A Catanzaro si celebra la “Virgo Fidelis” Patrona dei Carabinieri

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Catanzaro - Il 21 novembre, nella Basilica Minore di Maria SS. Immacolata, i Carabinieri hanno festeggiato la “Virgo Fidelis”, Celeste Patrona dell’Arma. La SS. Messa è stata presieduta dall’Arcivescovo di Catanzaro – Squillace, Mons. Claudio Maniago e concelebrata dal Cappellano militare Don Vincenzo Ruggiero, alla presenza del Comandante della Legione Calabria, Generale di Brigata Riccardo Sciuto, del Vice Comandante della Legione, Generale di Brigata Francesco Iacono, del Comandante Provinciale di Catanzaro, Colonnello Giuseppe Mazzullo e di numerose Autorità militari e civili. Erano presenti anche una rappresentanza di Carabinieri del Comando Legione Calabria e del Comando Provinciale di Catanzaro, dei Reparti speciali, delle Associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, dell’Associazione Nazionale Carabinieri, nonché alcune vedove e orfani di militari dell’Arma.

La liturgia è stata accompagnata dalle voci del coro polifonico San Vitaliano, diretto dal Maestro Stefano Scozzafava. La “Virgo Fidelis” è divenuta Patrona dell’Arma dei Carabinieri l’11 novembre del 1949, quando il Papa Pio XII promulgò il Breve apostolico che, in tal senso, accolse il voto unanime dei cappellani militari e dell’Ordinario Militare per l’Italia, fissando poi la sua celebrazione il 21 del mese di novembre, giorno in cui cade anche la Presentazione di Maria Vergine. Il titolo di “Virgo Fidelis” era stato scelto in relazione al motto araldico dell’Arma “Nei secoli Fedele”, già concesso da Vittorio Emanuele III il 10 novembre 1933. L’inno di preghiera “Virgo Fidelis” dedicato dai Carabinieri alla loro Patrona è stato scritto dall’Arcivescovo Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, che nel 1949 era Ordinario Militare. Al termine della celebrazione, ha preso la parola il Generale Sciuto, che ha evidenziato l’importanza simbolica della ricorrenza quale momento per celebrare non solo la Patrona dell’Arma, ma anche la giornata dell’orfano, nonché l’83° anniversario della battaglia di Culqualber, combattuta in Etiopia nella seconda guerra mondiale.

In particolare, l’alto Ufficiale ha sottolineato l’importanza del culto della memoria e del valore della fedeltà, ideale a cui l’Arma si è ispirata sin dalla sua fondazione, tanto da meritare il motto “Nei secoli fedele”.  Ricordando la battaglia di Culqualber, il Generale Sciuto ha rievocato il sacrificio del 1° Battaglione Carabinieri Mobilitato in Africa Orientale che, fedele al giuramento prestato, si immolò per contrastare l’avanzata dell’esercito britannico verso Gondar. In quella battaglia, quasi tutti i Carabinieri caddero combattendo. La caduta del caposaldo di Culqualber fu comunicata agli italiani con il Bollettino delle FF.AA. n. 539 del 23 novembre 1941: «gli indomiti reparti di Culqualber-Fercaber, dopo aver continuato a combattere anche con le baionette e le bombe a mano, sono stati infine sopraffatti dalla schiacciante superiorità numerica avversaria. Nell'epica difesa si è gloriosamente distinto, simbolo del valore dei reparti nazionali, il Battaglione Carabinieri, il quale, esaurite le munizioni, ha rinnovato sino all'ultimo i suoi travolgenti contrattacchi all'arma bianca. Quasi tutti i Carabinieri sono caduti».

Per l'epica resistenza di Culqualber la Bandiera dell'Arma è stata insignita di una seconda Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: «Glorioso veterano di cruenti cimenti bellici, destinato a rinforzare un caposaldo di vitale importanza, vi diventava artefice di epica resistenza. Apprestato saldamente a difesa l'impervio settore affidatogli, per tre mesi affrontava con indomito valore la violenta aggressività di preponderanti agguerrite forze che conteneva e rintuzzava con audaci atti controffensivi contribuendo decisamente alla vigorosa resistenza dell'intero caposaldo, ed infine, dopo aspre giornate di alterne vicende, a segnare, per ultima volta in terra d'Africa, la vittoria delle nostre armi. Delineatasi la crisi, deciso al sacrificio supremo, si saldava graniticamente agli spalti difensivi e li contendeva al soverchiante avversario in sanguinosa impari lotta corpo a corpo nella quale comandante e carabinieri fusi in un solo eroico blocco simbolico delle virtù italiche, immolavano la vita perpetuando le gloriose tradizioni dell'Arma». (vedi: https://www.carabinieri.it/arma/curiosita/non-tutti-sanno-che/c/culqualber). Infine, l’Alto Ufficiale ha concesso la targa d’argento a conclusione del ciclo degli studi universitari alla Dottoressa Carito Antonella per il conseguimento della laurea magistrale in “Scienze delle Politiche e dei Servizi Sociali” e alla Dottoressa Ranieri Simona per il conseguimento della laurea in “Scienze della mediazione linguistica”, entrambe orfane di militari dell’Arma. Proprio per manifestare vicinanza alle famiglie dei Carabinieri caduti e agli orfani, nel 1948 fu istituita l’ONAOMAC (Opera nazionale di assistenza agli orfani dell’Arma dei Carabinieri) che attualmente assiste 1150 orfani.    

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