Acque potabili della Calabria, geologo Pileggi: “Un grande patrimonio da tutelare e valorizzare”

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Lamezia Terme – “In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, anche in questo inizio di primavera si rileva la mancanza di adeguate e necessarie iniziative per promuovere un uso responsabile ed equo della risorsa idrica in Calabria, una regione paradossalmente ricca d’acqua di ottima qualità ma interessata dal più diffuso degrado idrogeologico del BelPaese. Riflettori spenti sulla ricorrente mancanza d’acqua in molti comuni e sulla specificità degli assetti idrogeologici del territorio che rendono la Calabria ricchissima di sorgenti e falde idriche con acque di ottima qualità e tra le migliori di Europa” è quanto afferma il Geologo Mario Pileggi del Consiglio Nazionale Amici della Terra.

“Le ingenti disponibilità d’acqua sono documentate da approfondite e varie indagini del secolo scorso come lo “Studio Organico Risorse Idriche della Calabria” che conferma un precedente censimento di oltre 20 mila sorgenti con una portata complessiva di ben 43.243 litri al secondo; in pratica una disponibilità annua d’acqua superiore ad un miliardo e 363 milioni di metri cubi.  Per farsi l’idea di questo dato basta considerare che, secondo i dati ISTAT disponibili più recenti – precisa -  la quantità d’acqua immessa nel 2022 nelle reti di distribuzioni dei comuni calabresi è stata complessivamente pari a 356 milioni di metri cubi, in pratica molto meno di un terzo delle disponibilità censite. Va ricordato che a causa delle perdite delle reti, stimate pari al 48,7%, la quantità che realmente arriva e viene complessivamente contabilizzata nei contatori di tutti i comuni della Regione risulta di 185,12 milioni di metri cubi, poco più della metà dei 356 milioni di metri cubi immessi”. 

"Acque potabili della Calabria sono d’ottima qualità e tra le migliori d’Italia e d’Europa"

“Le attuali perdite delle reti idriche – aggiunge - oltre ad essere superiori alla media nazionale (del 42,4%) risultano più elevate anche rispetto al passato. Infatti, ad esempio, nel 2012 le perdite erano di circa 155 milioni di metri cubi pari al 34,6% della quantità complessiva di 448,16 metri cubi di acqua immessa nelle reti di tutti i comuni calabresi nello stesso anno. Oltre ad essere abbondanti, le acque potabili della Calabria sono d’ottima qualità e tra le migliori d’Italia e d’Europa. Grazie alla specificità e composizione delle rocce nelle quali circolano e si mineralizzano e alla purezza dell’aria, l’acqua che sgorga dalle sorgenti è caratterizzata da una composizione chimica e biologica ideale per la potabilità. Assetti idro-geomorfologici e piovosità elevata rendono il territorio calabrese ricco di suoli fertilissimi e sorgenti anche termali di rilevante importanza. Suoli e acque ricche di minerali e sostanze che alimentano la più grande grande varietà di esseri viventi, in particolare animali e vegetali unici nel resto d’Europa, come ad esempio il Bergamotto e il Cedro”.

“Specificità ed effetti delle acque calabresi sui viventi sono noti e descritti fin dai tempi più remoti. Plinio il Vecchio, nella sua Storia Naturale, riferiva delle proprietà differenti dei fiumi Crati e Sibari, che influenzavano persino l’aspetto fisico delle persone e degli animali che le bevevano. Riferendosi alle diverse proprietà delle acque dei due fiumi della Piana di Sibari ed in modo suggestivo, Plinio riferisce che: “A Turii, secondo Teofrasto, il Crati conferisce biancore a buoi e pecore, il Sibari color nero; perfino le persone risentono di tale differenza di effetti: quelli che bevono dal Sibari, infatti, sono più scuri, più duri e di capelli ricci, quelli che bevono dal Crati chiari di carnagione, più molli e con la chioma lunga”. Il mancato ed irrazionale utilizzo del prezioso patrimonio di risorse idriche disponibile, oltre ad impedire il pieno e continuo soddisfacimento del fabbisogno d’acqua in ogni settore d’utilizzo antropico, ha favorito il diffondersi del dissesto idrogeologico e generato gravi conseguenze ambientali, economiche e sociali.

Le popolazioni locali subiscono disagi quotidiani con razionamenti d'acqua e difficoltà nell'accesso a un servizio essenziale. Significativa in proposito la "Richiesta di riconoscimento dello stato di emergenza nazionale in relazione alla situazione di grave deficit idrico nel comparto idropotabile in atto nei territori della Città Metropolitana di Reggio Calabria, della provincia di Crotone e dei comuni di Calopezzati, Caloveto, Cariati, Corigliano Rossano, Cropalati, Crosia, Longobucco, Mandatoriccio, Paludi, Pietrapaola, Scala Coeli, Acri, Bisignano, Luzzi, Rose, S. Cosmo Albanese, S.Demetrio Corone, S. Giorgio Albanese, Santa Sofia d’Epiro, Vaccarizzo Albanese in Provincia di Cosenza" come si legge nella Deliberazione delle Giunta Regione Calabria n. 430 del 7 Agosto scorso. Stato di emergenza idrica che è stato prorogato di sei mesi dal Consiglio dei ministri del 21 marzo 2025”.

"Accelerare i progressi nella protezione delle risorse idriche"

“Tra gli effetti della cattiva gestione dell’oro blu disponibile - aggiunge Pileggi - ricorrenti crisi idriche anche in inverno, desertificazione di alcune aree, perdita di produttività agricola e inquinamento ambientale. D’altra parte, nel febbraio 2025, la Commissione Europea, in merito alle direttive quadro sulle acque (2000/60/CE) e sulle alluvioni (2007/60/CE), ha pubblicato una serie di relazioni sullo stato delle acque nell'Unione Europea, evidenziando la necessità di accelerare i progressi nella protezione delle risorse idriche e nella gestione dei rischi legati alle alluvioni”.

“La Calabria - prosegue lo studioso - come altre regioni europee, è chiamata ad allinearsi alle raccomandazioni dell'UE per migliorare la gestione delle risorse idriche. Pertanto, occorre: ridurre l'inquinamento agricolo e urbano, implementare pratiche agricole sostenibili e migliorare gli impianti di depurazione per ridurre l'inquinamento delle acque;  investire nelle infrastrutture idriche per modernizzare le reti di distribuzione dell'acqua per ridurre le perdite e garantire un approvvigionamento idrico efficiente; gestire il rischio di alluvioni con l’adozione di misure preventive e interventi per mitigare i rischi legati a frane e alluvioni, considerando l'aumento della frequenza di eventi climatici estremi.  L'adozione di queste misure, oltre a contribuire agli obiettivi ambientali fissati dall'Unione Europea, è una necessità improrogabile per porre fine sia alla diffusione del degrado idrogeologico che alla mancanza d’acqua nei comuni della Regione con le migliori e abbondanti disponibilità di risorse idriche del BelPaese. D’altra parte, solo attraverso un uso razionale e responsabile dell’acqua, la Calabria potrà tutelare il suo prezioso patrimonio naturale e garantire un futuro più equo e sostenibile alle nuove generazioni”.

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