Lamezia Terme - "L’inquinamento delle acque marine e le cause della loro eutrofizzazione e colorazione sono note e oggetto di polemiche inconcludenti dalla fine del secolo scorso". Venti anni fa, sulla gravità delle condizioni delle acque marine nel Golfo di Sant’Eufemia e lungo la costa tirrenica tra le province di Vibo Valenzia e Cosenza, dopo anni di indagini la Magistratura contabile regionale scriveva: “il mare non è stato sinora considerato una risorsa, ma una discarica che tutti possono utilizzare pur di risparmiare soldi pubblici e privati”. Interviene sul tema, il Geologo Mario Pileggi del Consiglio Nazionale di Amici della Terra. che spiega: "ancora prima anche il Parlamento nazionale si è occupato della gravità dell’inquinamento marino nel lametino riportando dati e fatti delle nostre puntuali e documentate denunce pubblicate da giornali e TV anche nazionali. Nei primi anni del duemila, nel comune di Lamezia Terme, i divieti di balneazione per inquinamento delle acque erano posti su quasi tutta la costa; nel 2003, ad esempio, i divieti erano posti su 7,3 chilometri di costa. I divieti di balneazione per inquinamento nel comune sono stati posti fino a quando non è entrata in vigore la normativa europea e nazionale vigente che consente classificare di qualità idonee alla balneazione le stesse acque che prima erano da vietare per inquinamento. All’inizio dell’attuale stagione balneare, in tutto il lametino le acque di balneazione sono state classificate di qualità eccellente grazie proprio alla nuova normativa vigente. E continuano ad essere classificate di qualità eccellente anche mentre diventano di colore verde. In pratica da un quarto di secolo si conoscono cause e rimedi del problema ma, come evidenziato dai Magistrati contabili, a tutt’oggi “appare evidente la mancanza di una seria volontà tanto di individuare le fonti inquinanti e, soprattutto, di perseguire i trasgressori”.
Le classi dirigenti - prosegue Pileggi - continuano a dimostrare “una insufficiente consapevolezza delle proprie funzioni e competenze”. Nel paragrafo VIII della Relazione del 2004 della Corte dei Conti, dedicato alla “Repressione amministrativa delle cause dell’inquinamento” si legge:“Anche sotto il profilo della repressione dei fenomeni inquinanti e delle cause dell’inquinamento del mare e del degrado delle coste, appare evidente la mancanza di una seria volontà volta ad individuare le fonti inquinanti e, soprattutto, a perseguire i trasgressori. Interi Comuni di questa zona continuano ad essere senza fognatura, e le Amministrazioni comunali continuano a negare il problema. Numerosi sono gli scarichi non censiti da parte dei comuni e delle province, mentre liquami di origine organica e industriale, continuano ad essere riversati nei fiumi ed a confluire nel mare: ne sono prova i risultati delle analisi effettuate alle foce dei fiumi, con valori parecchie decine di misure al di sopra della soglia di tollerabilità umana”.
E nel paragrafo successivo di sintesi si evidenzia: “Si è cioè determinato negli anni un rapporto pernicioso tra amministrazioni deputate al controllo ed alla vigilanza e collettività locali nel senso che le prime hanno omesso ogni attività che, anche indirettamente, potesse costringere le collettività a non realizzare i propri fini privati in maniera da recare danno alle coste ed all’ambiente. E così gli scarichi delle attività produttive irrimediabilmente sono finiti e finiscono nei fiumi (e poi nei mari), senza che vengano adeguatamente filtrati, per come previsto dalla legge: ciò consente al privato di realizzare un forte risparmio sui cicli di produzione e all’Amministrazione di risparmiare sulle attività di controllo e di vigilanza.” Sono trascorsi 20 anni dalla pubblicazione di questa Relazione della Magistratura contabile che individua cause e rimedi dell’inquinamento e della colorazione di verde delle acque marine del Golfo di Sant’Eufemia. Poco o nulla è stato fatto per rimuovere le cause e attivare gli interventi necessari per rendere le acque marine trasparenti e prive di sostanze nocive alla salute umana e alla straordinaria biodiversità che le caratterizza. Come nel marzo del 2022, anche oggi 24 luglio 2024 è scattata una nuova Operazione DEEP disposta dal Comando dei Carabinieri col sequestro del canalone industriale nella zona di San Pietro Lametino. Ed è da auspicare che questa sia la volta buona e l’inizio di una vera svolta. Il prezioso patrimonio costiero del lametino e dell’intero golfo di Sant’Eufemia ricchissimo di spiagge e risorse naturali, storico-archeologiche e geodiversità può e deve essere valorizzato attraverso seri e concreti interventi coordinati dall’insieme delle classi dirigenti. Interventi idonei ad impedire di considerare il mare “una discarica che tutti possono utilizzare pur di risparmiare soldi pubblici e privati”, conclude il Geologo Pileggi.
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