Incontro Cittadinanzattiva e Tribunale per diritti del malato con Commissario Scura

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Catanzaro - Cittadinanzattiva e il Tribunale per i diritti del malato Calabria aprono una collaborazione con il Commissario Scura sull’informazione ai cittadini calabresi e sulla valutazione della qualità dei servizi sanitari. Pertanto Ieri presso gli uffici del Commissario ad acta della sanità Calabria una delegazione di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato Calabria ha incontrato l’ingegner Massimo Scura in un clima cordiale e di assoluta disponibilità all’ascolto reciproco.

“Oggi possiamo avviare una fase nuova per i cittadini calabresi impegnando tutti i soggetti, gli attori del sistema sanitario in un percorso che faccia chiarezza ai cittadini circa il lavoro che va fatto per rendere i servizi sanitari degni di tale nome - ha dichiarato Elio Rosati, Commissario regionale di Cittadinanzattiva Calabria. L’incontro con il Commissario Scura ci ha trovato fondamentalmente d’accordo sulla situazione generale e nello specifico su due azioni necessarie per ridare speranza ai cittadini. La prima azione riguarda l’informazione ai cittadini sull’operato di questo ufficio commissariale per rendere conto delle azioni intraprese e creare un clima di partecipazione attiva dei cittadini a percorsi di governo allargato della sanità. La seconda azione risiede, ha proseguito Rosati, nella messa in campo di strumenti di valutazione della qualità dei servizi sanitari quali l’Audit civico ideato, promosso e realizzato dalla nostra organizzazione e preso come modello anche dal Ministero della Salute e dall’Agenas, dove operatori e cittadini insieme valutano la qualità dei servizi per migliorare costantemente professionalità, livelli e soddisfazione. Resta centrale per la nostra organizzazione la tutela dei diritti dei cittadini e la promozione della partecipazione alla vita pubblica. E per questo che abbiamo ribadito l’impegno a elevare anche i nostri livelli di tutela tanto è vero che lanceremo per primi in Italia la formazione per la tutela dei diritti delle persone con HCV. Dalla Calabria possiamo ripartire.”“Questo documento che Cittadinanzattiva Calabria consegna a lei quale Commissario alla sanità della regione Calabria rappresenta un primo tentativo di aprire un percorso istituzionale attraverso il quale confrontarsi, aprire un canale di comunicazione stabile con gli uffici regionali e avviare un percorso condiviso di governance del sistema sanitario regionale. L’obiettivo è ambizioso, ne siamo consapevoli. Ma la situazione dalla quale si parte non può essere dimenticata.

E soprattutto in questi ambienti che i cittadini, singoli o associati, e la loro competenza possono fare la differenza. Lo stato della sanità in Calabria ci preoccupa moltissimo come cittadini e come organizzazione impegnata da circa 40 anni sui temi della tutela dei diritti e della promozione della partecipazione civica. Le segnalazioni che giungono alle nostre sezioni del Tribunale per i diritti del malato sono uno spaccato di una realtà ormai insostenibile per i cittadini calabresi. Qui non si tratta più di risolvere il singolo caso, ma è necessario rimettere al centro il cittadino prima della struttura, il bisogno di salute prima della pianificazione dei servizi. L’efficacia e l’efficienza di un sistema di welfare non può essere misurato solo con dati economici, pur importanti, ma deve necessariamente porre al centro la persona nella sua interezza e intorno ad essa costruire sistemi di cura, assistenza e accompagnamento. Per questo che serve una buona politica, buona non perché dice sempre si ma sa scegliere le priorità e le persegue nonostante tutto, una buona cultura di governo sanitario che pensa alla organizzazione del lavoro e non allo scambio clientelare o al quieto vivere, una buona tecnologia capace di promuovere il merito di chi opera in scienza e coscienza e vede riconosciute le competenze. Siamo convinti che l’opera che si deve avviare in Calabria per avere ancora un sistema sanitario pubblico degno di questo nome passi inoltre per il coinvolgimento ampio di tutti i soggetti: politici, medici, operatori sanitari, organizzazioni rappresentative dei lavoratori, organizzazioni civiche e dei pazienti, cittadini tutti. Sono passati quasi 120 giorni senza che la Calabria avesse il commissario alla sanità: questo la dice lunga su come si è messi in questo paese. Sul fronte sanitario le cose però sono andate avanti in modo drammatico.
Alcuni esempi rendono maggiormente chiaro il quadro.

