Lamezia Terme - L’avvocato Francesco Bevilacqua, giornalista e scrittore calabrese, ha recentemente rilanciato l’idea della creazione di un’area protetta nella zona ricompresa fra i monti Reventino e Mancuso, nell’immediato entroterra del Golfo di Sant’Eufemia. Anni fa il W.W.F. Calabria, di cui Bevilacqua era allora presidente, lanciò la proposta che ottenne anche il consenso di molti consigli comunali della zona. Sempre Bevilacqua scrisse nel 2008 una guida al gruppo montuoso del Reventino-Mancuso e partecipò alla redazione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Catanzaro, nel gruppo di studio diretto dal prof. Pier Luigi Cervellati, che recepì la proposta dell’area protetta. La proposta però venne fatta inspiegabilmente cadere. Pochi anni dopo, tutta l’area divenne oggetto di mire da parte delle multinazionali dell’eolico e l’on. Costantino Fittante e lo stesso Bevilacqua si batterono, insieme alle associazioni locali, impedendo l’installazione delle pale. Con l’avvocato Bevilacqua abbiamo cercato di approfondire la notizia.
In merito alla decisione di rinnovare proprio in questo periodo un’idea che - si ricorda - fu proprio di Bevilacqua e del W.W.F. e, seppure fatta propria da altre associazioni e perfino da 17 comuni dell’area, non è mai stata realizzata e pareva ormai finita nel dimenticatoio, l’avvocato sul punto ha dichiarato a il Lametino.it “ci sono diversi motivi. Innanzitutto sono stato stimolato da associazioni e gruppi di cittadini che hanno compreso l’importanza e l’attrattività dell’area del Reventino e del Mancuso. In secondo luogo sono seriamente preoccupato al ritorno di fiamma, da parte di speculatori ed amministrazioni locali, verso cose che hanno già fatto molti danni in Calabria: mi riferisco soprattutto a tagli indiscriminati di boschi ed ai molti progetti di impianti eolici che incombono sull’area. A questo si aggiungano le tante iniziative positive nel frattempo intraprese nella zona dai privati, che dimostrano che proprio la gente comune, gli imprenditori, i giovani hanno compreso l’importanza della tutela e della valorizzazione delle risorse di questa area interna per scongiurare lo spopolamento ed avviare buone pratiche di sviluppo sostenibile”.
Partiamo dai boschi e, in particolare, sui pericoli “Molti comuni - racconta Bevilacqua - grazie ai finanziamenti regionali, si stanno dotando di piani di gestione delle foreste di proprietà comunale. È una cosa buona. Meno buono è che, in attesa dell’approvazione dei piani, le norme regionali consentano ai comuni di iniziare con i tagli che dovrebbero essere selvicolturali, cioè finalizzati a migliorare la qualità dei boschi, ma che spesso finiscono per impoverirli sacrificando la bellezza e la monumentalità di boschi che pian piano si stavano rinaturalizzando. Fermo restando che enti e privati hanno il diritto di sfruttare il legname delle loro proprietà boschive, occorre mettere a tutela i lembi di foresta più importanti. Penso alla faggeta sommitale del Monte Mancuso, a quella di Condrò, agli ultimi popolamenti di castagni monumentali, alle cerrete ed alle ontanete che si sono riprodotte da sole, senza rimboschimenti o interventi umani. Penso anche agli impianti artificiali di conifere, alcune molto vecchie (le abetine di Monte Mancuso furono impiantate fra il 1912 ed il 1914, mentre vasti rimboschimenti furono realizzati in tutta l’area negli agli ’50 sotto la direzione dell’ing. forestale Luciano Berti a cui ha dedicato un bel libro lo storico Vincenzo Villella), che andrebbero manutenuti ed avviati ad una qualche forma di rinaturalizzazione. E penso infine alle vaste zone di boschi ceduti ossia di quei boschi d’alto fusto che furono tagliati per varie ragioni e che si riproducono non per inseminazione ma attraverso i polloni (riproduzione agamica) che crescono dalle ceppaie e che, quando, ogni dieci o quindici anni, vengono nuovamente tagliati, producono paesaggi desertificati davvero deprimenti. Per i boschi cedui bisognerebbe pensare ad incentivi ai proprietari che vogliono riconvertirli in alto fusto.
Sui possibili pericoli della presenza di impianti eolici, Bevilacqua rivela: “Dico che, senza che nessuno ne parli, su tutta l’area del Reventino e del Mancuso, come, del resto, in molte altre zone della Calabria, incombono decine di progetti di impianti eolici con centinaia di pale. Se realizzati questi progetti distruggerebbero paesaggi e biodiversità in un’area ad alta valenza ambientale. Combattemmo questi progetti anni fa, grazie anche all’opera di coordinamento del compianto onorevole Costantino Fittante, riuscendo a tenere sostanzialmente indenne l’area dall’eolico, ma il pericolo non è affatto scongiurato, anzi le nuove facilitazioni nei permessi per gli impianti energetici da fonti rinnovabili, stanno mettendo nuovamente in pericolo l’area. Non discuto qui se l’eolico sia o meno la panacea energetica per la Calabria: occorrerebbe un’altra intervista. Dico solo che le pale eoliche devono fermarsi dinanzi a paesaggi di assoluto pregio come è quello del Reventino-Mancuso. E dico anche che le popolazioni locali non possono essere impunemente espropriate dei loro paesaggi per fare della Calabria un hub energetico per il resto d’Italia”.
