Martirano - La rabbina Barbara Aiello, prima donna in Italia a ricoprire questo ruolo, si racconta facendo memoria di una delle pagine più cruciali della storia degli ebrei in uno spazio laboratoriale assai partecipato con docenti e allievi della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo “Don L. Milani” di Martirano. “Per non dimenticare quanto accaduto”, riferisce la referente del progetto Antonella Audino, “si vuole celebrare il Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti con un’autentica espressione di dialogo e pace”. Dopo aver distribuito fotografie plastificate e numerate in progressione secondo la linea del tempo, la protagonista dell’incontro, illustra scene e circostanze invitando gli alunni a cercarle come in una caccia al tesoro per comprenderne il significato e far propria la morale. È suggestiva la sua biografia: nasce a Pitstburgh in Pennsylvania da genitori italiani discendenti da avi ebrei e il suo impegno nei confronti di questo popolo è diventato una scelta di vita. L’esempio viene dal padre che sposa questa mission entrando nell’esercito e adoperandosi per risparmiare le atrocità viste con i propri occhi nel campo di concentramento di Buchenwald. Presenta, in foto e aneddoti, i suoi più cari amici, un uomo e una donna, sfuggiti alla morte perché con sapiente intelletto, i genitori avevano progettato per loro come sfuggire alla terribile sorte: Edoardo viene lanciato dal treno adagiato e legato su un cuscino per un impatto sicuro e per evitare che finisse ad Auschwitz nelle mani dei tedeschi. Sul petto, a mo di bavero, la scritta dei suoi dati anagrafici, ma la neve che pioveva copiosa scioglie l’inchiostro e la nuova famiglia non può risalire alle origini del piccolo! Edo ancora oggi ringrazia i nuovi genitori che lo hanno accompagnato nel suo viaggio di crescita. Dal cuscino che salvò la vita di un neonato ad una palla di football per raccontare la storia di Giorgia: una ragazza ebrea di undici anni felice di partecipare alla finale di campionato con il genitore, mentre tifa nello stadio innalzando il pallone, viene ammonita da voci che urlano “vai via, il tuo posto non è qui. La tua casa è Auschwitz”. La fanciulla scossa chiede spiegazioni al padre che, in lacrime, le spiega l’incipit dell’olocausto e l’acredine nei confronti di un popolo oppresso e perseguitato.
Ancora oggi, afferma Rabbì Aiello, "i nostri occhi rimangono impressionati negativamente da grafiti di intenso razzismo scolpiti sulle mura di palazzi storici; plauso a quel sindaco che, recentemente, si è adoperato per farli rimuovere. Così cresce il pregiudizio nei giovani, producendo, a volte, fenomeni di bullismo nei confronti dei pari. Oggi, più che mai, occorre conoscere e ricordare la Shoah per meglio comprendere le ramificazioni del razzismo e per realizzare una pacifica convivenza tra etnie e culture differenti. Creare, attraverso la valorizzazione delle diversità, una società realmente interculturale. Facendo emergere le pericolose insidie del silenzio difronte all'oppressione, il ricordo della Shoah favorisce la maturazione nelle nuove generazioni di un’etica della responsabilità individuale e collettiva".
La Dirigente, professoressa Manuela Maletta, entusiasta del dialogo Rabbina-studenti, conclude il momento formativo dando valore alla concreta possibilità di ripercorrere la storia attraverso racconti fedeli alla realtà ed all’evidenza di scoprire insieme agli allievi oggetti e simboli precedentemente ignorati. Barbara Aiello, orgogliosa delle sue origini, non esita a indicare la Calabria come terra immensamente grande per il cuore caldo dei suoi abitanti. Asserisce infatti che la testimonianza è certamente il Campo di Ferramonti, in provincia di Cosenza, in cui gli ebrei sono stati rispettati: qui oltre 4000 persone sono state salvate. Tra simboli e significati la rabbina si concede invitando i ragazzi a non permettere che l’odio riempia il loro cuore sicura che la loro presenza, unita a quella dell’intera comunità scolastica, rappresenta il primo passo di solidarietà concreta nei confronti del popolo ebraico e di tutti quelli in conflitto nel mondo.
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