Convegno a Nocera Terinese per la presentazione del libro 'Terra Spromessa' di Gaetano Fera

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Nocera Terinese – Si è tenuta il 25 maggio alle 18,00 nel Convento dei Cappuccini, la presentazione del libro di Gaetano Fera ‘Terra Spromessa’ edito da Mauro Pagliai Editore di Firenze.  L’opera riguarda la rivoluzione contadina del dopoguerra in Calabria, in particolare, sulle occupazioni delle terre incolte a Nocera Terinese e Falerna. Nel corso della presentazione sono state donata delle copie del libro alla scuola media di Nocera Terinese. L’evento ha avuto il patrocinio del Comune di Nocera che ne ha presieduto la presentazione con il Sindaco Saverio Russo. L’Ente ha voluto fortemente l’evento inviando anche il gonfalone, per, ha dichiarato il Sindaco Russo, “Onorare chi in quegli anni, combattendo per la rinascita ha perso la vita, cosa successa a decine di persone in Calabria”. Oltre al sindaco Russo, hanno dialogato con l’autore: Antonio Pagliuso, Antonio Macchione e Piero Mendicino. L’evento ha avuto inizio alle 18 per terminare alle 23. Dopo la prima parte relazionale i convegnisti si sono intrattenuti per confrontarsi direttamente con i presenti pervenuti dai paesi del circondario in numero elevatissimo, nella sala esauriti anche i posti in piedi con gente che ha assistito dagli spazi esterni. “Commovente - è detto nella nota - la testimonianza di Barletta Carmine, Ninno, citato nel libro come il ragazzino che, a nuoto, spingeva i tronchi degli alberi verso i velieri che li avrebbero portati in Inghilterra”.

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“Il libro Terra Spromessa è un libro-denuncia di storia economica e antropologia sociale che, partendo da eventi locali, rappresenta anche alcuni aspetti della storia nazionale ed internazionale degli anni 1946 -1952. Tante le situazioni ‘resuscitate’ perché dolosamente tenute nascoste: dei prigionieri italiani liberati solo dal 1946; le AM Lire, valuta imposta mano militare dagli alleati; il pagamento dei danni di guerra italiani con i boschi calabresi; l’occupazione del Monte Mancuso da parte della NATO; il protocollo italo-belga con cui l’Italia mandava uomini del sud nelle miniere belghe, in cambio di carbone alle fabbriche del nord. Il tutto raccontato come sfondo alla vita ordinaria di una piccola comunità calabrese alle prese con la crescente povertà del dopoguerra. Se ne illustrano i riti, le usanze, la solidarietà tra le umili genti e l’antica economia contadina che, pian piano, lascia il posto a una non-economia basata sull’emigrazione. È l’inizio di una diaspora che prosegue ancora oggi, allora deportazione di manovalanza, ora della migliore gioventù dotata di laurea destinata ad arricchire ulteriormente il nord e gli stati esteri. Nel disastro di quegli anni però è emersa una nuova luce, quella di una classe sociale poverissima che prende consapevolezza della propria forza e lotta per risorgere, non più plebe ma cittadini. Purtroppo, l’epilogo non è a lieto fine: la battaglia delle occupazioni delle terre incolte si conclude con la vittoria dei latifondisti e alcuni contadini sono costretti a vendere i loro miseri beni per pagare le spese legali. Il libro - è infine detto - inizia con l’arrivo di una nave portatrice di speranza e termina con la partenza di una nave verso terre lontane, carica dell’ultima ricchezza rimasta in Calabria: la gioventù”.

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