La Fondazione Campanella, polo oncologico calabrese, è stata sciolta, i lavoratori sono sottoposti a pratica di licenziamento (e in Calabria perdere oggi il lavoro è ancora più drammatico); a Cosenza si è arrivati ad un clamoroso sciopero del personale medico e infermieristico; sono venuti alla luce scandali su sprechi di strutture pronte e mai aperte (vedi cardiochirurgia a Reggio Calabria); chiusure di reparti (pediatria a Lametia Terme, spostamento reparti da Cosenza a Rogliano causa insicurezza della struttura e molti altri nosocomi in piena sofferenza e via dicendo). Dalla relazione della Corte dei Conti recentemente presentata le parti dedicate alla sanità calabrese sono, eufemisticamente, drammatiche nella loro banalità. Insomma una lenta eutanasia della sanità pubblica calabrese frutto di anni di clientelismo, di malapolitica e di pessima gestione aziendale delle risorse umane e tecnologiche che non poteva che portare al commissariamento di qualche anno fa. Oggi i conti sembrano sotto controllo. Ma a quale prezzo? Non possiamo accettare come cittadini un’impostazione centrata sull’economia, sul pareggio di bilancio, sui tagli (lineari o meno sempre di tagli si tratta) che impongono ai cittadini una duplice beffa: pagare più tasse regionali per avere meno servizi pubblici e essere costretti, per chi ne ha la disponibilità economica, a emigrare fuori regione per curarsi o accedere al privato. Chi non ha soldi semplicemente non accede al servizio sanitario pubblico. Sappiamo bene che la sanità nella gestione di un bilancio regionale è la voce più rilevante (mediamente copre il 70% dei bilanci regionali), ma questo non può giustificare in alcun modo una visione economicista. La sanità è un bene costituzionalmente garantito e necessita di una cura in tutti gli aspetti: finanziamento, controllo della spesa e rimozione degli sprechi, armonizzazione dei bisogni dei cittadini prima che dei lavoratori con scelte mirate a creare percorsi chiari, trasparenti e efficienti (ancora non esiste un centro unico di prenotazione regionale ad esempio). Sviluppare modelli organizzativi di tipo dipartimentale consente un utilizzo più efficiente delle risorse umane e tecnologiche quindi più sostenibili in un momento di scarsità di risorse economiche. Equa distribuzione dei servizi sanitari sul  territorio regionale. Uso intensivo delle strutture e dei macchinari (perché le analisi di laboratorio si fanno solo in determinati giorni e ore mentre macchinari costosi non lavorano 24 ore su 24?), creazione di rete emergenza-urgenza, creazione della rete oncologica regionale etc etc. Ma di fronte allo sfascio della rete ospedaliera manca del tutto una organizzazione capace di prendersi cura delle persone sul territorio.  La medicina del territorio in Calabria semplicemente non è percepita come centrale. Forse perché gli interessi di chi ci lavora non sono forti abbastanza? Mentre un ospedale, piccolo o grande che sia, è pur sempre un simbolo per la comunità locale e tutti sono pronti a scendere in piazza per difenderlo. I documenti che questo ufficio ha licenziato recentemente e che sono disponibili nel sito della regione Calabria sono oggettivamente rilevanti, importanti e di spessore. E’ evidente lo sforzo di organizzare un sistema che non lo è mai stato e che si trova in un ritardo ventennale. Il nostro giudizio sulle politiche regionali degli ultimi venti anni non è assolutamente positivo. Ma ormai è acqua passata. Bisogna guardare avanti sapendo e cercando di evitare gli errori fatti.

Come organizzazione che promuove la tutela dei diritti dei cittadini e la partecipazione alla vita pubblica, anche alla luce dei documenti presentati, crediamo che ci possano essere dei filoni di lavoro comune. Ne proponiamo tre: Informazione ai cittadini. Rafforzamento dei sistemi di tutela integrata, assistenza e consulenza Promozione di percorsi di valutazione della qualità dei servizi sanitari con la partecipazione diretta degli operatori e dei cittadini. Informazione ai cittadini. Le operazioni, gli interventi di politica sanitaria e la reingegnerizzazione della sanità calabrese rischiano di restare chiuse nei palazzi preda di un livello politico regionale e locale a dir poco mediocre, spesso interessato a piccole battaglie di facciata (no alla chiusura di un reparto, di un ospedale ma senza portare alternative valide), a percorsi clientelari mai del tutto sopiti soprattutto in un ambito dove la sanità rappresenta spesso in questa regione quasi l’unica speranza di avere un lavoro. L’unico modo a nostro avviso per rendere conto di uno sforzo sicuramente notevole fatto da questo ufficio e quello che dovrà essere il suo impegno per i prossimi anni è quello di aprire le porte e le finestre, far conoscere, far discutere le persone di questa regione. Attivare insomma quei percorsi informativi che possano permettere ai cittadini calabresi di comprendere appieno la portata degli interventi, gli impatti sulle scelte, le ragioni delle stesse. Informare diventa in questo modo opera politica di primo rilievo perché attraverso di essa si rende conto ai cittadini del perché, del come, del quando (e anche del quanto che alle tasche dei calabresi crediamo interessi molto). Su questo punto possiamo mettere a disposizione le nostre realtà territoriali (le Assemblee della cittadinanza attiva), le nostre sezioni del Tribunale per i diritti del malato, per aprire un canale di comunicazione con i cittadini calabresi. E possiamo verificare insieme altre modalità di informazione ai cittadini.Rafforzamento dei sistemi di tutela integrata, assistenza e consulenza. Le nostre sezioni del Tribunale per i diritti del malato adottano in Italia la tecnologia Pit che sta per progetto integrato di tutela con una scheda informatica on line che raccoglie, gestisce e cataloga le segnalazioni, le richieste di informazioni, di assistenza e di consulenza dei cittadini in campo sanitario, nel settore dei servizi di pubblica utilità e nel settore della giustizia. Annualmente presentiamo un rapporto specifico sullo stato della sanità in Italia. Al momento su circa 330 sezioni del Tribunale per i diritti del malato tale tecnologia viene usata da 90 sezioni sparse su tutto il territorio nazionale.

