Lamezia Terme – Appena inaugurato nel Chiostro San Domenico “Trame – Festival dei libri sulle mafie”giunto alla sua sesta edizione. Uno spazio già allestito nei giorni precedenti e che vede la mostra fotografica “Il popolo di Trame” di Mario Spada e le illustrazioni dei bambini dagli esiti del progetto #trameascuola – Meglio il lupo che il mafioso. Si apre, quindi, come di consuetudine con i tanti volontari – quest’anno in tutto 140 in maglietta verde – provenienti da tutta Italia; si apre la cinque giorni colorata che continua a portare entusiasmo e vivacità rivolta a tutti i target, in una città come Lamezia Terme troppo spesso ricordata solo per tristi avvenimenti.
A ringraziare i partners in aumento, come La Treccani, Confcommercio, Poste Italiane, Legambiente, è Gaetano Savatteri – il giornalista siciliano che ormai da anni porta avanti il suo compito di direttore artistico: “Trame vuole essere un progetto per tutto l’arco dell’anno e non solo dedicato al circo dei cinque giorni” – spiega Savatteri, per rendere atto di un fenomeno sempre più in espansione e capace di essere fortemente persuasivo verso tutte le sfumature della cultura. Spesso le difficoltà incontrate consistono nel non riuscire a comporre la mano, le dita di questo mondo – interviene inoltre Antonio Viscomi, vicepresidente della giunta regionale – a proposito della rilevanza del ‘fare rete’ fra più realtà culturali. “Trame deve essere la costruzione di un abito nuovo, il modello culturale di una nuova regione – conclude Viscomi – Non è sufficiente dire no alla mafia, dobbiamo abituarci a dire si in tante altre cose, dire si alla festa e alla convivialità”.
Quando si parlava di ‘ndrangheta si parlava di banditi. Questo l’argomento toccato per la prima e duplice presentazione di libri in programma. Ospiti del palco allestito dalle magliette verdi sono stati John Dickie, Ettore Cinnella, rispettivamente dell’Università di Londra e di Pisa, con al centro la coordinazione dello storico Fabio Truzzolillo. “Banditi e Briganti” è il titolo del dibattito che si estrinseca dai due libri “Alfonso Rossi – Nel Regno di Musolino, Rubbettino editore, ed Ettore Cinnella, Carmine Crocco. Un brigante nella grande storia, Della Porta Editore. “Si tratta di due personaggi che hanno molto in comune – dice Fabio Truzzolillo, che insieme a Dickie ha fatto parte del gruppo di ricerca sul brigante Musolino – spesso definiti Napoleone dei briganti e re dell’Aspromonte”. Dunque, due figure che parallelamente hanno creato un mito. Figure sostenute dal popolo, sostenute dal positivismo e dai lombrosiani. Per Ettore Cinnella, invece, la figura di Crocco è del tutto emblematica del fenomeno dei briganti, nel periodo che va dal 1861 al 1865, fenomeno che sconvolse le regioni meridionali, e del quale tutti i contadini hanno memoria come grande epopea storica. Di Crocco si ricordano lunghi interrogatori, la cattura, il processo con atti clamorosi a Potenza.
Un periodo di carcere che non avrà mai fine. “Nel carcere, Crocco, non solo scrisse memorie ma rilasciò le più importanti interviste a psichiatri, giornalisti, sociologi di tutto il mondo” – spiega Cinnella. E su Crocco numerose furono anche le intuizioni da parte dei lombrosiani che non si fermarono certo alla misura del cranio, ma andarono oltre mossi da curiosità. “Le sue azioni sono vendetta, laddove però vendetta sta per giustizia – commenta ancora Truzzolillo – in tal senso vige ancora il mito del brigante, la storia dell’innocente condannato”. Meno conosciuto è Alfonso Rossi, sia per una questione di articoli mai pubblicati, sia per distanza con i fatti. Secondo lo storico John Dieckie, che questa sera ritornerà a parlare anche a proposito di “Chiesa Nostra” alle 22.30 a Palazzo Nicotera con il giornalista Giuseppe Maviglia, “Musolino non può essere definito brigante, ma più specificamente un affiliato alla ‘ndrangheta” – che conclude definendo il libro, esposto e presentato a Trame, come il documento finora più importante a livello di testimonianza. All’interno infatti, si trovano numerosi rapporti usciti nel 1901 durante il suo periodo di latitanza e pubblicati a firma di Alfonso Rossi su tre quotidiani.
Valeria D'Agostino
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