Lamezia Terme - Fiore Isabella, in qualità di responsabile del Tribunale del malato di Cittadinanzattiva di Lamezia Terme, in una lettera aperta scrive al direttore del distretto socio-sanitario lametino. Isabella racconta un’esperienza vissuta come volontariato di responsabile del Tribunale per i Diritti del Malato con aiuti concreti a persone, in particolare straniere, che hanno bisogno di mediazioni linguistiche presso le strutture di servizio. “Ho accompagnato un giovane lavoratore africano – evidenzia - per la scelta del medico di famiglia. Alle 9:20 il totem, presumo circa un'ora dopo la sua attivazione, segnalava, per iscritto e vocalmente, che le prenotazioni per l'accesso allo sportello erano sospese. Alla mia richiesta di saperne di più, l'addetto allo sportello lamentava di essere solo e di non essere nelle condizioni di istruire più delle 30 pratiche previste. Tutta la solidarietà all'impiegato realmente oberato ma la riflessione che faccio e che voglio porre alla Sua attenzione, riguarda lo smarrimento di un lavoratore del Mali o della Costa d'Avorio costretti a rinunciare alla giornata di lavoro (e quindi al pane) per un totem calibrato su misura per soddisfare esclusivamente le esigenze delle 30 persone che hanno fatto in tempo a stampare il numerino. Senza contare che se arriva trentunesimo è costretto a rinunciare alla giornata di lavoro anche il giorno dopo, senza avere la certezza di completare l'iter della sua pratica qualora, giungendo anche prima, non riuscisse a rientrare tra i trenta fortunati di questa sciagurata lotteria. Mi sembra ovvio che così procedendo e senza i dovuti accorgimenti organizzativi, un servizio così importante rischia di mortificare sia l'utenza che l'impiegato che si sente solo”.
“Questa mattina - rende noto in conclusione della lettera - l'ho cercata per testimoniarLe in presenza la mia personale mortificazione, ma non l'ho trovata. Mi ha accolto la segretaria che mi ha cortesemente accompagnato negli uffici preposti dove una cordialissima funzionaria mi ha edotto sulle difficoltà, dovute a carenza di personale considerato che il posto lasciato "vacante" dall'impiegato, ormai da tempo in quiescenza, risulta tutt'ora scoperto. Comprenderà che nessuno addebita alle risorse presenti agli sportelli le responsabilità di un servizo scandito da un totem insensibile alle ragioni dell'utenza. Risparmiare sui servizi essenziali, sanitari e sociosanitari, togliendo risorse umane e materiali, non è un atto indolore che serve per salvare lo Stato dal declino contabile; sono misure che finiscono col degradare, impoverendolo, il rapporto della gente comune, non quella facoltosa, con i servizi pubblici che deve garantire lo Stato. In tale situazione emerge un dato che, sconfinando dal quotidiano "arrancare", ci conduce a riflettere su quel 2% del PIL, di cui si discute, da destinare alla produzione di armi che hanno a che fare con le guerre e non per far funzionare meglio un servizio che ci aiuti a vivere meglio”.
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