Lamezia, volontari associazione “Maidasoli Odv”: “Più volte aggrediti e minacciati, chiediamo supporto delle istituzioni”

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Lamezia Terme - Intimidazioni e aggressioni ai volontari delle associazioni animaliste, e la minaccia di avvelenare i cani randagi che gravitano sul territorio lametino: da qui parte l’appello dell’Associazione Maidasoli ODV, attiva a Lamezia dal 2015, e della sua presidente Piera Gonzales, volontaria impegnata nella difesa degli animali dal 2008. “In tutti questi anni, rispetto al problema del randagismo, non è cambiato nulla: anzi, se possibile, in città la situazione è peggiorata. E d’estate, con l’arrivo di turisti e visitatori da fuori, rischia di esplodere”, spiega Gonzales, “Ho subito personalmente minacce da parte di cittadini che si lamentano della presenza dei cani randagi – sulla rotatoria vicino al commissariato di polizia, per fare un esempio, ma anche in via del Progresso, nei pressi del Fungo e in altri luoghi – che costituirebbero un pericolo per loro e per i visitatori esterni, minacciando apertamente di avvelenarli e diffidandoci dal portare loro da mangiare o da bere. Questo senza rendersi conto che i cani affamati possono diventare realmente aggressivi, sviluppare malattie, creare problemi alla quiete pubblica.

Il problema è purtroppo annoso, ma in questa città lo si risolve da anni solo avvelenando gli animali o facendoli “sparire”, quando si dovrebbe invece lavorare su campagne di sensibilizzazione, adozione e sterilizzazione, di pertinenza dell’Asp e del Comune, che purtroppo non sembrano volersi realmente far carico del problema. Infatti sarebbe urgente l’apertura di un ambulatorio pubblico più accessibile, e l’introduzione di un punto ambulatoriale all’interno del canile – che ne è scandalosamente privo. Invece, accade che quando la situazione diventa incontenibile, veniamo chiamati noi volontari a risolvere il problema: ma ormai ci sentiamo presi in giro, perché non abbiamo la bacchetta magica, e senza il supporto degli organi competenti non ce la faremo mai”. Gonzales denuncia anche la presenza massiccia di cani randagi nella zona di Ginepri, all’ex Sir, e, com’è noto, nei pressi della zona dell’Ospedale, anche a causa della vicinanza con Scordovillo.

“Se la situazione in città è fuori controllo, al campo Rom è purtroppo peggiore: ci sono moltissimi cani. Ultimamente ho portato via dall’ospedale due femmine gravide che hanno partorito 16 cuccioli, in più altri esemplari, maschi e femmine, di età diversa, per un totale di oltre 20 cani. Ma basta che ci sia una singola femmina, che partorisce due volte l’anno, e tutto ricomincia da capo”, continua la presidente, “Noi volontari – in città non più di 30, 40 persone – paghiamo un prezzo per le cure, e anche per il passaggio di proprietà in caso di adozione: ma non siamo una banca, e nemmeno un ospedale, e subiamo minacce quotidiane, non di rado capita perfino che ci mettano le mani addosso. Chiediamo il sostegno delle istituzioni, perché le leggi esistono – l’ultima è la Legge regionale 43 del 2023 per il benessere animale – ma sembriamo gli unici ad applicarle. Ѐ stato permesso lo scorso novembre l’accesso delle Associazioni al canile, ma di fatto non è ancora stato effettuato, perché le condizioni poste dal gestore non erano accettabili – entrare a comando o su richiesta, senza cellulari. Il canile dovrebbe essere per gli animali un luogo di transizione verso l’adozione, non un luogo di detenzione eterna e di morte. Purtroppo è un problema culturale: anche i cani padronali spesso non sono sterilizzati né cippati, e girano liberi fuori dalle proprietà, dunque servirebbe controllo. Le minacce che abbiamo ricevuto molto probabilmente si trasformeranno in atti concreti: non è la prima volta che accade in città, e certo, se non si fa qualcosa, non sarà l’ultima”.

Giulia De Sensi

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