Lamezia, carabinieri sequestrano tratto di canalone industriale che scaricava a mare - Reazioni

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Lamezia Terme – Continuano i controlli dei carabinieri in materia ambientale, nel corso di servizi dell’operazione “Deep”. In particolare, a Lamezia Terme, i Carabinieri della Stazione Scalo e del Nucleo Forestale, sussistendo i presupposti di cui all’art. 321 c.p.p, hanno proceduto al sequestro preventivo di un tratto di circa 380 metri lineari del canalone industriale, pavimentato in cemento, che dalla zona di San Pietro Lametino, dove insiste l’impianto di depurazione, si immette alla foce del fiume Turrina, con sbocco nel tratto di mare antistante il Golfo di Sant’Eufemia. L’intervento dei Carabinieri scaturisce dalle risultanze dei campionamenti e delle analisi di laboratorio effettuati da ARPACAL, a valle dello sbocco della condotta del depuratore civile di Lamezia Terme, dove sono stati riscontrati valori significativi del batterio Escherichia Coli, nonché di azoto ammoniacale, con possibili profili di inquinamento ambientale.

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Nel corso dell’operazione “Deep” per il suo fine primario di controllare attentamente il rispetto delle norme spingendosi in profondità, ovvero al di là delle apparenze e della superficie, frequentemente dissimulate per celare la commissione di gravi illeciti contro la natura, disposto dal Comando Legione Carabinieri “Calabria”, i militari del Comando Provinciale Carabinieri di Catanzaro, unitamente ai Carabinieri del Nucleo Forestale e del Nucleo Ispettorato del Lavoro, hanno effettuato verifiche e ispezioni, particolarmente indirizzate alla prevenzione ed al contrasto dell’inquinamento ambientale, mediante azioni utili a conoscere e valutare il fenomeno in ambito regionale e, nel contempo, valorizzare le funzioni di polizia ambientale affidate in ambito nazionale all’Arma dei Carabinieri ed espresse in particolar modo dalle sue componenti specializzate dipendenti dal Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari. Tutto ciò sul fondamentale presupposto che la salvaguardia dell’ambiente è uno dei principali obiettivi nazionali ed europei, tanto da essere destinataria di rilevanti risorse e finanziamenti anche nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il fenomeno del degrado e dell’inquinamento ambientale di acque e suolo ha, infatti, ripercussioni estremamente negative sull’intera società per i potenziali rischi alla salute umana e animale, per la conservazione degli ecosistemi presenti sul territorio, per l’impatto sul sistema economico con particolare riguardo al settore turistico, per il costante pericolo d’infiltrazione della criminalità comune ed organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti, in ragione dei rilevanti interessi economici.

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L’attività, preceduta da un’articolata raccolta e analisi di dati informativi, si inquadra nel più ampio monitoraggio finalizzato alla prevenzione ed al contrasto dell’inquinamento ambientale. Le attività di controllo e verifica proseguiranno su tutto il litorale lametino al fine di acquisire informazioni sul fenomeno e pianificare ulteriori mirati controlli. In queste settimane i controlli si sono susseguiti in tutto il catanzarese, nell’alto ionio catanzarese è stato controllato un impianto di depurazione, contestando sanzioni amministrative per complessivi 3000 euro in relazione a violazioni accertate in materia di salute e sicurezza del lavoro.

Controlli depuratori anche nel Reventino

Nella fattispecie, dalle verifiche compiute all’interno dell’impianto di depurazione, sono emerse diverse violazioni sulla sicurezza sul lavoro da parte della società appaltante di alcuni lavori edili, con particolare riferimento alla mancata protezione delle aperture di pozzetti non protetti e alla mancata protezione dal pericolo elettrico poiché di un locale tecnico è stata riscontrata la presenza di cavi elettrici alimentati posizionati sul pavimento. Nel Reventino, i Carabinieri hanno controllato due depuratori di acque reflue urbane risultati privi di autorizzazione allo scarico delle acque. Durante il controllo è emerso che uno dei citati depuratori scaricava direttamente le acque sul suolo. Nel Soveratese, il titolare di un’officina, occupando un’area di complessivi 80 metri quadrati, non era in possesso della prevista autorizzazione per l’esercizio dell’attività e aveva stoccato abusivamente rifiuti speciali e pericolosi derivati dalla lavorazione, ovvero: pezzi meccanici, olii esausti, filtri e batterie per auto. Nella circostanza sono stati contestati al titolare illeciti amministrativi per un importo totale pari ad euro 5.164 e si è proceduto alla chiusura dell’attività.

