Lamezia Terme – L’hanno chiamata Nettuno l’operazione odierna che arriva a quasi un anno dall’operazione Andromeda scattata il 14 maggio 2015 contro la cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte di Lamezia Terme. “Questa è la prosecuzione dell’attività investigativa di Andromeda, operazione condotta dal Pm Elio Romano della Dda che si è occupato dell’area lametina. L’attività investigativa in ultimo si è concentrata sulla cosca Iannazzo. Oggi noi siamo qua per tirare le fila di una serie di accertamenti patrimoniali che vedono coinvolte delle realtà imprenditoriali floride riconducibili a soggetti indirettamente o direttamente coinvolti nella realtà riferibile alla cosca Iannazzo” esordisce così il Procuratore della Repubblica facente funzioni Giovanni Bombardieri in conferenza stampa alla caserma della Guardia di Finanza di Catanzaro.
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“Si tratta di un’attività investigativa patrimoniale svolta meticolosamente con il ricorso alle banche dati, sulla base delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e con l’ascolto di una serie di intercettazioni che hanno consentito di rilevare l'interessamento di questi soggetti anche nella fase successiva alle misure cautelari” prosegue Bombardieri che ringrazia, nel corso del suo intervento, la Guardia di Finanza, l’ufficio Gip e il tribunale di Catanzaro che “anche in condizioni di estremo disagio hanno condotto un eccellente lavoro”.
“Niente è chiuso e niente sarà chiuso”
In merito alle voci allarmistiche di chiusura del complesso commerciale che circolano sui Social, Bombardieri rassicura i lametini: “sarà cura dell’ufficio Procura e del Gico garantire il livello occupazionale attualmente esistente negli esercizi commerciali e, alla popolazione, la fruibilità degli spazi del centro commerciale che non subiranno interruzioni. Niente è chiuso e niente sarà chiuso”. “Una serie di professionisti - precisa - avranno ora il compito di garantire la continuità delle attività, normalmente. Ci sarà un passaggio di consegne nell’amministrazione di queste imprese e aziende. Stiamo parlando di un ‘Impero commerciale’ e 17 supermercati, tra punti distribuzioni alimentare, beni mobili e immobili, altre imprese, negozi di calzature…”. Si tratta di beni tutti “riferibili a soggetti ritenuti intranei alla cosca o già ritenuti concorrenti esterni alla cosca stessa”. La parola passa poi al comandante regionale della Guardia di finanza Miglioli che definisce questa attività una “grande operazione che vede la Guardia di finanza svolgere la propria attività nel campo eco-finanziario laddove si violano le norme di legge. È un servizio che si commenta da sé. Un servizio molto importante corroborato da un’attività giudiziaria senza la quale non potevamo andare da nessuna parte. È un’indagine di cui andiamo fieri che è andata a toccare gli interessi di una cosca egemone nel territorio lametino”.
Il colonnello Di Nunno sottolinea come il Gico di Catanzaro sia “famoso in Italia e nel mondo per le indagini in materia di stupefacenti. Questa operazione dimostra come il Gico ha professionalità anche nel campo patrimoniale”. “L’attività che ha portato all’operazione odierna è un’attività patrimoniale che si discosta dalla classica attività patrimoniale fatta su dei dati ‘freddi’. Noi abbiamo proceduto, sulla base delle investigazioni della locale squadra mobile, a sentire i collaboratori di giustizia, numerosi su Lamezia. Ciò ci ha consentito di ricostruire tanto le attività imprenditoriali oggetto oggi della misura ma anche e soprattutto la riferibilità degli stessi che sono soggetti principali della cosca”. “Si è proceduto - aggiunge – all’individuazione di quello che la giurisprudenza denomina ‘imprenditore colluso’ ovvero colui che non soggiace alle richieste di natura estorsiva della locale criminalità ma che con la stessa tesse un rapporto sinallagmatico di reciproche prestazioni”.
“Imprenditori devono svolgere la loro attività secondo le regole del mercato e non della criminalità”
Nel corso della conferenza stampa emerge un “segnale forte” da parte della Guardia di Finanza “che compie - dichiara il colonnello Rametta - tutti i giorni attività a favore delle parti sane dell’economia talvolta sopraffatte dalla presenza di organizzazioni criminali”. Aggiunge Rametta: “a tutela e difesa degli imprenditori onesti che devono sentirsi tutelati da noi e devono poter svolgere la loro attività di impresa secondo le regole del mercato e non della criminalità, una criminalità economico finanziaria organizzata”. Dalla finanza tengono inoltre a precisare che i grossi marchi internazionali sono stati nascosti perché “non hanno nulla a che fare con l’attività ma sono del tutto estranei”. E, per evitare equivoci il colonnello Rametta sottolinea che “le società non vengono poste a sequestro ma solo alcune quote. È stato sequestrato il complesso aziendale relativo alla società centro commerciale ‘due Mari’”.
In queste ore l’attenzione è stata posta sul centro commerciale “Due Mari” ma ci sono anche altre attività commerciali sequestrate: i supermercati La Nuova Nave srl con sede a Lamezia, Amantea (Cs) e Decollatura, Ipermercato Midway srl con sede a Lamezia, Peda Calabria Srl di Fuscaldo (Cs) e i supermercati Duep di Reggio Calabria e Catanzaro, i supermercati Perri Srl di Cosenza e la AP Calzature e accessori di Lamezia. I soggetti che l’indagine patrimoniale ha documentato avere a loro carico una sproporzione sono: Vincenzino Iannazzo, Pietro Iannazzo, Francesco Iannazzo, Antonio Davoli, Giovannino Iannazzo, Adriano Sesto, Antonio Provenzano, Franco Perri.
In particolare gli inquirenti, chiariscono in conferenza stampa che “solo per Perri la questione è al 416 bis per la vicenda dell’imprenditore colluso. Attualmente è sottoposto agli obblighi”. Il Procuratore Bombardieri, infine, chiarisce l’episodio del “rinvenimento della bara” (di Antonio Perri, il padre di Franco) che afferma “era stato posto da Vincenzino Iannazzo come una delle condizioni per potersi sedere al tavolo insieme agli altri referenti delle cosche per poter procedere alla pacificazione e spartizione delle competenze ‘criminali’ sul territorio. Il rinvenimento della bara evidenzia così come l’interesse del capo cosca fosse quello di far restituire ai Perri la salma del congiunto deceduto. Lo riferisce più di un collaboratore”.
Ramona Villella
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