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La “Terza Guerra Mondiale a pezzi” è una frase pronunciata da Papa Francesco il 18 agosto del 2014 in un incontro con i giornalisti a bordo dell’aereo che riportava Bergoglio da Seoul a Roma; ripetuta più volte: il 13 del mese successivo al Sacrario di Redipuglia; il 16 giugno del 2015 nel discorso allo stadio di Sarajevo; il 14 novembre dello stesso anno nella strage di Parigi, il 15 dicembre per la Giornata della Pace e in altre occasioni. Secondo Virgilio Ilari, già docente di Diritto Romano e successivamente professore di Storia delle Istituzioni Militari nell’Università Cattolica di Milano, non si è data l’importanza dovuta all’affermazione del Santo Padre, considerata allora come riferita soltanto al terrorismo islamico, mentre per l’accademico avrebbe meritato maggiore approfondimento. Partendo dalla frase di Francesco, lo storico ha sviluppato il saggio, “La Terza Guerra Mondiale A Pezzi”, pubblicato su Limes, rivista italiana di geopolitica, nel febbraio del 2016; saggio valido ancora oggi, naturalmente con gli opportuni aggiornamenti. La riflessione storica prende l’avvio dalla terminologia, appunto Guerra Mondiale, usata per indicare i due conflitti (1914-18 e 1939-45): “Non è nata nel 1914 o nel 1917, e nemmeno nel 1939, ma nel 1941”. All’inizio, quella del 1914-18 fu chiamata guerra europea o delle nazioni, in seguito grande guerra. Per alcuni storici e analisti di geo-politica primo e secondo conflitto vengono studiati come due momenti della medesima guerra, “tanto che nella storiografia anglofona è invalsa la convenzione di indicare i periodi 1871-1914 e 1919-1939 come antebellum e interwar, periodizzazioni ben diverse da quelle tradizionali o ideologiche. Basti pensare alla “teoria di Eric Hobsbawan del secolo breve (…) ripresa da Philip Bobbit come the long war 1914-1989, considerando la guerra fredda come prosecuzione geopolitica e non ideologica delle guerre mondiali”. Secondo Virgilio Ilari con tali periodizzazioni “i pezzi di Papa Bergoglio non sono che la prosecuzione della Grande Guerra, ibernata per quarant’anni dalla guerra fredda” e sono connessi dal punto di vista storico e geopolitico.
Un altro saggio, a mio avviso, interessante sulla stessa problematica: Atlante Geopolitico dell’Europa di Mezzo, di Federico Petroni, Cultore di geopolitica ed esperto di politiche militari statunitensi. L’Europa di mezzo è “la fragile e complessa regione compresa tra Baltico e Mar Nero”, denominata anche Intermarium, oggi zona di crisi, terreno di scontro dove le grandi potenze proiettano le loro zone d’influenza. Oggi nell’Europa di mezzo ci sono continui posizionamenti: Il Patto di Varsavia è ormai un lontano ricordo; appartiene al passato, alla storia. In Polonia e Romania sono stati installati i missili della Nato; sotto “l’ombrello” dell’Europa Estonia, Lettonia, Lituania. Anche i Finnici non vogliono essere più neutrali. Poi c’è la sfera d’influenza della Germania nella Repubblica Ceca, in Slovacchia e in Ungheria. Per Putin sempre meno Stati cuscinetto. Ecco spiegata in breve l’operazione militare speciale in Ucraina. Mal riuscita: da guerra-lampo a guerra di posizione con molte perdite umane e materiali. Nell’Europa di mezzo vivono 145 milioni di abitanti e tra questi russofili, russofoni, musulmani e altre minoranze etniche, percentuali di popolazioni non trascurabili sottoposte a condizionamenti e pressioni tali da rendere il territorio alquanto instabile.
La “Guerra A Pezzi”, continuamente ricordata da Papa Francesco e collegata alla farneticante politica degli armamenti è un dato di fatto riguardante sia l’odierna realtà nelle diverse regioni del mondo sia il passato del cosiddetto II dopoguerra. In Siria undici anni di conflitto hanno provocato centinaia di migliaia di vittime e milioni di profughi. Tante altre vittime in Iraq, in Palestina, in Israele, in Afghanistan. Nel mondo decine di focolai bellici e guerre civili nelle zone di crisi: Nigeria, Niger, Ciad, Camerun; conflitti tra Curdi e Turchi; guerra civile somala, in Yemen, in Sud Sudan, nel Mali, nel Sahel. Elenco sicuramente più lungo. Questa è la “Guerra A Pezzi” di cui parla Bergoglio. In particolare si tratta di guerre civili dove le fazioni contrapposte non si mettono d’accordo e le regole vanno a farsi benedire. Le guerre civili o di altra natura possono diventare guerre per procura di grandi potenze e corrono il rischio di essere incontrollabili come potrebbe succedere per l’attuale l’operazione militare speciale in Ucraina. I pezzi si potrebbero mettere insieme in maniera ingovernabile per provocare una metastasi bellica impazzita. Un futuro da romanzo distopico che non deve succedere. Urgente quindi il “cessate il fuoco” e l’avvio di trattative serie per un compromesso politico-diplomatico cominciando dall’Ucraina. Non vogliamo né una guerra mondiale a pezzi e nemmeno una guerra mondiale che faccia finire in mille pezzi il Pianeta Terra.