Lamezia, ribellione e voglia di riscatto nel libro "Il coraggio di Rosa" di Marisa Manzini: "Nuove leggi e investimenti tecnologici per sconfiggere la ‘ndrangheta"

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Lamezia Terme - "Mi sono dedicata ad un genere un po' diverso rispetto ai due precedenti saggi. Con questo libro ho un desiderio, quello di arrivare di più alle persone. Forse il genere narrativa, in particolare il romanzo, è più semplice da leggere e poi da commentare. Certo, io sono innanzitutto un magistrato e quindi il mio libro non poteva che essere, in fondo, un'ulteriore prosecuzione di quelli che sono stati i miei primi saggi. È un romanzo, c'è molta fantasia, però il contesto è quello in cui io ho operato. Il contesto calabrese, un territorio difficile, delle persone particolarmente buone, perché il calabrese ha una generosità d'animo importante che però sono anche affiancate da altre appartenenti a quelle famiglie criminali che hanno rovinato questa terra". Marisa Manzini, sostituto procuratore generale di Catanzaro parla così della sua nuova opera letteraria "Il coraggio di Rosa" edita da Rubbettino, presentandola per la prima volta all'interno della suggestiva cornice del Chiostro San Domenico di Lamezia Terme, alla presenza di un parterre d'eccezione: dal procuratore generale di Catanzaro, Giuseppe Lucantonio, al procuratore di Lamezia, Salvatore Curcio, al procuratore di Vibo, Camillo Falvo, al prefetto Enrico Ricci, al nuovo questore di Catanzaro, Giuseppe Linares. E poi tutti i vertici di Polizia, carabinieri e finanza. Ad aprire la serata, il saluto di benvenuto dell'assessore comunale alla Cultura, Annalisa Spinelli e del sindaco, Paolo Mascaro.

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Una serata che ha visto la presenza del pubblico delle grandi occasioni, richiamato dall’autorevolezza di un magistrato da sempre in prima linea con coraggio e determinazione nel combattere senza remore le cosche più potenti del Vibonese, del Lametino e di altri territori. Lo ha fatto e continua a farlo con il suo lavoro, ma anche con l'impegno e la passione per la scrittura. Accanto a lei, a moderare la serata, la giornalista di Rai Uno, Elena Brandi, l'editore Florindo Rubbettino e l'onorevole Wanda Ferro, sottosegretaria all'Interno. "Il desiderio - ha spiegato la Manzini tornando al libro - era quello di rappresentare due diverse realtà, una famiglia umile ma al tempo stesso dignitosa e onesta e, al contrario, una famiglia che invece è una famiglia criminale. Due mondi diversi che però ho voluto fare incontrare, con particolare attenzione sulla figura femminile. La protagonista di questo romanzo è Rosa che proviene da una famiglia onesta e per disgrazia si trova ad essere inserita in una famiglia criminale".

Ma cosa cela il romanzo? Quale messaggio intende trasmettere?

"L'intenzione - ha spiegato ancora il magistrato - è quella di lanciare un messaggio di speranza perché Rosa riesce però ad allontanarsi. Lo fa per amore, per amore del figlio, ma lo fa perché capisce che il mondo criminale è un mondo che si deve in qualche modo combattere e lei lo fa da donna combattente".

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Una serata nella quale non si poteva non parlare della pervasività della 'ndrangheta che in Calabria è sempre presente. Pervasiva e anche invisibile e che determina le sorti di gran parte dell'economia. Bastano queste leggi? Cosa può fare lo Stato, inteso come Governo, Parlamento...

"Sì – ci ha risposto la Manzini - è il nostro Parlamento che ha il compito di emanare le leggi. Come si diceva la 'ndrangheta è ancora molto pervasiva. Ha cambiato un po' faccia, è diventata forse meno evidente nelle manifestazioni, però è molto pericolosa. Molto pericolosa perché si insinua nelle nostre economie. Io credo che si debba mantenere sempre alta l'attenzione e lo debbano fare soprattutto chi ha il compito di intervenire con leggi che possono in qualche modo contrastare la 'ndrangheta. Le operazioni di polizia sono tante - ha aggiunto altresì la Manzini - sono quasi quotidiane, ma il fenomeno continua ad essere così forte. E allora probabilmente bisognerà in qualche modo alzare il livello, essere più attenti, legiferare in modo che si possa contrastare questo fenomeno che muta nel tempo, che diventa sempre più attento anche nell'utilizzazione di strumenti più sofisticati. E allora occorre un investimento importante sulla tecnologia, un investimento importante anche e soprattutto, io dico, nell'invogliare le persone a denunciare, perché soltanto attraverso le denunce, attraverso le dichiarazioni delle persone offese e anche dei collaboratori di giustizia si può veramente fare breccia seria all'interno delle organizzazioni criminali".

La 'ndrangheta, dunque, un fenomeno complesso che non si può sconfiggere "con strumenti normali". Si è parlato anche, attraverso il contributo degli altri relatori, dell'impegno dell'editoria e di una maggiore obiettività nella comunicazione, di modelli "alternativi" rispetto alla voglia predominante nei giovani di diventare "protagonisti" in negativo che spesso si identificano in personaggi e "divi" delle serie tv su mafia o camorra. Un libro, "Il coraggio di Rosa", che fa riflettere e che si inserisce il quel filone letterario di impegno civile che può e deve incidere profondamente sul cambiamento del tessuto sociale e culturale della nostra regione.

Antonio Cannone

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