In Calabria la prossima settimana, a Lametia Terme, verrà svolta una formazione per l’uso della scheda on line per le sezioni calabresi e per un programma specifico nazionale di tutela  dei diritti per le persone con HCV. La volontà di rafforzare tale versante per la nostra organizzazione è centrale.  Basti ricordare che la Calabria ha anche emanato una legge regionale n 12 del 2 maggio 2001 istitutiva del Pit-Calabria e che una convenzione con il Dipartimento sanità regionale fu attivata nel luglio dello stesso anno.  La decisione da parte nostra di presentare ogni anno un rapporto sullo stato della sanità in Calabria vuole essere un contributo fattivo al governo condiviso della salute. Il sostegno che chiediamo a questo percorso è principalmente legato allo spirito di collaborazione che vorremmo fosse il tratto distintivo delle nostre organizzazioni. Non avversari, ma soggetti che, pur con diversi punti di vista, hanno lo stesso obiettivo: migliorare i servizi e garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini.Promozione di percorsi di valutazione della qualità dei servizi sanitari con la partecipazione diretta degli operatori e dei cittadini. Il nostro movimento negli anni ha prodotto informazione civica nei diversi settori in cui si è impegnato. In particolare però nel settore sanitario abbiamo inventato l’Audit civico che oggi è diventato parte integrante delle linee guida ministeriali e riconosciuto come strumento di analisi della qualità dei servizi sanitari. In diverse regioni italiane sono stati avviati diversi cicli di audit civico e replicati di anno in anno. Oggi le consegniamo i lavori di Lombardia e Lazio quali esempi di compartecipazione al miglioramento della qualità dei servizi sanitari. Pertanto proponiamo di attivare anche in Calabria il primo ciclo di audit civico dei servizi sanitari delle ASP e AO calabresi con la costruzione di un percorso condiviso di formazione delle equipe congiunte cittadini-operatori sanitari. Infine dobbiamo presentarle un’ulteriore riflessione che coinvolge i cittadini calabresi e le organizzazioni civiche. Dobbiamo riconoscere di avere fallito in questi anni, magari non tutti ma la maggior parte di noi si.  Il compito principale delle organizzazioni civiche che la costituzione ci “riserva”  (essere protagonisti attivi nella vita pubblica e prendersi cura dei beni comuni) non è stata agita come si sarebbe sperato.  Molti di voi conoscono l’art.118 ulitmo comma della costituzione:  "Stato, regioni, province, città metropolitane e comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà”.

Ecco questo compito, questo potere e responsabilità in questi anni non è stato pienamente agito dalle organizzazioni civiche calabresi. Bisogna prenderne atto se vogliamo cambiare le cose prima che le cose cambino noi stessi e soprattutto i nostri figli. Fare i cittadini attivi significa interessarsi della comunità dove si vive, mettere a disposizione competenze, passioni, conoscenze, agire collettivamente per cambiare la realtà nella quale si vive per renderla più giusta, solidale, vicina ai bisogni delle persone. E’ un impegno non facile, non scontato, non semplice.  Questo impegno in Calabria è mancato perché ha vinto la logica della delega. Delegare ad altri, chiedere favori, pensare al proprio orticello senza avere una visione più ampia produce esattamente i risultati che abbiamo sotto gli occhi oggi in Calabria. Assenza di visione del futuro, mancanza della speranza, sfiducia verso tutte le istituzioni. Ma, grazie all’articolo 118 della Costituzione, dobbiamo capire che i cittadini attivi che si prendono cura dei beni comuni sono classe dirigente di questo paese, sono responsabili come le istituzioni democraticamente elette di governo del paese, sono i primi sindaci delle proprie comunità. E non è un sogno o un’utopia.  In Italia questo tipo di cittadino fa la differenza ogni giorno nella qualità della vita delle comunità locali. Esserci o non esserci fa una grande differenza. In Calabria oggi, anche per cambiare la politica, anche per cambiare il mondo del lavoro e delle sue relazioni sindacali, c’è più bisogno di cittadini attivi disposti a scommettere su qualcosa di intangibile e di estremamente concreto come la cittadinanza attiva. Anni fa un medico che fu chiamato a dirigere una Asl di Roma, Andrea Alesini a cui Cittadinanzattiva ha intitolato il Premio alle buone pratiche in sanità, in un convegno ebbe a dire “sembra assurdo che i servizi nati per l’uomo debbano essere ricondotti ad una dimensione umana perché l’hanno persa o mai l’hanno avuta. Eppure è questo l’unico obiettivo  concreto rimettere gli uomini  e le donne  al centro del sistema.” Ecco questo deve essere il compito di ogni cittadino calabrese oggi".

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