Lamezia, M5S su servizio idrico: "Ci sono condizioni per class action e richiedere rimborso acqua pagata e non consumata”

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Lamezia Terme - Sull’emergenza idrica del comune interviene, in una nota, il Gruppo territoriale del Movimento 5 stelle di Lamezia, rappresentante, Pietro Maria Barberio per il quale la città “sembra vivere sempre in emergenza, vedi l'ennesima interruzione o riduzione dell’erogazione dell’acqua. Il nostro è sicuramente il Comune delle grandi contraddizioni. Pur essendo il più ricco d’Italia, tanto da poter esportarne, soffre la penuria d’acqua”. E, si chiede “Come si può pensare di ridurre e interrompere la fornitura dell’acqua potabile ai cittadini e alle famiglie di Lamezia Terme a volte anche senza preavviso? I disagi sono facilmente immaginabili tanto più’ per i malati e gli anziani, le persone sole, le attività commerciali. Purtroppo un fatto che si ripete con troppa frequenza. Agli abitanti di Lamezia Terme il diritto alla regolare e continua fornitura dell’acqua potabile è praticamente negato in tutte le stagioni dell’anno. Il fatto davvero grave e inconcepibile è che il diritto fondamentale alla fornitura di acqua viene negato non per l’indisponibilità della stessa ma per decisione di chi è preposto a garantire la continua erogazione di acqua potabile in ogni famiglia e attività commerciale. C’è di più: il diritto all’acqua è negato agli abitanti del comune che all’interno dei suoi 162 chilometri quadrati di territorio dispone di più di cento sorgenti capaci di fornire quantità d’acqua sufficienti a soddisfare un città con il quadruplo degli attuali abitanti di Lamezia Terme”.

“Solo quattro delle sorgenti presenti - si legge nella nota - Candiano, Sambuco, Cappellano e Risi possono fornire ogni anno circa 20 miliardi di litri di acqua oligominerale. In pratica la stessa quantità d’acqua che viene immessa nella rete del comune di Catanzaro per fornire ad ogni cittadino residente 617 litri al giorno di acqua potabile. Sulle variazioni e sulle reali quantità d’acqua fornita giornalmente ai vari comuni, com’è noto, non c’è adeguata trasparenza. Significativo in proposito è il caso di Lamezia Terme dove, dai pochi e contraddittori dati resi noti anche da fonti accreditate e dalla stessa “Italia Sicura” emerge una forte variazione della quantità d’acqua immessa nella rete comunale. Si pensi che il volume d’acqua fornita era di 13 milioni di metri cubi nel 2010. Dopo due anni, nel 2012 la quantità si dimezza e viene indicata pari a 6, 631 milioni di metri cubi. Mentre nel 2015 viene quantificato in 9,8 milioni di metri cubi. Il problema della fornitura idrica non può continuare ad essere trattato con sufficienza. L’acqua è una ricchezza ed un patrimonio da tutelare e valorizzare e soprattutto garantire. Non vogliamo ripetere le tante considerazioni espresse sulla tutela del più ampio patrimonio culturale storico artistico della nostra città. La risorsa acqua va gestita in maniera seria perché l’acqua è vita e come tale va garantita a tutti e sempre. Una buona amministrazione deve saper gestire e programmare. Non possiamo sottostare a chi ha dato ampia prova di incapacità e poca trasparenza. L’acqua è un bene della collettività e la gestione deve essere pubblica. Effettivamente pubblica Senza tergiversare ulteriormente. Non si può far pagare ai cittadini l'enorme quantità di acqua che si disperde quotidianamente, si parla di circa il 40/50 per cento. Inoltre la fatiscenza delle tubazioni oltre al danno provoca la beffa di non garantire salubrità e salute ai cittadini. L’acqua non può essere distribuita a “sprazzi e bocconi”. Senza dimenticare che la gestione deve essere pubblica, per come la volontà popolare ha avuto modo di esprimersi. Cosa certo di non secondaria importanza".

Ci sono le condizioni, sostengono dal Gruppo territoriale del Movimento 5 stelle di Lamezia “per una class action per richiedere il rimborso dell'acqua pagata e non consumata a causa della rete idrica ridotta ad un colabrodo. Non si comprende perché la So.Ri.Cal non intende garantire ai 70mila cittadini lametini la “continua erogazione di acqua in ogni famiglia o attività commerciale della Calabria” come viene sottolineato dalla stessa So.Ri.Cal. nel proprio sito web. Come non si comprende perché senza alcun preavviso si lasciano senz’acqua potabile molte decine di migliaia di cittadini e famiglie che hanno pagato e pagano con regolare continuità le tasse e quanto dovuto per avere il regolare e continuo servizio idrico.

Per quali logiche aziendali si continua a negare il “diritto all’acqua” che è anche un “diritto alla vita” come affermato nella “Dichiarazione universale dei diritti umani”? E perché nella regione d’Italia più ricca d’acqua si continuare ad ignorare che “È ormai tempo di considerare l'accesso all'acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani, definito come il diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all'accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico (per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire se stessi e la casa) allo scopo di migliorare la qualità della vita e la salute”?”. Infine, evidenziano che “a Lamezia Terme e in Calabria s’impone una vera e urgente svolta nell’utilizzo del prezioso patrimonio idrico disponibile. Svolta che richiede anche strumenti normativi, attuativi e di programmazione indicati: nella Direttiva 2000/60 dell’Unione europea; negli Obiettivi della Strategia Nazionale per la Biodiversità per le aree “Acque interne” e “Ambiente marino; e nelle azioni della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici del Ministero dell’Ambiente. Strumenti mirati: a proteggere la risorsa acqua, a promuovere un suo utilizzo sostenibile in tutti i settori e a garantire la sua conservazione per le generazioni future”.

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