In merito alle iniziative positive di cui faceva cenno l’avvocato e ambientalista racconta ancora a il Lametino: “innanzitutto nella Conca di Soveria Mannelli e Decollatura – ma anche altrove – vi è un’industria manifatturiera di pregio, che dimostra come quando le imprese nascono dalle vocazioni del territorio rimangono in piedi e prosperano. Penso, ad esempio al gruppo editoriale ed alle arti grafiche di Rubbettino che, oltre ad una produzione sempre più estesa di libri, ha messo in campo innovazioni importanti anche legate alla realizzazione di manufatti per imballaggi e pannelli. Penso al Lanifico Leo per i tessuti. In entrambi si tratta di aziende con un importante collegamento con l’arte contemporanea e la creazione di musei di impresa. Penso ad Allasia Plant, un vivaio forestale che alleva alberi autoctoni della Calabria e li esporta in tutt’Europa da dove viene la richiesta di alberi calabresi perché più resistenti al caldo ed alla siccità. Penso ai mobilifici ed alle falegnamerie di Soveria e Serrastretta, agli alberghi, ai ristoranti, ai B&B, agli agriturismi. Ma penso anche alle molte iniziative nel campo dell’eno-gastronomia e dell’agricoltura, dell’accoglienza, del turismo. Al punto che propria l’area del Reventino è stata inserita nel programma ministeriale SNAI (Strategia Nazionale delle Aree Interne) che prevede opportunità ed incentivi per lo sviluppo sostenibile”.
Altro argomento affrontato, la crescita dell’associazionismo: “Quella del Reventino-Mancuso è una delle aree che ha visto crescere più di altre zone della Calabria iniziative associative. Solo per accennare a quelle della riscoperta del territorio penso a “I Briganti del Mancuso”, a “Conflenti Trekking”, a “Discovering Reventino”, e da qualche anno anche a “Edrevia” (da un termine coniato dal botanico e divulgatore Stefano Mancuso) che ha, fra molto altro, iniziato a tracciare e segnare sentieri nell’area di Serrastretta. Voglio anche segnalare la Ciclovia Reventino-Savuto ed il Cammino di Gioacchino da Fiore. Quest’ultimo ha sortito anche un apposito libro-guida in lingua tedesca di Thomas Raiser, ennesimo segno che spesso gli stranieri vedono nei nostri luoghi valori e dignità che noi facciamo fatica a riconoscere. E naturalmente non cito le associazioni culturali che sono moltissime. Voglio però ricordare che vi sono anche associazioni, ad esempio, che si occupano di valorizzare la tratta delle Ferrovia della Calabria che attraversa buona parte dell’area e che sarebbe un valore aggiunto per la mobilità storica dell’area. Oltretutto, quando sarà completata la strada dell’Amato e del Savuto, avremo un’importante arteria viaria a scorrimento veloce che collegherà il Catanzarese ed il Cosentino proprio passando dalla Conca di Decollatura e Soveria”.
Tutto questo riguarda molti comuni: “Assolutamente sì. I comuni della Conca - evidenzia Bevilacqua - Soveria Mannelli, Decollatura, Serrastretta. Tutti quelli contermini, come Platania, Carlopoli, Conflenti, Motta Santa Lucia. E poi sul versante del Mancuso, i due Martirano, San Mango d’Aquino, Nocera Terinese, Falerna, Gizzeria. Ma il discorso si potrebbe estendere ed arrivare sino a Miglierina, Marcellinara, Tiriolo, San Pietro Apostolo, Cicala, Gimigliano etc. E perfino Lamezia Terme. Pochi sanno, infatti, che la città della Piana in realtà ha confini comunali che arrivano fino al crinale di Monte Mancuso con le antiche frazioni montane dell’ex comune di Sambiase: Vonio, Acquafredda, Vallericciarda, Telara, Acquadauzano etc”.
L’avvocato Bevilacqua - si ricorda - pubblicò nel 2008, proprio per Rubbettino, una corposa guida storico-naturalistica ed escursionistica intitolata “Il Parco del Reventino” quando ancora il parco non c’era, e fu nel gruppo interdisciplinare del prof. Pier Luigi Cervellati che realizzò il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Catanzaro tutt’ora vigente. All’epoca vi fu anche un’iniziativa a Lamezia di presentazione del libro e per perorare il parco alla presenza di Wanda Ferro allora presidente della Provincia e dello stesso Cervellati. Oggi, a distanza di anni, pensa sia ancora possibile creare un’area protetta sul territorio del Reventino-Mancuso? “Non solo lo – dichiara, infine, Bevilacqua - penso ma credo che o prendiamo ora questa strada o perderemo un’occasione irripetibile. La Calabria ha una legge recente sul sistema di aree protette, la n. 22 del 2023, che consente l’istituzione di parchi e riserve. L’Europa chiede ai singoli stati di raggiungere entro il 2030 la percentuale del 30% della superficie territoriale addetta ad aree protette. L’Italia è solo a poco più del 21%. Sicché vi è interesse del Governo per il reperimento di nuove aree protette terrestri (oltre che quelle marine). In questo quadro la Regione Calabria è impegnata a creare sia parchi regionali che riserve regionali, come è avvenuto ad esempio alle Valli Cupe di Sersale o alle Gole del Vergari a Mesoraca. Abbiamo visto come le aree protette, soprattutto i parchi nazionali, rappresentino il miglior mezzo per preservare il territorio da attentati di matrice speculativa. Per altro l’area del Reventino-Mancuso ha già diverse zone riconosciute di importanza comunitaria. Ma la cosa fondamentale è che le popolazioni locali prendano ancor più coscienza che l’area del Reventino-Mancuso è uno straordinario giacimento culturale, una miniera a cielo aperto da cui non è necessario cavare i metalli preziosi: basta lasciarli dove sono e metterli in mostra”.
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