amezia Terme – Ammontano a circa 25 milioni di euro i danni provocati dal maltempo che si è abbattuto nel lametino e nell’hinterland tra il 20 e il 21 ottobre scorso. Lo ha riferito l’assessore regionale all’agricoltura Gianluca Gallo a margine di un incontro convocato dalle imprese agricole e vivaistiche del territorio di Lamezia Terme per chiedere all’ente regionale l’attivazione di un piano straordinario di manutenzione del territorio.
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Al termine dell’incontro, al quale hanno partecipato anche il vicepresidente della Regione, Filippo Pietropaolo e il vicepresidente della Provincia di Catanzaro Francesco Fragomele, è stata concordata l’attivazione di un tavolo permanente con l’obiettivo di dare risposte immediate alle problematiche degli agricoltori non solo in termini di ristori, pur fondamentali, ma di prevenzione e lotta al dissesto idrogeologico. L’incontro ha avuto lo scopo di mostrare, mediante l’ausilio di un video, le fragilità del territorio, la devastazione causata dagli eventi alluvionali e di raccontare gli effetti che tutto questo ha avuto, ha e avrà sull’economia e sull’assetto sociale di un intero territorio.
“Siamo qui insieme all’assessore Pietropaolo, su mandato del presidente Occhiuto – ha precisato Gallo. “Le imprese agricole insieme alla Cia – ha osservato - hanno affrontato in maniera molto matura la problematica ponendo sì la questione dei ristori e dei risarcimenti ma ponendo insieme a questo anche un tema di interventi strutturali straordinari e ordinari di pulizia dei corsi d’acqua per fare in modo che queste grosse problematiche non si verifichino. Certo – ha rilevato Gallo – in quest’area sono caduti 400 millimetri di pioggia in 12 ore, la stessa quantità d’acqua che sarebbe caduta in 12 mesi in una stagione particolarmente piovosa. L’istituzione di un tavolo permanente è importante perché dovrà essere un tavolo concreto e non un tavolo per procrastinare i tempi e non dare risposte ma per ascoltare e decidere quali interventi fare con immediatezza coinvolgendo anche il Consorzio di bonifica e Calabria Verde”.
“Dopo l’alluvione abbiamo inviato una lettera alle istituzioni perché l'attenzione politica si riversasse sul Lametino – ha dichiarato Maria Grazia Milone presidente Cia Calabria Centro. Nel 2024, a differenza dell’alluvione del 2018, non abbiamo fortunatamente avuto perdite di vite umane e questo probabilmente ha reso l’alluvione del 2024 mediaticamente meno interessante ma non per questo meno drammatica. Oltre allo stato di calamità, oltre al riconoscimento dei danni vogliamo dormire tranquilli e questo lo possiamo fare soltanto se si fa una programmazione seria di manutenzione prima straordinaria dopo ordinaria nei nostri fiumi e canali. Si additano i cambiamenti climatici, è vero che ha piovuto tanto in poco tempo sul terreno che è stato reso meno permeabile della siccità, però, se avessimo avuto canali e torrenti puliti sicuramente avremmo contenuto i danni. La rottura dell’argine del fiume Amato rappresenta una scena impressionante perché dietro l’argine si intravede un vero e proprio bosco con alberi alti 30, 40 metri. Questo significa che non è stata fatta alcuna manutenzione negli ultimi 30 anni in uno dei fiumi più grandi dell’intero areale”.
Lamezia Terme e il suo hinterland – è stato rimarcato dalle associazioni di categoria durante il confronto - hanno una particolare vocazione per l’agricoltura. Questo territorio conta diverse aziende agricole che producono prodotti di qualità in ambito orticolo, frutticolo e floricolo ed è uno dei poli vivaistici più importanti del meridione. È una terra particolarmente vocata per il vivaismo e conta primati internazionali: nella piana di Lamezia Terme, tra il Comune di Lamezia e Curinga, viene prodotto oltre il 90% delle piante di agrumi certificate in Italia, livello di qualità massimo in Italia, in Europa e addirittura nel mondo. Le aziende agricole sono chiamate a essere protagoniste di importanti sfide lanciate dall’Unione Europea: tra tutte il green deal. Per fare la transizione verde, occorre innovare e investire nella sostenibilità. Ma risulta difficile investire in un momento storico come questo. Le aziende agricole vivono uno stato di sofferenza economica dal 2020. Durante la pandemia hanno lavorato continuamente, ma spendendo di più e guadagnando di meno. Subito dopo sono arrivati i rincari di materie prime, energia elettrica e gas: costi di produzione più che duplicati hanno portato a una riduzione importante della marginalità. A questo, si è aggiunta la chiusura di molti mercati esteri, per la situazione geopolitica instabile, in cui molti Stati versano.
“Se si devono investire i propri risparmi, per ripristinare ogni volta una situazione precedente, difficilmente si progredisce” – rilevano gli imprenditori agricoli. Con quei soldi, che si spendono per riparare i danni, riacquistare scorte, rimpiazzare la produzione, smaltire fango e ripulire, si dovrebbe investire in soluzioni che consentano di mantenere alti i livelli produttivi in termini di qualità e quantità, nonostante la riduzione dei prodotti fitosanitari a disposizione, si dovrebbe investire in energia rinnovabile per rendere meno impattanti i nostri processi produttivi, si dovrebbe investire in innovazione tecnologica per rendere meno faticoso e più attrattivo il lavoro in agricoltura”.
B.M.
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