Lamezia, Giovanni Paolo II e la Madonna di Fatima nell’incontro fra Vescovo Schillaci e vaticanista Galeazzi

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Soveria Mannelli - Un momento prezioso di riflessione e approfondimento quello vissuto nell’incontro virtuale fra Monsignor Schillaci e il vaticanista de “La Stampa” Giacomo Galeazzi che, insieme a don Roberto Tomaino e al giornalista Antonio Cavallaro, hanno dato all’intera comunità un’occasione di interfacciarsi alla vigilia di un giorno particolare, quello dedicato alla Madonna di Fatima, di cui ricorre la prima apparizione, avvenuta nel 1917. Un giorno cruciale, lo stesso che vide poi nel 1981 l’attentato a Giovanni Paolo II, dal quale il papa oggi canonizzato uscì miracolosamente indenne. Ed è proprio il legame inscindibile fra Giovanni Paolo II e la Madonna di Fatima il tema sviscerato da Galeazzi in quest’incontro. Autore di best sellers come “Il Woytila segreto” e anche di una biografia edita da Rubbettino intitolata “Chi ha paura di Giovanni Paolo II”, Galeazzi impronta il proprio intervento all’attualità, parlando di un’apparizione avvenuta in un periodo difficile, in cui in Europa imperversava l’epidemia di Spagnola, nell’anno della Rivoluzione russa, in un luogo “marginale e periferico”, elemento comune ad altre apparizioni mariane. Ma cosa contraddistingue Fatima?

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“Il richiamo alla preghiera è l’essenza di Fatima, che diventa centrale affermandone l’importanza”, dichiara lo studioso citando gli inviti della Vergine a pregare per le conversioni, che di fatto avvengono e sono numerose. C’è “un moto di spiritualità” che parte da questo piccolo, sperduto paese del Portogallo, e che raggiunge e coinvolge il soglio di Pietro, fino a Woytila: il suo motto sarà “Totus tuus”, un totale affidamento alla Vergine che lo aiuterà nelle traversie del suo pontificato, dallo scisma dei Lefevriani, alla morte di Romero, al lungo sotterraneo lavoro finalizzato a creare le condizioni negoziali perché la Guerra Fredda abbia fine. Fino al giorno dell’attentato. Un attentato che fallisce quasi inspiegabilmente. “La prima pallottola – ricorda Galeazzi – era diretta alla testa, e viene deviata dal dito indice del pontefice, che rimane lievemente ferito. La seconda era diretta al cuore, e attraverserà incredibilmente tutti gli organi vitali senza riuscire ad uccidere”. Oggi quella pallottola si trova incastonata nella corona della Madonna di Fatima, di cui Woytila riconoscerà l’intercessione. “Il XX secolo – sottolinea Galeazzi – si chiude con un papa che ha fatto di Fatima il fulcro del suo Ministero Pietrino”.

Evocative le conclusioni di Monsignor Schillaci, che racconta la propria entrata in seminario proprio nell’81, ma soprattutto di Papa Woytila vuole ricordare due cose: “Il Giubileo del 2000, la purificazione della memoria, il perdono. E poi Assisi. Una dimensione di preghiera che vogliamo vivere sempre di più”. Preghiera a cui sarà interamente dedicata dalla Chiesa la giornata di domani, per chiedere la fine della pandemia. “Non dimentichiamo l’immagine di Papa Francesco a San Pietro – sottolinea ancora Schillaci – Potremo vivere una stagione nuova solo se ci sentiremo fratelli. Guardare a Maria significa questo”.

Giulia De Sensi

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