Lamezia Terme - Oltre 24 milioni di metri quadri di spiaggia divorati dall’erosione dal 1980 ad oggi, e tale fenomeno, che rischia di compromettere il ruolo dell’Italia nel mercato turistico internazionale, vede la Calabria seconda solo alla Sicilia. A seguire poi, l’Emilia Romagna, la Toscana, la Puglia e le Marche. Per tale motivo, l'Hub spezzino della Blue Economy, ha deciso di promuovere il primo "Osservatorio nazionale sull'erosione costiera", avviando un primo studio sulla situazione delle coste liguri e di quelle toscane. In particolare, secondo i dati della della Blue Economy, 3500 km sui circa 8000 di coste italiane sono intaccati e compromessi dall'erosione marina. A rischio sono in particolare le coste basse e sabbiose per oltre 1600 km; e su 540 km insistono beni, come centri urbani, strade e ferrovie, tutti a rischio crollo. Un fenomeno quello dell’erosione costiera, che rappresenta una delle emergenze più gravi da fronteggiare soprattutto per la Calabria, che dovrebbe fare del turismo uno dei suoi fattori trainanti. La problematica negli ultimi anni ha interessato soprattutto la costa tirrenica, lungo la statale 18 tra Falerna, Nocera e Gizzeria. Le spiagge, sempre in costante evoluzione sotto l’azione delle correnti e delle onde, hanno subìto nel corso del tempo gravi danni riconducibili non solo a fattori naturali ma anche antropici, che rischiano sempre più di aggravarsi in mancanza di interventi definitivi. E a livello nazionale, "ogni metro quadro/anno di spiaggia - afferma Giorgia Bucchioni, presidente di Blue Vision - produce circa 35/40 euro di sole attività di spiaggia e un Pil complessivo annuo per metro quadro pari a 1200 euro. Considerando i 24 milioni di metri quadri scomparsi in questi anni si può tranquillamente affermare che l'Italia ha bruciato ogni anno più di 28 miliardi di Pil derivanti dal turismo connesso con il mare", dice Bucchioni. Nel conto non sono considerati i dati relativi ai danni a strutture e infrastrutture, comprese ferrovie, strade, scogliere”.
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