Lamezia Terme - La comunità di Lamezia ha salutato in piazza Mazzini la salma del piccolo Anas, di soli 6 anni, prima del suo ritorno in Tunisia, suo paese di origine, vittima del tragico naufragio del 5/6 febbraio scorso. La nobile intenzione stante nello stringersi forte alla sua famiglia è stata ospitata in piazza Mazzini dove si è tenuto un momento di raccoglimento e preghiera in suo omaggio, una ennesima, giovanissima, vittima innocente assieme al papà, dei cosiddetti ‘viaggi della speranza che iniziato dalle coste del Nord Africa, a bordo di imbarcazioni talvolta precarie con a bordo persone che vanno in cerca di ‘un futuro migliore’, ma purtroppo questa volta (come altre volte) conclusosi con un ferale naufragio nel nostro mare. La sua drammatica storia è stata ricostruita grazie a una inchiesta portata avanti dalla procura della Repubblica lametina. Tra i presenti durante la mattinata dedicata al cordoglio, il Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme Salvatore Curcio, i carabinieri rappresentati dal Maggiore Christian Bruscia, la Polizia municipale con Aldo Rubino, il dirigente del commissariato di Polizia di Stato di Lamezia Terme Antonio Turi, il Vescovo Serafino Parisi, Don Giacomo Panizza, il sindaco Paolo Mascaro e il vicesindaco Antonello Bevilacqua e Nuccio Iovene. La giornata è stata aperta da Iovene che ha raccontato la triste vicenda e il significato della mattinata voluta come intenzione per portare oltre a un ultimo saluto ad Anas, anche un gesto di sentita testimonianza e solidarietà alla sua mamma che è rimasta in Tunisia.
La riflessione si è poi concentrata sulla preghiera offerta dell’Iman rivolta alla cittadinanza presente e alla comunità e rappresentanti tunisini di Lamezia. Il Vescovo Parisi ha spiegato il momento “toccante” e illustrato come: “In questa bara bianca ci sia sì il corpo di un uomo, un bambino, ma anche un fratello. Un fratello, dunque, al quale stringersi assieme alla sua, e a tutte le comunità, perché è doveroso che in momenti come questi bisogna avvicinarsi l’uno con l’altro in un forte abbraccio comunitario. “In Dio - ha aggiunto – noi siamo stati messi in reciproca comunione per ritrovarci nell’amore”. Il Sindaco Paolo Mascaro con il suo vice Bevilacqua, ha concluso la mattinata ribadendo che, “oggi abbiamo davanti una bara bianca che ci trasmette tristezza, una bara voluta da quei ‘trafficanti di morte’ che hanno impedito a un bambino di vivere la sua vita. Anas non l'ha conosciuta per nulla la vita, ma noi avremmo voluto immaginarlo con il sorriso mentre gioca a pallone con i suoi amici”.
La triste vicenda
Il corpo di Anas era stato ritrovato, su segnalazione di un pescatore, nel tratto di mare compreso fra l’ex pontile SIR e la foce del fiume Amato. La Procura della Repubblica di Lamezia Terme e gli approfondimenti investigativi della Polizia di Stato hanno consentito di rintracciare una donna che aveva perso, nel naufragio del 5/6 febbraio, il marito e il figlio di 6 anni. La presenza nell’elenco dei dispersi di un bambino accompagnato dal padre ha fornito agli investigatori l’indizio che, con ogni probabilità i resti potessero essere proprio quelli della piccola vittima del naufragio di febbraio. Le immediate interlocuzioni con le Autorità consolari tunisine di Napoli hanno consentito poi di ottenere il profilo genetico della donna, che ha confermato l’identità del piccolo. Anas era partito con il suo papà, ancora disperso, nel tentativo di raggiungere le coste della Sardegna su un gommone con a bordo 18 migranti partiti dalla città tunisina di Bizerte.
Francesco Ielà
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