Lamezia, giornata internazionale della donna al "Carlo Rambaldi" con Francesca Prestia e Paolo Zanone

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Lamezia Terme - La musica per dare voce alle donne che lottano ogni giorno contro schemi mentali ancora difficili da sradicare. Il teatro per avvicinarsi all’altro, guardarlo negli occhi e sollecitarlo a prendere una posizione rispetto a una piaga che non può lasciare nessuno indifferente: in Italia una donna uccisa ogni tre giorni per mano di un uomo nel 2020. Così si è celebrata la giornata internazionale della donna al Polo Tecnologico “Carlo Rambaldi” di Lamezia Terme, con un’assemblea di istituto organizzata dagli studenti per riflettere sui risultati raggiunti sul fronte delle libertà e dei diritti delle donne e i tanti nodi ancora da sciogliere.

Ospiti della mattinata, coordinata dai rappresentanti d’istituto Daniela Vescio, Luca Torcaso, Gabriele Rondinelli e Vincenzo Granata, sono stati la cantastorie calabrese Francesca Prestia, Paolo Zanone direttore artistico della compagnia “Teatrando” di Biella, Giuseppe Marrone componente della compagnia teatrale.

“Canto per dare voce alle donne che stanno lottando e non demordono. La Ballata di Lea nasce dalla lettura di un articolo di giornale in cui si parlava della storia di Lea Garofalo, della sua battaglia contro la mafia e la mentalità mafiosa: “sognava la libertà, sognava l’Australia”. Da quel momento ho capito che non bastava più cantare i canti della tradizione calabrese, ma sentivo il dovere morale di cantare l’oggi, il nostro presente. La musica popolare in Calabria non parla di mafia e invece bisogna parlarne. Le donne devono essere unite e reagire insieme perché la figlia di Lea, Denise, potrebbe essere mia figlia e la figlia di ognuno di noi”, ha detto agli studenti Francesca Prestia che ha condiviso con i ragazzi la propria testimonianza personale di donna che ha dovuto lottare per riappropriarsi pienamente della propria libertà, della passione per la musica, di se stessa.

“Ne ammazzano una al giorno ma io vedo solo donne manifestare, protestare, gridare aiuto”. È stato un tweet della giornalista Milena Gabanelli sull’ennesimo caso di femminicidio a far scattare in Paolo Zanone e nei suoi amici della compagnia teatrale la consapevolezza che era arrivato il momento di rompere gli schemi: così sono scesi in piazza, a Biella, in una delle ore di maggiore affluenza, indossando scarpe e mascherine rosse, per dire basta alla violenza sulle donne. Per la prima volta, una protesta partita dagli uomini e che vede uomini come protagonisti. “Attraverso il teatro – ha detto Zanone agli studenti – hai la possibilità di guardare in faccia l’altro, di scuotere la sua coscienza e domandargli: “che cosa stai facendo”? Del teatro come strumento di battaglia culturale contro ogni forma di sopraffazione, dalla violenza mafiosa alla violenza sulle donne, ha parlato Giuseppe Marrone.

Supportati dalla professoressa Giovanna Gallo, con la regia tecnica della mattinata a cura del professore Roberto Bennardo, i ragazzi si sono preparati nei giorni scorsi dando vita, tra le altre attività, a una locandina della giornata realizzata dalla studentessa Simona Delfino del corso di grafica con la foto di una compagna di classe in primo piano. A conclusione dell’assemblea, gli studenti hanno ringraziato la dirigente-reggente Simona Blandino per aver consentito ai ragazzi di vivere un momento di confronto e formazione su temi che “non devono mai passare di moda o essere dati per scontati”.

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