsive che gli vengono contestate al capo 2 della rubrica, condotte nelle quali egli ha scientamente approfittato dell’intervento del (Coccodrillo) per prelevare abusivamente i materiali indicati senza procedere al pagamento e anzi facendo intervenire il predetto (Coccodrillo) anche in tale frangente per imporre al Chirico Giovanni la formulazione di una sorta di liberatoria da inviare all’Istituto di Credito Mps, relativa agli assegni scoperti con cui il Saladino inteso regolare la fornitura”. Per gli inquirenti, inoltre “Non risulta che Saladino Davide prima di essere convocato obbligatoriamente dai CC o dalla Squadra  Mobile di Catanzaro, abbia mai denunciato alle autorità le eventuali situazioni vessatorie subite da parte dei Gualtieri Nicola e/o dai suoi familiari come sarebbe stato lecito attendersi da un esponente del mondo imprenditoriale che dalla denuncia avrebbe avuto tutto da guadagnare, soprattutto in termini di libertà morale individuale”.

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