Relativizzare la felicità

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

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E’ una tesi sostenuta da filosofi e fedi religiose come quella di Adam Smith, uno dei padri ideologici del capitalismo che sosteneva che da soli ci inganniamo quando pensiamo che la ricchezza possa portare alla soddisfazione assoluta. Poi c’è chi pensa che possedere molta ricchezza possa spingere le persone sulla via del benessere. Molti signori e signore che vivono nel benessere (ha sostenuto uno psicoterapeuta), hanno confessato che erano talmente infelici da volersi togliere la vita. Ma potremmo aggiungere che possono essere casi eccezionale, mentre per tutti gli altri la loro esistenza sarà stata felice e beata.

Dai tempi dei greci l'invidia (Phthònos) era considerato un demone dolente. Oggi si aggiunge il risentimento. Il contatore Geiger misura le radiazioni ionizzanti e se dovesse esistere anche un misuratore del livello di felicità  in valori numerici, faremmo la fila per capire il nostro livello e ci sottoporremmo al test. Ma la mediocrità di questa misurazione ci metterebbe in fila non tanto per conoscere il nostro livello ma soprattutto per sapere la contezza senza antidepressivi e facciate di parvenza degli altri. Per Christopher Lasch in questa cultura del narcisismo tutto è considerato legittimo e a portata di mano. E tutto dipende dalle nostre facoltà e dal nostro slancio.

 E questo continuo termine di paragone a cosa serve se non a uscirne sconfitti e perché le nostre aspettative sono sempre elevate e il concetto di felicità è frustrato alla fonte. E a differenza del passato dove le gerarchie erano invalicabili, sociali catastali o etniche, oggi tutti possono avere le possibilità per inseguire le proprie aspirazioni  con l unico limite di dover rispettare la libertà degli altri. E succede anche nei soggetti che ci invidiano che possono diventare oggetto delle nostre di invidie. Anche il loro essere inferiori potrebbe avere quel qualcosa che a noi appare preclusa. Nel peggiore dei casi ci fa provare gioia maligna la loro disgrazia. E inizia la fase del se non posso permettermelo, smetto di desiderarlo. Ma la rimozione sfocia nella depressione. Per la psicologia cognitiva dovremmo smettere di cercare fuori la misura della nostra felicità o misurarla sulla relatività di quella degli altri. Dovremmo rimanere concentrati su noi stessi e iniziare a imparare cose nuove. Infatti Freud sosteneva che alle forze distruttive (Thanatos) che abbiamo dentro di noi, si devono opporre quelle passionali e creative.

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