Vibo Valentia - C'e' un nuovo collaboratore di giustizia nel Vibonese. Si tratta di Francesco Fortuna, 44 anni, di Sant'Onofrio, ritenuto elemento di spicco del clan Bonavota, consorteria per la quale avrebbe svolto da tanti anni sia il ruolo di promotore che di killer. La notizia arriva con il rinvio odierno da parte della Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro del processo che mira a far luce sull'omicidio di Domenico Belsito, ucciso a Pizzo il 18 marzo del 2004, e sul ferimento di Antonio Franze', sparato a Vibo Valentia a pochi giorni di distanza.
In primo grado Francesco Fortuna per tali delitti e' stato condannato a 30 anni di reclusione, mentre nel marzo scorso e' stato condannato ad altri 30 anni - questa volta in via definitiva dalla Cassazione - per di Domenico Di Leo, alias "Micu Catalanu", ucciso il 12 luglio 2004 a Sant'Onofrio. Francesco Fortuna era stato arrestato la prima volta il 23 luglio 2008 dopo quasi 10 mesi di latitanza. Coinvolto nell'operazione antimafia "Uova del drago", scattata il 30 ottobre del 2007, Fortuna era riuscito a sfuggire all'arresto venendo catturato solo nel luglio 2008 dalle Squadre Mobili di Catanzaro e Vibo Valentia in una villetta di contrada Bitonto a Vibo di proprieta' di alcuni parenti di Fortuna. In occasione dell'arresto del latitante, la Polizia aveva denunciato a piede libero pure Francesca Bruni, di Sant'Onofrio (poi prosciolta), figlia dell'ex presidente della Provincia di Vibo, Gaetano Ottavio Bruni, all'epoca sottosegretario alla presidenza della Regione Calabria, nella giunta di centrosinistra guidata da Agazio Loiero. La ragazza, all'epoca studentessa universitaria 27enne, intratteneva una relazione sentimentale con Francesco Fortuna. La vicenda costo' al padre, Gaetano Ottavio Bruni, oggi esponente del centrodestra, le dimissioni dalla giunta regionale di centrosinistra.
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