Processo Perseo: le discussioni degli avvocati sulle posizioni di Scaramuzzino, Grutteria, Donato e Scalise - VIDEO

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Lamezia Terme - La posizione di Giovanni Scaramuzzino, Giuseppe Grutteria, Antonio Donato e Pino Scalise sono state discusse nella terza udienza del Processo Perseo dedicata alle arringhe degli avvocati davanti al Presidente Fontanazza e, a latere, i giudici Aragona e Tallarico. Al termine della discussione tutti i legali hanno chiesto per i loro assistiti l’assoluzione.

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La discussione degli avvocati Gambardella e Siracusano

Avrebbe aiutato i Giampà nella realizzazione delle truffe assicurative, settore gestito, secondo gli inquirenti, da Franco Trovato. Questa l’accusa per l’avvocato Giovanni Scaramuzzino detto “Chicco” (per lui il Pm ha chiesto la condanna a 12 anni). A difendere l’avvocato, presente in aula, i legali Francesco Siracusano e Francesco Gambardella. L’avvocato Siracusano manifesta al tribunale un disagio relativo alla richiesta di pena. “Richiesta che viene formulata di una requisitoria stringata, breve e circoscritta: una requisitoria del genere - commenta l’avvocato - mi avrebbe fatto optare per il giudizio abbreviato”. Il capo 11 bis (concorso esterno, vicenda Aiello) e il capo 74 (associazione finalizzata a fare truffe). Queste le due imputazioni contestate all’avvocato, imputato in questo procedimento. “Diverse per lo stesso fatto - fa notare il legale Siracusano - non si può essere concorrente esterno e associato”. “E’ un percorso che viola le regole”, afferma. 

Scaramuzzino avrebbe agevolato l’associazione con le truffe assicurative ma da una verifica sugli estratti conto bancari, da parte della difesa, gli assegni che provenivano dalla Zurich, la compagnia assicurativa di fiducia della cosca, sono stati “2 in 3 anni”. Altra questione affrontata, il fatto che Scaramuzzino accompagnava dei clienti che non avevano un conto aperto presso la sua banca, nella filiale. “Tutte persone che però non rientrano tra gli autori delle truffe”, fa notare ancora il legale Siracusano. In particolare, Scaramuzzino aveva un rapporto privilegiato con Franco Trovato, rapporto che però, secondo la difesa dell’avvocato, non avrebbe apportato nulla nelle casse della cosca Giampà. L’avvocato veniva contattato da Franco Trovato che gli assegnava le pratiche di incidenti stradali. “Ma Scaramuzzino era consapevole se gli incidenti erano simulati o reali?”, questo uno degli interrogativi che la difesa pone all’attenzione del tribunale.

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Un’associazione finalizzata a realizzare truffe con l’aggravante dell’articolo 7 della quale, secondo l’accusa, l’avvocato Scaramuzzino faceva parte. “Su questo punto - spiega il legale Gambardella - ci viene in aiuto Giuseppe Giampà: il capo clan non può non conoscere il contributo di Giovanni Scaramuzzino all’associazione. Giampà esclude che le truffe Trovato Franco le faceva per l’associazione. Giampà Giuseppe, quindi, stacca qualsiasi contatto tra Scaramuzzino, lui stesso e l’associazione”. Anche Battista Cosentino nel suo controesame aveva fatto riferimento a Scaramuzzino, ricorda il legale Siracusano. Il collaboratore aveva infatti dichiarato di essere stato nello studio dell’avvocato e notato che la scrivania era piena di timbri e certificati falsi dell’ospedale. Alla domanda della difesa, “Lei cosa se ne sa?” Cosentino aveva risposto: “io vi dico quello che ho visto” non specificando come abbia fatto a capire che quei timbri non erano quelli dell’avvocato piuttosto che dei medici, “si vocifera che Scaramuzzino ha timbri falsi” aveva dichiarato. Cita anche la testimonianza in aula del direttore della Banca nella quale Scaramuzzino ha attivo un conto corrente, l’avvocato Siracusano in particolare ricorda che il direttore Pittella, in merito ad un assegno versato da un certo Molinaro di un importo elevato sul conto dell’avvocato Scaramuzzino, non si tratta di Maurizio Molinaro, imputato nel Processo, ma di un certo Roberto. La difesa fornisce come prova la documentazione in merito all’assegno in questione pari a 60mila euro. “Nel conto di Scaramuzzino resta il 10%”, specifica l’avvocato.

