Un filo di umanità dalla Libia a Conflenti, la storia di Melissa e della sua bimba raccontate su Rai3: "Noi vive grazie a Pato e Matyla"

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Conflenti – Una storia di umanità e speranza che dal Camerun passando per la Libia arriva a Conflenti e si intreccia con Roma. Nella puntata della trasmissione di Rai 3 “Il Cavallo e la Torre” condotta da Marco Damilano andata in onda nella serata del 20 dicembre in concomitanza con la notizia dell’assoluzione di Salvini nel processo per il caso Open Arms, il racconto di una vicenda straordinaria. Una storia che si intreccia con un filo misterioso di umanità e che si riannoda a distanza di due anni con la vicenda di Pato, di sua moglie Matyla e della figlia Marie che ha emozionato la stampa internazionale.

Mbengue Nybilo Crepin detto Pato, 30 anni, nel luglio del 2023 fa ha perso, morte di sete e fame, nel deserto tra la Tunisia e la Libia la moglie Matyla e Marie, la figlia di sei anni. La loro foto, quella di una mamma e della sua bambina distese una accanto all’altra, esanime, nel deserto, ha fatto il giro del mondo. Pato si è salvato, è arrivato in Italia e Marco Damilano l'ha incontrato in una lunga intervista in cui Pato racconta del suo passato tra Libia e Tunisia, dentro e fuori le prigioni e le torture dei soldati, l'incontro con Matyla e la nascita di Marie, gli svariati tentativi di raggiungere l'Italia, la disperazione per la loro morte, la speranza di un futuro migliore anche in loro memoria.

“Non sono stato io a trovarla, ma lei” così Peppe Ciulla descrive l’incontro con Melissa, una giovane donna che, col marito, ha vissuto per un periodo insieme a Pato e alla moglie Matyla in Libia. Adesso Melissa con la piccola Richie vive a Conflenti ed è ospite del progetto Sai Filadelfia - struttura Conflenti gestito dalle cooperative Iride e progetto Enea. Il suo ricordo di Matyla è “straziante e importante”. Le telecamere de Il Cavallo e la Torre con Peppe Ciulla e Giacomo Del Buono sono arrivate a Conflenti per raccontare una vicenda straordinaria che si intreccia alla famiglia di Pato in “un filo misterioso di umanità che – ha detto Damilano presentando la loro storia - si riannoda dopo due anni di distanza in un altro luogo”.

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Melissa, emozionata, ha raccontato: “quando ero in Libia abitavamo nella stessa casa con Pato e la sua famiglia. Pato cercava lavoro ogni giorno, era instancabile. Per noi donne nere era più difficile lavorare ma Matyla non si arrendeva facilmente e vendeva prodotti di casa in casa. Eravamo come un’unica famiglia. Lei era speciale, gentile e per me era come una sorella. Ci siamo conosciute in un campo di detenzione ma il parto di mia figlia ci ha unite ancora di più in modo speciale. Mentre si avvicinava il momento del parto ci siamo messe a cercare un ospedale che mi accogliesse ma senza successo. Quel giorno che non dimenticherò mai Maty ha capito che non c’era più tempo… la mia bambina è nata sul pavimento (non potevamo sporcare il materasso chi ce lo avrebbe dato uno nuovo?).  È stato un parto difficile, la bimba spingeva verso l’alto anziché verso il basso ma Maty è stata bravissima. Ci è riuscita anche se non lo aveva mai fatto prima. Se mia figlia oggi è viva lo devo a lei. Anche dopo il parto si è presa cura di me: era lei che faceva il bagnetto alla bambina e che cucinava per tutti”.

Poi il racconto della loro separazione e la triste morte di Maty: “due anni fa - ricorda Melissa – hanno deciso di partire per permettere alla loro bimba di 6 anni di studiare. Io successivamente sono partita per l’Italia con un barcone con la mia piccola per garantirle un futuro. Un giorno un’amica mi ha chiamata per dirmi che Maty e la figlia erano morte nel deserto… mi ha sconvolto. Le persone brave come Matyla non dovrebbero morire mai. È stato tristissimo perderla”.

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Melissa è rimasta due anni in Libia e, non avendo abbastanza soldi il marito è rimasto lì lasciando partire lei e la bambina. “Ho saputo che Pato era vivo – ha concluso – l’ho visto in televisione, ero contenta per lui anche se non riuscivo a togliermi la foto di sua moglie e di sua figlia morte nel deserto”. L’intervista si è conclusa con una sorpresa: la videochiamata tra Pato e Melissa che dal giorno della separazione non si erano più visti e sentiti. “Sei cambiato prima avevi i rasta, stai meglio così” scherza Melissa con la sua risata contagiosa mentre fa salutare anche Richie che Pato ha visto nascere. Una bellissima immagine di speranza e riconoscenza verso una donna speciale, come era Matyla e che la trasmissione ha voluto raccontare per trasmettere quell’amore di una mamma che ha lottato per la sua vita e quella della sua bambina che oggi vive nel cuore di Melissa e di Richie e ora anche in quello di tutti noi che abbiamo conosciuto questa storia straordinaria.

Ramona Villella

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