Lamezia, veterinari denunciati dopo morte di una gatta: condannati per false certificazioni

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Lamezia Terme - Condanna penale a carico di due veterinari di Lamezia con l'accusa di falso in certificazioni mediche – veterinarie a 6 e 4 mesi di reclusione. A dare origine al procedimento sono stati due coniugi che, nell’anno 2015 hanno vissuto la morte della gattina. Del decesso ritenevano responsabili, per colpa e negligenza, i due professionisti titolari di un ambulatorio veterinario che si era occupato del gatto di pura razza Sacro di Birmania.

I coniugi, ritenendo che la morte della gattina fosse addebitabile ad un grossolano errore dei sanitari, avevano loro richiesto copie delle certificazioni e della cartella relative alle cure ed al decorso clinico dell’animaletto. Secondo le ricostruzioni della copia, i due veterinari "presagendo un’azione legale nei loro confronti predisponevano ad arte una serie di false e mendaci certificazioni mediche idonee a dare a quella morte una spiegazione scientificamente plausibile o addirittura addebitabile ad errori dei coniugi nella somministrazione dei farmaci". Nel procedimento penale scaturito dalla denuncia presentata dagli avvocati Ortensio ed Anna Mendicino del Foro di Lamezia Terme, era stata mossa l'accusa di falsa certificazione che per giurisprudenza costante è oramai ravvisabile anche nelle certificazioni veterinarie ogni qual volta i sanitari non rispettino tassativamente i requisiti di chiarezza, veridicità, completezza con attestazioni che derivano direttamente da constatazioni effettuate personalmente.

Il procedimento si è chiuso con la condanna pronunciata nell’udienza pubblica tenutasi davanti al Tribunale di Lamezia Terme il 26 settembre 2024. "La vicenda in argomento, probabilmente oggetto per la prima volta di procedimento penale definito con condanna penale almeno nel territorio lametino - commentano oggi i legali - riveste particolare interesse specialmente alla luce della dovuta attenzione che la comunità oggi sente a tutela degli animali; interesse che va ben oltre il ristretto limite codicistico di “proprietà” e che pare debba giustamente tutelare gli animali come esseri viventi dotati di sensibilità psicofisica, con abbandono del legislatore delle blande previsioni dell’impianto codicistico in vigore sino all’anno 2004".

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