Altra questione trattata, la Vicenda Aiello: “Parliamo di una ‘vicenda Aiello’ - afferma Siracusano - ma Aiello è stato assolto. L’unico a dover rispondere di questa vicenda è Giovanni Scaramuzzino”. “Abbiamo una sentenza di assoluzione - aggiunge Gambardella - per non aver commesso il fatto per Aiello. Se non l’ha commesso Aiello di conseguenza non l’ha commesso nemmeno Scaramuzzino”. A parlare della vicenda dell’incontro i collaboratori Giuseppe Giampà e indirettamente Saverio Cappello. Dichiarazioni che, secondo la difesa, sono discordanti tra loro su più punti. Giampà, ad esempio, parla di un grande acquario nello studio di Scaramuzzino mentre Cappello non si ricorda di averlo visto. “Aiello - aggiunge l’avvocato - nella campagna elettorale del 2010 ha ottenuto 901 voti nel lametino e nella precedente competizione elettorale ne ha ottenuto 926 voti”. “L’associzione quindi in che termini sarebbe stata agevolata? Che benefici ha avuto Scaramuzzino. E Aiello?” si chiede infine l’avvocato Siracusano che aggiunge “Scaramuzzino viene descritto come fonte di collegamento con la politica e la mafia. Questa vicenda, che non ha prodotto effetti, è il fallimento della mediazione di Scaramuzzino”. L’avvocato Gambardella evidenzia, inoltre, come l’affermazione di alcuni pentiti “l’avvocato era a nostra disposizione” non dice nulla, “a disposizione, ma di che cosa? bisogna indicare gli elementi”. Alla luce di tutti gli elementi dei quali i legali Francesco Siracusano e Francesco Gambardella hanno discusso in aula, la difesa chiede l’assoluzione perchè il fatto non costituisce reato.

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La discussione dell’avvocato Arcuri

L’avvocato Arcuri discute in merito alla posizione di Giuseppe Grutteria (per lui il Pm ha chiesto 13 anni) che risponde di partecipazione ad associazione a delinquere. L’avvocato aggiunge alcune considerazioni in merito alla discussione dell’avvocato Canzoniere della precedente udienza. “Grutteria è ritenuto un soggetto preposto al recupero dei proventi delle estorsioni di vari esercenti”, questo quanto detto da alcuni collaborati, reato per il quale l’avvocato Arcuri sottolinea come: “nell’imputazione non è stato detto, ciò significa che nemmeno la pubblica accusa vi ha creduto”. In merito al reato di tentata estorsione, ovvero una bottiglia incendiaria nell’impianto di Lucia Agostino, l’avvocato Arcuri evidenzia come anche lo stesso Lucia disse in aula: “si trattava di persone minorenni. Uno dei due aveva i capelli a spazzola”. “Solo Grutteria ha i capelli a spazzola? - si chiede l’avvocato. Se non c’è nessun collegamento tra Grutteria, il reato e l’associazione, crolla tutto il castello. Pertanto - conclude - chiedo in concerto con l’avvocato Canzoniere l’assoluzione dai reati contestati perché il fatto non sussiste”. I due legali consegnano anche una memoria difensiva al Collegio.

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La discussione dell’avvocato Lomonaco

In difesa di Donato Antonio (per lui il Pm ha chiesto 14 anni), l’avvocato Antonio Lomonaco. Donato è accusato di ricettazione aggravata dall’articolo 7 (metodo mafioso). “Accusa – dice il legale – che viene solo dai collaboratori di giustizia: Giampà Giuseppe, Cappello Saverio, Torcasio Angelo e Muraca Egidio”. “Chi è Donato Antonio? Cosa c’entra con la consorteria Giampà?” si chiede l’avvocato Lomonaco che spiega: “è un soggetto catanzarese, nato e vissuto a Catanzaro. Mai commesso reati nel territorio lametino, ed è risaputa la non operatività della cosca nel catanzarese. Un catanzarese perché dovrebbe avvantaggiare, in un’ipotetica guerra mafiosa, una consorteria lametina. Qual è il motivo? Io non sono riuscito a darmi una risposta”. L’avvocato nella sua discussione parla anche dei rapporti di Donato con membri di spicco del clan Giampà: “emerge un battesimo di Donato da parte del 'professore' nel carcere. Ma, Giuseppe Giampà, quello che sarebbe il capo clan disse ‘Donato sarebbe stato con mio padre in carcere, ma posso escludere che abbia avuto rapporti illeciti con mio padre, solo una comune detenzione”. Pertanto il legale chiede l’assoluzione per il suo assistito.

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La discussione dell’avvocato Larussa

Infine, l’avvocato Antonio Larussa discute sulla pozione di Pino Scalise (per lui il Pm ha chiesto 10 anni e 8 mesi) in merito ad una condotta illecita nei confronti di due soggetti Petrone Felice e Petrone Giandomenico. Larussa spiega come: “Cappello Saverio parla addirittura di un’estorsione nella zona di Decollatura e - apre una parentesi l’avvocato Larussa - confonde Scalise Pino con Mezzatesta, Mezzatesta è colpevole di un duplice omicidio in un bar di Decollatura”. Inoltre, in merito a diverse dichiarazioni su Larussa spiega il legale: “Cappello Rosario e Saverio dicono che l’hanno apprese. Dichiarazioni che alla luce di ciò sono inutilizzabili”. Tante le contraddizioni in merito alle dichiarazioni dei collaboratori e dei testimoni in aula sulla posizione di Pino Scalise. Infine in merito alla frase detta da Scalise: “di notte non dormo sono sempre in giro” l’avvocato la interpreta “stava vigile per paura che potessero danneggiare anche i suoi mezzi”. Pertanto il legale Larussa chiede l’assoluzione di Pino Scalise.

R.V.

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