Lamezia Terme - Un racconto fitto di storie di violenza che si snoda lungo 50 anni, e ripercorre fatti indelebili che hanno segnato il nostro territorio: questo è “L’Amore non uccide”, Accademia Edizioni, opera prima di Caterina Nero, criminologa e presidente dell’associazione “Per Te”, da sempre in prima linea nella lotta contro la violenza di genere. Un libro che non risparmia al lettore di indagare le pieghe profonde di situazioni, anche autobiografiche, che è giusto non passino sotto silenzio. Ed era giusto presentarli nella cornice di Sala Garofalo, presso il Tribunale di Lamezia Terme, con i saluti introduttivi del suo presidente Giovanni Garofalo.
“Siamo sempre felici” spiega, “di poter ospitare in questa sala iniziative culturali e associative, perché crediamo che un Tribunale non sia solo luogo di repressione o dove si amministra la giustizia, ma anche luogo di accoglienza, di socialità, in cui la Giustizia, bistrattata negli ultimi tempi, possa chiedere e ottenere consenso e fiducia da parte dei cittadini. La violenza di genere è un fenomeno trasversale, che prescinde dall’età, dalla nazionalità, dal credo religioso, dal livello d’istruzione, dalla cultura delle persone, e crediamo che l’Associazione “Per Te”, e questo libro di Caterina Nero, possano fare moltissimo per cambiare le cose”. Nero definisce infatti il suo libro “semplice da leggere, adatto a tutte le fasce d’età, creato per dare ai giovani un messaggio forte: quello di non tacere di fronte ai soprusi. Solo così potremo abbattere il muro della violenza”.
Intervenuti all’evento, moderato dal giornalista Paolo Giura, anche il sindaco Paolo Mascaro, l’assessore alle Pari Opportunità Annalisa Spinelli, la presidente della Sezione Penale del Tribunale di Lamezia Terme Angelina Silvestri, il presidente della Camera Penale del Tribunale di Lamezia Terme Renzo Andricciola, il Commissario Capo in quiescenza Maria Gaetana Ventriglia, il Segretario del Comitato per le Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme Igor Marasco, a fare le veci della presidente Mariannina Scaramuzzino, e in collegamento telefonico l’editore Giuseppe De Nicola. Emerge nel dibattito “la necessità di un cambio di mentalità”, sottolineata da Silvestri e da Spinelli, e “il pericolo di deresponsabilizzazione” conseguente alla facile etichetta di “mostro” che risolve in una parola il problema dell’uomo abusante, come considerato da Marasco: una mostruosità di cui, riprende Mascaro, “tutti dobbiamo in qualche modo farci carico, ponendo le basi perché determinati comportamenti non si verifichino più”.
Un lungo discorso sulla prevenzione è infatti quello di Caterina Nero, motivata a scrivere da casi personali, verificatisi in famiglia, nonché dall’efferato femminicidio di Adele Bruno, cui era molto vicina, e di cui il commissario Ventriglia ha ripercorso il caso, vissuto in prima persona. Viene nelle conclusioni sottolineata da Andricciola la base patologica di determinati comportamenti devianti, che secondo Nero vanno però sempre portati alla luce, perché “si può sempre fare qualcosa”. Dopo un ringraziamento alle Forze dell’Ordine presenti, e agli amici Igor Colombo e l’assessore Azzarito di Maida per il loro contributo morale, la serata si chiude con il reading di un brano del libro dedicato a Lea Garofalo dell’attore Pino Torcasio, e con la presentazione dell’opera pittorica “Mi sembrava che…” di Sonia Talarico, in un intreccio di figure, realtà e istituzioni diverse indirizzato in maniera virtuosa ad un unico fine.
Giulia De Sensi
© RIPRODUZIONE RISERVATA