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Consiglieri D'Amico e Mastroianni: "Passo fondamentale nella lotta contro l’inquinamento del mare"

"Esprimiamo soddisfazione per i risultati ottenuti dalle recenti operazioni dei Carabinieri, che hanno portato al sequestro del canalone industriale a San Pietro Lametino per gravi infrazioni ambientali. Questo intervento rappresenta un passo fondamentale nella lotta contro l’inquinamento del nostro mare. Auspichiamo che le forze dell’ordine e la magistratura proseguano con determinazione in queste attività, affinché ogni forma illecita che minaccia l’ambiente venga individuata e punita. Inoltre, riteniamo essenziale che i controlli si allarghino il più possibile, in sinergia con le Amministrazioni locali. Sebbene la prevenzione debba essere attuata nei mesi precedenti la stagione estiva, purtroppo è spesso solo nell’emergenza che riusciamo a mantenere alta l’attenzione. Solo così potremo garantire un futuro più sano e sicuro per tutti", così i consiglieri Antonietta D’Amico e Antonio Mastroianni della Lega.

Comitato salviamo il mare: "Esprimiamo compiacimento per il lavoro svolto dall'Arma dei Carabinieri"

"Sabato scorso durante il partecipato sit-in organizzato sul Lungomare di Lamezia Terme, abbiamo chiesto proprio questo. Controllo del territorio, interventi a tappeto, perché sarebbe impensabile continuare a subire in silenzio, continuando nei fatti a martoriare una popolazione intera. Non ci vuole certamente un mago per comprendere che ci troviamo dinanzi a dei sversamenti illegali, specie nella zona industriale di Lamezia, da dove secondo noi proviene la "bolla" che ha alimentato il cosiddetto mare verde, creando un danno all'economia locale ed all'ecosistema non indifferente, negando ai turisti e non, di potersi godere ciò che madre natura ci ha consegnato, ovvero un mare fantastico" è quanto si legge in una nota del Comitato salviamo il mare.

"Purtroppo registriamo che - precisano - le Amministrazioni Comunali fanno poco o niente per quanto riguarda il controllo del territorio, e ci dispiace, ed è evidente quindi che manca proprio il controllo del territorio, la deterrenza, manca lo stimolo, il pungolo, che deve partire necessariamente dai Comuni. La Regione Calabria faccia di più chiamando ad eventuali responsabilità i Comuni inadempienti. Manca la pulizia dei fiumi e questo presuppone il proliferare di attività illegali, lo sversamento per logica, potrebbe avvenire a monte e non necessariamente vicino al mare. Sosterremo l'azione della Magistratura e degli inquirenti. Cercheremo di dare il nostro contributo, da cittadini di questa terra, infatti stiamo creando una task Force che monitori e segnali alle Forze dell'ordine eventuali sversamenti illegali. Ora basta vogliamo il mare pulito".

Furgiuele: "Importante operazione  ma adesso misure strutturali"

L’azione compiuta  dall' Arma dei Carabinieri, dalla Procura e da tutte le autorità coinvolte , a cui rivolgo il mio piu’ sentito plauso, dimostra che sull’area industriale Ex Sir bisogna concentrare misure di controllo serie ed efficienti. Il sequestro di quasi 400 metri del canalone di scolo che si immette nel torrente Turrina, e poi sfocia in mare,  ci dice, oltre ogni dubbio, che da quelle parti si consumano condotte quantomeno irregolari, per non dire illecite, con conseguenze disastrose per l’ambiente e per l’economia costiera. Non smetto di segnalare da mesi, sulla stampa, e anche con atti ufficiali, l’urgenza di rafforzare il dispositivo di controllo capillare dell’area Benedetto XVI. Ciò per garantire una maggiore sicurezza agli insediamenti produttivi, spesso oggetto di atti delinquenziali (vedi l’episodio deplorevole subito dall’azienda Callipo) e un monitoraggio dei siti piu’ delicati, e quindi piu’ esposti al rischio di sversamenti di sostanze inquinanti. Ribadisco al Prefetto l’esigenza di potenziare il controllo facendo leva sul dispositivo dei militari coinvolti nella operazione strade sicure. Unitamente a questo è necessario lavorare per rendere sempre piu’ efficiente l’impianto di video sorveglianza per il quale a suo tempo furono investiti parecchi denari , salvo dare scarsi risultati. Ora si lavori per interventi strutturali", così il deputato Lega Domenico Furgiuele.

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