Lamezia Terme - Sono passati 29 anni da quella tragica sera del 4 gennaio 1992 quando furono barbaramente assassinati dalla mafia, il sovrintendente di polizia, Salvatore Aversa e la moglie Lucia Precenzano. Quella sera, in via dei Campioni (da qualche anno via Aversa-Precenzano) le cosche lametine, attraverso due killer della Sacra corona unita, colpirono un baluardo integerrimo dello Stato, per affermare sul territorio la loro supremazia, e ciò accadde qualche mese dopo il primo scioglimento del Consiglio comunale per mafia. E non fu certamente un caso. Un delitto che sconvolse Lamezia, la Calabria e l'intero Paese, tanto che in città arrivarono i migliori investigatori d'Italia. Purtroppo come è noto, l'intera vicenda però si trasformò in un caso emblematico di responsabilità a livello investigativo. A partire dal credito dato ad una falsa testimone, Rosetta Cerminara, fino alla recente condanna da parte del Tribunale di Salerno, del Pm di allora, Adelchi D'Ippolito, per "grave colpa" a causa di "negligenze non spiegabili", nel corso delle investigazioni. Una vicenda ancora aperta con altri procedimenti in corso.
Ogni anno da quel 4 gennaio la città e le istituzioni, rinnovano il ricordo e anche questa sera, in Cattedrale, il sacrificio di Aversa e della moglie sono stati ricordati attraverso una messa celebrata dal vescovo della Diocesi lametina, monsignor, Giuseppe Schillaci alla presenza dei figli, Walter, Paolo e Giulia. Dei rappresentanti delle forze dell'ordine, il questore, Mario Finocchiaro, il dirigente del commissariato, Raffaele Pelliccia, i vertici dei carabinieri, della Guardai di finanza e della Polizia locale. Presente anche il commissario prefettizio, Giuseppe Priolo. La figura dei coniugi Aversa è stata tratteggiata all’inizio della santa messa dal commissario, Francesco Morello che ripercorso la loro vita sin dall’inizio del trasferimento a Lamezia. Accennando ad una coppia “che si era inserita in città, lui poliziotto ben visto negli ambienti giudiziari e lei ancora oggi ricordata come un'insegnante modello e una brava educatrice". Nella sua omelia, il vescovo Schillaci ha parlato di “esempio da seguire come una luce nuova. Testimonianza è la parola per commemorare i coniugi Aversa. Vogliamo essere illuminati da questa testimonianza, vogliamo essere incoraggiati. Il nostro tempo ha bisogno di testimoni. Dobbiamo essere rigenerati continuamente. Invito a praticare la giustizia che è una luce per tutti noi. Ciascuno di noi deve essere illuminato da questo esempio. I coniugi Aversa hanno amato questa città e hanno sacrificato la loro vita”.
Quindi, le parole del questore Finocchiaro che ha fatto riferimento ad "un omicidio di un periodo che ha visto un alto attacco allo Stato. In quell’anno ci furono anche le stragi in cui rimasero vittime Falcone e Borsellino. Ma anche un periodo da cui poi è arrivato il declino della criminalità. Grazie alla risposta non solo delle forze dell’ordine ma anche dalla società civile. Un omicidio, quello dei coniugi Aversa, che tendeva ad intimorire tutta la collettività. Ma la reazione c’è stata con tante operazioni eseguite, in Calabria, Sicilia, Campania e in altre realtà nazionale. Aversa era un poliziotto di strada, non aveva paura di rapportarsi con i delinquenti. Era una poliziotto vecchio stampo. È stato uno dei primi ad aver alzato il livello dello scontro, senza esitare ad indagare i colletti bianchi, come testimoniano le sue indagini per lo scioglimento del Consiglio comunale di Lamezia per mafia. Era una figura carismatica all’interno del commissariato e sapeva motivare i colleghi per la sua autorevolezza che si era conquistato sul campo. Credeva nei valori della giustizia e della legalità così come la moglie nel suo ambito scolastico. Si abusa del termine eroe, in questo caso, Aversa sapeva benissimo a cosa andava incontro. Questa sua morte è per noi tutti motivo di sprone, per andare avanti. Cerchiamo di essere uguale a lui nel perseguire il nostro dovere. Saremo sempre vicini ai familiari. Dopo la celebrazione della messa, è stata deposta una corona di fiori sotto la lapide che ricorda il tragico evento, proprio davanti alla sede dell'ex commissariato di polizia su corso Numistrano e il questore Finocchiaro ha letto un messaggio del capo della polizia, Franco Gabrielli.
Antonio Cannone
© RIPRODUZIONE RISERVATA